VIRGIN MOUNTAIN [SubITA]

Titolo originale: Fúsi
Nazionalità: Danimarca, Islanda
Anno:2015
Genere: Drammatico
Durata: 93 min.
Regia: Dagur Kári

Un bellissimo film islandese che racconta di un uomo con un corpo grande come il proprio cuore. Che racconta di come anche la bontà possa a volte una condizione d’animo irrimediabile. Tenero, delicato ma anche tosto, importante, profondo. In un luogo stupendo, l’Islanda, un luogo così desolato da correre il rischio di diventare desolante

[presenti spoiler]

Prima di tutto viene il luogo. E il luogo è la straordinaria Islanda, uno dei più belli del mondo, uno dei più vergini, immensi e sbalorditivi pezzi di terra emersa che esistano. L’Islanda pressochè desolata, con una densità di abitanti talmente bassa che se non fosse così freddo la paragoneremmo ad un deserto.
Ed è forse questo suo esser desolata a renderla tanto meravigliosa. Sì, ma a prendere lo Zanichelli “desolata” mica è una cosa tanto bella eh. Che al suo sinonimo di disabitata poi si affiancano tanti altri significati brutti brutti. Ed è un attimo a cambiare un paio di lettere e trasformare quel desolata in un’altra parola che invece non ammette alcuna incomprensione, desolante. E spesso, desolante, è la vita di chi sta lassù, troppo freddo, troppo spazio, troppo soli. Se poi sei come Fusi non ne parliamo. Se oltre a vivere in un luogo che se lo prendi dalla parte sbagliata è così desolante in più sei come lui è la fine. Fusi ha 40 anni, non è grasso, ma è grasso grasso grasso, uno di quelli che nessuno potrebbe abbracciare toccandosi le mani là dietro, alla fine dell’abbraccio.
E facciamo finta che sia questo il motivo, facciamo finta che sia per quanto è grasso che Fusi di affetto non ne abbia mai avuto, che quell’abbraccio nessuno gliel’abbia mai dato. Ma a Fusi questo forse non interessa perchè lui tanto ha un grosso problema, è irrimediabilmente buono, è patologicamente buono, è uno che della bontà ne ha fatto qualcosa di incrollabile, come la Fede, anzi, a ben pensarci, più della Fede. Un bambino di 10 anni nascosto in un corpo che potrebbe contenerne 8 di quei bambini là dentro.

Fusi mangia i cereali sul latte e nient’altro. Fusi gioca su un plastico alla Seconda Guerra Mondiale. Fusi compra le macchinette telecomandate. Fusi vede la mamma 70enne fare sesso e chiude velocemente la porta e scappa via come farebbe un bambino.

Già.
In realtà tutte queste cose qua sopra chiunque potrebbe farle, e alla fine mica c’è niente di male eh, anzi. Il problema è che Fusi quel bambino ce l’ha anche nella testa. Non sa come funziona il mondo, la società, non sa perfettamente cosa sia giusto e cosa sbagliato, la sua anima è candida, spaesata, vergine.
Già, vergine. Vergine, in realtà, lo è anche sessualmente, che quando non conosci il mondo intorno a te, quando non sai approcciarti con le persone, figurati se puoi conoscere ed approcciare le donne. Poi però Fusi ne conosce una, forse sbalordita dalla purezza del nostro omone.
In realtà Fusi conosce anche una bambina del suo palazzo, gioca con lei, la porta in giro. E se ci fate caso gestisce le due quasi allo stesso modo. Non che faccia con le due le stesse cose, no, ma per lui sono semplicemente due persone con cui stare insieme e, senza alcuna sovrastruttura, dare sè stesso. Al lavoro lo sfottono, meschini uomini. Lavora in un aeroporto, il luogo più lontano da lui, persona che non solo non si è mai mossa dall’Islanda ma nemmeno dalla sua piccola isoletta emotiva. Fino ad oggi. Perchè, piano piano, la vicinanza con quella ragazza lo porterà a fare dei piccolissimi passi. Che possono imparare a cucinare o trovare il coraggio di abbandonare i propri giochi. Sembrano cose da niente, col cazzo, son montagne smosse. Virgin Mountain è un film delicato, anche leggero a volte, anche divertente (la scena della creme brule per me è il top) ma che racconta vite marcellusanamente molto lontane dallo stare bene.

Ed è importante che il regista abbia affiancato a Fusi una donna depressa, perchè qualche spettatore sprovveduto avrebbe potuto confondere con depressione la vita dello stesso Fusi.
No, la sua è una beata ignoranza, un qualcosa di sereno ma affatto felice, un qualcosa al tempo stesso di inconsapevole ma anche lucido, perchè Fusi non si renderà conto del tutto delle cose che fa o delle cose che gli fanno gli altri, è vero, ma sa benissimo quello che gli manca.
E basta una pennellata, un’inquadratura per farlo capire, e questa pennellata sono il tovagliolo e le posate al ristorante thailandese. Fusi in quell’immagine lo vede che manca qualcosa, eccome se lo vede.
E la colpa è di una terribile che lo ha sempre castrato, che lo ha sempre trattato come un bambino, che ha messo sempre sè stessa davanti a tutto.
Un attore formidabile che nella stessa espressione deve darci serenità, bontà, incoscienza e malinconia, una sceneggiatura perfetta in cui si inseriscono tanti piccoli elementi notevoli come il suicidio di Cobain, quel “un passo avanti due indietro” con il quale Fusi descrive il ballo -un passo avanti e due indietro, quasi la sua condizione,-oppure quel vetro smerigliato dietro il quale lei si rifugia per 3 giorni, un vetro che sembra fatto di lacrime, oppure Fusi che guarda quelle persone andarsene via all’aeroporto, o quella scena di sesso e alcool, potentissima, dove solo la puttana si rende conto dell’inumanità del tutto – lui non vuole! – urla- non lo vedete?-. Eh, lo so, facile giudicare.
Molti di voi andranno contro Fusi, la bontà nonostante tutto e tutti alla fine è una debolezza, è una colpa, è una codardia. Ma queste persone non si rendono conto che a volte ci sono animi e predisposizioni che non riescono a mixarsi con la realtà. E se queste persone credono che ci possano persone irrimediabilmente cattive, o irrimediabilmente stupide, o irrimediabilmente egoiste allora devono credere che ne esistano anche di irrimediabilmente buone.
Persone arrivate ad un passo dal crescere, persone che hanno portato dentro degli scatoloni la loro speranza che qualcosa cambi e che poi, nemmeno il tempo di entrare, quegli scatoloni li hanno riportati indietro. Persone che potrebbero vendicarsi o semplicemente lasciar perdere.
E invece no. Invece non ce la fanno proprio ad esser quelle che sono.

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E allora fanno di tutto perchè il sogno dell’altro, nonostante tutto, possa cominciare. E poi via, finalmente via. Chissà per uno che è sempre stato sotto la neve e il gelo che effetto farà, fisico e mentale, il caldo torrido egiziano. Chissà che bella sarebbe stata un’ultima inquadratura con una gigantesca piramide da una parte e un gigantesco uomo che la guarda dall’altra. La Piramide e la montagna vergine. Auguri Fusi

Recensione: ilbuioinsala.blogspot.it

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