THE LEAGUE OF GENTLEMEN’S APOCALYPSE [SubITA]

Titolo originale: The League of Gentlemen’s Apocalypse
Nazionalità: UK, USA
Anno: 2005
Genere: Commedia,
Durata: 91 min.
Regia: Steve Bendelack

“You my friend are f-u-k-t, fucked!”

Premessa essenziale: che diavolo è The League of Gentlemen? Si tratta di una serie televisiva inglese, creata da un omonimo gruppo di comici (Jeremy Dyson, Mark Gatiss, Steve Pemberton, Reece Shearsmith), e in onda sulla BBC dal 1998. Bizzarro show che si rifà al cinema horror prendendo per i fondelli la provincia inglese fatto di sketch costruiti intorno alla location immaginaria di Royston Vasey, i cui personaggi sono interpretati in gran parte dagli ultimi tre Gentlemen, è da noi assolutamente sconosciuto, ma in patria è da sempre oggetto di culto. The League of Gentlemen sta insomma a quest’ultimo decennio come il Flying circus stava agli anni ’70. Con le dovute distinzioni, ma per capirci. Detto questo, il film.

The League of Gentlemen deve essere interrotto: i quattro sono a corto di idee e vogliono “provare nuove”. A Royston Vasey, collegata al mondo reale tramite un passaggio nei sotterranei di una chiesa retta da un’intrattabile reverenda con il rossetto sui denti (!), si avvicina l’ovvia apocalisse annunciata da due profezie: una tremenda e la copiosa eiaculazione di una giraffa (!). E così, alcuni dei personaggi della serie, la propria natura di “macchiette”, entrano nel nostro mondo e si ribellano ai loro interpreti, cercando di far cambiar loro idea. E come se non bastasse, uno di essi entra nella sceneggiatura del film (!) che gli autori stanno scrivendo per sostituire League, un fantasy-horror in costume.

Per chi (come me) non ha mai visto lo show televisivo, è difficile comprenderne subito lo spirito e la natura, e impossibile cogliere probabilmente infiniti riferimenti alla serie tv. Ma Apocalypse è indubbiamente divertente fin da subito (la musica thriller che si rivela una suoneria), è sgradevole (“I made a brown fish!”), volgare e scorretto (una tra tutte, la scena del confessionale) ma è realizzato con una cura (visiva, narrativa, fotografica) che non inventa niente di nuovo ma che ha ben poco di televisivo, e soprattutto è carico di un’autoironia (autodistruttiva, visto il massacro finale) che si fa perdonare tutto, dalle parodie di Shining, allo sfottò verso Mr. Bean, ai momenti in cui pare prendersi persino un po’ troppo sul serio.

Paradossale, demenziale e apparentemente sregolato. Ma, sotto sotto, molto raffinato: si capisce dalla solidità con cui è governato questo vero e proprio caos, persino quando i tre mondi collidono, nonché dal talento dei tre attori, e da finezze come quella che chiude, circolarmente, il film. Con un colpo di coda.

Papa Lazarou, che nel Regno Unito è una star, entra nei nostri cuori smaniosi di cult, vomitando una ciocca di capelli.

Recensione: giovanecinefilo.kekkoz.com

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By Anam

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