THOSE WHO DESERVE TO DIE (SubITA)

Titolo originale: Those Who Deserve to Die
Paese di produzione: USA
Anno: 2019
Durata: 90 min.
Genere: Horror, Thriller
Regia: Bret Wood

Ecco un film che trabocca di stile.
Visto, come mi piace fare, senza saperne nulla, il film risulta spiazzante come raramente succede.
Un gavettone di personaggi e situazioni ambigue che si chiariscono lentamente costruendo una storia originale per il modo in cui è presentata.
Tutto, comprese le decise tinte politiche, viene presentato trasversalmente ed è condito, oltre che da crudi e repentini picchi di violenza, anche da recitazioni agghiaccianti.
La madre/giudice e la ragazzina hanno infatti una potenza espressiva tagliente e penetrante. Il loro modo di esprimersi, sia verbale che fisico, ha qualcosa di psicotico e inquieta non poco.
Claudio Marucchi, che ha segnalato il film e che ne scrive in modo meno vago, ce lo presenta così:

Brutale, disturbante, spiazzante, violento, crudo. In questo film indie ci sono molte cose che sorprendono. Un veterano di guerra affetto da post traumatic stress disorder consuma una vendetta nei confronti delle autorità di una piccola comunità dell’Alabama, accompagnato da una piccola ragazzina, non si sa se lei è un fantasma o l’estroversione del suo senso di colpa. Lei ottima attrice, così come un altro paio di personaggi davvero efficaci. L’efferatezza degli omicidi è sorprendente, anche perché le vittime o sono anziani o sono bambini, nella maggior parte dei casi, e vedere questa brutalità che coinvolge la ragazzina in prima persona, unitamente alle vittime e alla natura degli omicidi, è alquanto disturbante. Il film si risolve in un’aspra critica all’America delle autorità senza scrupoli che distruggono vite innocenti per nascondere le proprie nefandezze o per i loro sporchi giochi di potere. Il finale spiazzante non risolve affatto la vicenda, aprendo due possibili strade inconciliabili che vengono tenute entrambe sul tavolo, e lasciando lo spettatore perplesso per l’impossibilità di accertare ciò a cui si è assistito. La rivalutazione dell’approccio filosofico dei terroristi islamici è un altro punto decisamente controverso, che lancia per la prima volta un messaggio tremendo per la dell’americano medio: la saggezza dei kamikaze è quella di chi ha un motivo per morire, a differenza nostra. È qualcosa di piuttosto bizzarro, come del resto lo è tutta la parte finale del film, tra visioni, flashback, rewind che riscrivono la vicenda in modo diverso da quello visto. Parrebbe un po’ confuso, ma credo che il regista abbia deciso di lasciare proprio il senso di disorientamento appositamente. Punto debole, la relazione tra il veterano e la figlia di una delle principali autorità della comunità, sinceramente parte fiacca e un po’ da soap opera, che sembra allungare il brodo inutilmente. Mentre al contrario ottimo il ruolo della ragazzina, davvero efficace e inaspettatamente crudele nei modi oltre che nelle azioni. Con discorsi anche profondi, accompagna gli omicidi e motiva il killer a compiere l’opera di mediante la vendetta. Il top sono gli omicidi, davvero ottimamente realizzati e disturbanti.


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