TIME BANDITS [SubITA]

Titolo originale: Time Bandits
Paese di produzione: UK
Anno: 1981
Durata: 116 min.
Genere: Avventura, Commedia, Fantastico, Spirituale
Regia: Terry Gilliam

Kevin è un ragazzo undicenne che si diletta di letture fantastiche per vincere la noia delle interminabili sere passate accanto ai genitori, appassionati di televisione ed elettrodomestici. Una notte vede uscire dall’armadio sei nani che posseggono la pianta del tempo con alcuni buchi, attraverso i quali è possibile passare da un’epoca all’altra della storia. L’Essere Supremo ha fatto il mondo in sei giorni e ha trascurato alcune rifiniture, come appunto i famosi buchi, che permettono ai sei nani di rubare in un’epoca ed eclissarsi in un’altra. E proprio durante una delle loro fughe piombano in camera di Kevin portandolo con loro come compagno di avventure e di ruberie lungo i secoli.

Realizzato prima dello scioglimento dei Monty Python (avvenuto nel 1983), il film rappresenta una sorta di terra di mezzo. Un cordone ombelicale teso fra il ventre pythoniano e il Gilliam perfettamente formato. Alla sua realizzazione hanno infatti partecipato alcuni membri del gruppo; nella fattispecie, Michael Palin (co-sceneggiatore e attore) e John Cleese (attore).

La trama
Il film ci racconta di Kevin, un undicenne innamorato della storia, specialmente di quella greca. Le serate passate a leggere delle gloriose gesta che furono non sono però comprese dai suoi ammuffiti genitori, troppo impegnati ad invidiare gli elettrodomestici dei vicini. Mentre il ragazzo si perde nella storia di Agamennone, i suoi restano imbambolati di fronte ad un penoso gioco a premi, attendendo il giorno in cui potranno finalmente arricchire la propria collezione di chincaglierie elettroniche. Arrivate le 21, Kevin viene spedito a letto. Il suo sonno viene però interrotto da un vivido ed inquietante sogno: un guerriero a cavallo irrompe fragorosamente nella stanza, sbucando fuori dall’armadio; per poi fuggire in una foresta, magicamente apparsa al posto di una parete. Svegliatosi, il ragazzo incuriosito tasta il muro, non pienamente convinto che sia stato tutto frutto della sua immaginazione. La sera successiva si corica presto, deciso a scoprire la reale natura della sua visione. Armato di torcia e polaroid, attende paziente l’eventuale ritorno del cavaliere.

“…non fecero la storia, la rubarono!”

Nessun destriero busserà però alla sue ante. Stavolta, dall’armadio, emerge un gruppo di nani che gli intimano di mostrargli il modo di uscire da lì. Non ottenendo risposta dall’attonito ragazzo, cominciano a curiosare, fino a scoprire che la parete, precedentemente usata come via di fuga dal cavaliere, si sposta in profondità. Incredulo, Kevin li guarda procedere fino a che una bianca e fumosa luce non si manifesta alle sue spalle. Dalla fitta nebbia emerge un pallido e sinistro faccione di cui in nani sembrano avere una gran fifa. Con voce riverberante, il volto, sospeso a mezz’aria, pretende che gli sia restituito “ciò che in nani gli hanno rubato”. Avanza così verso di loro, innescandone l’inevitabile fuga attraverso un lungo corridoio generato dallo slittamento della parete.
Il giovane ed impaurito protagonista, rimasto in mezzo ai due fuochi, opta per il minore e taglia la corda insieme ai piccoli invasori di stanze. La corsa è però molto breve. Il muro tutto d’un tratto scompare, lasciando cadere la sgangherata combriccola in un oscuro portale, che li catapulterà in un luogo lontano ma soprattutto in un altro tempo.

Ci ritroviamo, dunque, a Castiglione, nel 1796; le truppe di Napoleone hanno preso la città mentre la popolazione fugge col poco che riesce a salvare. Confuso ed emozionato, Kevin cerca di carpire informazione ai nani, scoprendo così che essi non sono altro che “rapinatori internazionali”. Un tempo alle dipendenze di Dio come creatori inferiori, hanno deciso di mettersi in proprio. Sfruttando una mappa del tempo sottratta all’Essere Supremo (alias, il faccione fluttuante), se ne vanno di epoca in epoca, tentando di rubare i tesori più incredibili.
Inizia così una divertente avventura per ragazzi in cui Gilliam, utilizzando l’espediente dei viaggi nel tempo, sfoga tutta la sua vena creativa. Da Napoleone a Robin Hood, da Agamennone al Titanic, veniamo condotti in una rocambolesca serie di invenzioni narrative e visive.

A rompere l’ingenuità e la comicità degli sketch, subentra successivamente l’antagonista: il Male, nemesi dell’Essere Supremo. Rappresentato come un vanaglorioso stregone, sprezzante della vita in tutte le sue forme, ma sincero ammiratore della fredda letalità della tecnologia umana. Imprigionato nella sua oscura fortezza, cercherà in tutti i modi di attrarre verso di lui la mappa e l’enorme potere che essa cela.
It’s… Terry Gilliam’s time circus!
Sebbene un po’ acerbo dal punto di vista stilistico, il film ci racconta già del Gilliam che sarà. L’autore non si pone freni e butta dentro idee a raffica, generando un frenetico e dinamico collage.
Quello che superficialmente pare un semplice fantasy per ragazzi, raggiunge picchi superiori, dipingendo una storia a tratti tetra, sinistra. Procedendo nella narrazione, l’avventura lascia spazio all’inquietudine. Le ambientazioni cadono nell’ombra, i volti si deformano, le certezze crollano: è il preludio a ciò che sarà Brazil.

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Con un montaggio dinamico ed una messa in scena grottesca e creativa, Gilliam sciorina un talento unico nel costruire mondi alieni. Nonostante un budget non certo faraonico (pochi soldi, per giunta concessi solo grazie alla presenza di Sean Connery nel cast), il maestro edifica scenografie che sorprendono. Emblematica in questo senso la “Fortezza delle Tenebre”, oscura prigione sospesa fra più poli opposti: il maestoso e l’arcano, lo steampunk e il classico, il cupo e l’assurdo.
La mancanza di risorse economiche, come spesso accade, divenne un incentivo per la sua ingegnosità. Trucchi ed effetti speciali, talvolta realistici, spesso volutamente artigianali, ne giovarono; venendo impreziositi dalla maestria del regista e della sua troupe. La loro efficacia non è mai messa in dubbio; accompagnano l’atmosfera della narrazione, costituendo una vera e propria firma d’autore.

Senza alcuno spoiler impossibile non citare l’incredibile finale. Momento in cui il regista abbandona qualsiasi indugio, liberando la sua bestiale creatività e palesando il sostrato sociale che fa da cornice alla vicenda.

In conclusione
L’opera nasce come un avventuroso teen fantasy per poi crescere e diventare più matura durante la visione. Sospeso fra il dissacrante umorismo pythoniano e una messa in scena d’autore, I banditi del tempo testimonia la nascita di un mostro sacro del cinema.

Se amate Gilliam e volete assistere ai suoi primi passi, non dovete far altro che lasciarvi rapire da questa piccola perla venuta dal passato e farvi portare lontano; oltre le barriere del tempo e dello spazio, oltre la logica, oltre la realtà.

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By Anam

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