THE COLOR WHEEL (SubITA)

Titolo originale: The Color Wheel
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2011
Durata: 85 min
Genere: Drammatico, Commedia
Regia: Alex Ross Perry

Sinossi:

JR, un’aspirante presentatrice TV, convince suo fratello Colin ad accompagnarla in un viaggio in auto per recuperare alcuni effetti personali lasciati a casa dell’ex professore con cui aveva una relazione. I due, intrappolati in un rapporto tossico e sfiancante, si ritrovano a rimestare nel fango delle loro frustrazioni, tra dialoghi feroci, silenzi pesanti e risentimenti mai risolti. Durante il viaggio, emergono dinamiche familiari disturbanti e una tensione che cresce fino a esplodere in un finale che spiazza e disturba, sovvertendo ogni aspettativa.

Sporco, abrasivo e disturbante.  Un’invasione nella mente e nei silenzi di una generazione cinica, sconfitta e implosa su sé stessa. Alex Ross Perry – regista, sceneggiatore e protagonista – realizza con pochi mezzi e molta rabbia una delle opere più scomode e audaci del cinema indipendente americano degli anni 2000. E lo fa come un autolesionista che si apre il petto davanti allo spettatore e dice: guarda quanto è brutto tutto questo, e quanto ti somiglia.

Girato in 16mm con un bianco e nero sgranato e ruvido, il film ha l’aspetto di un reperto dimenticato degli anni Settanta, ma l’anima è pienamente contemporanea. Perry e Carlen Altman (co-sceneggiatrice e interprete) mettono in scena un rapporto fratello-sorella talmente tossico da diventare quasi mitologico: due falliti intellettuali, pieni di parole e vuoti di azioni, incapaci di amare, ma ancora più incapaci di lasciarsi andare. Si parlano senza ascoltarsi, si feriscono mentre tentano di guarirsi, si distruggono per sentirsi vivi.

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La messa in scena è teatrale, i dialoghi sono mitragliate di sarcasmo, ironia autocompiaciuta e disprezzo malcelato. Ma è proprio in quel continuo colpirsi verbalmente, in quella danza malata fatta di dipendenza e umiliazione reciproca, che si apre una crepa. Una piccola fenditura in cui si intravede qualcosa di autentico, di profondamente umano: la disperazione del non saper più amare, del non trovare più un ruolo nel mondo, del sentirsi intrappolati in un’identità che non si è mai scelta.

Il climax arriva come una bomba emotiva non annunciata. Un finale destabilizzante, disturbante, che distrugge le coordinate morali dello spettatore, lasciandolo spaesato, forse disgustato, forse affascinato, ma certamente non indifferente. The Color Wheel è quel tipo di film che ti prende per la gola e non ti lascia più. Ti costringe a guardare dentro agli spazi più scomodi della tua anima. E lì, proprio lì, ti dice: benvenuto.

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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