S’EN FOUT LA MORT [SubITA]

Titolo originale: S’en Fout la Mort
Paese di produzione: Francia
Anno: 1990
Durata: 90 min.
Genere: Drammatico
Regia: Claire Denis

Sulla piattaforma di FB, termine ufficiale della possibile esistenza della “democrazia”, mi è capitato di sfogarmi contro uno dei cosiddetti “grandi” registi che io non sopporto. Ho così causato le ire di un “utente fb” il quale, dopo un significativo “come ti permetti?”, mi ha esortato a levare “le cazzate che avevo scritto dal suo gruppo”, per dedicarmi piuttosto a quello che lui supponeva fosse il mio principale passatempo: succhiare cazzi per strada.
Ora, essendo convinto che il motore del 90% di quello che diciamo e facciamo non sia in effetti un vero e proprio “motore” ma la semplice forza di inerzia, succede che di fronte a certe situazioni, in genere, punto mentalmente il dito verso i mezzi che favoriscono la suddetta demoniaca inerzia, fornendole ampio e facile terreno.
Ed eccoci al punto: Facebook, il braccio destro del demonio in persona, l’infinito giardino dell’anti-eden, coltivato a maggese da ogni schizzo precoce di pensiero. Uno sconfinato campo di erbacce dove coltiviamo il nostro futuro fatto del succo della nostra impotenza, della pigrizia dei nostri intenti e della povertà dei nostri intelletti lasciati a loro stessi.

Allora ho deciso di cercare un film che parlasse di Facebook e della sua storia.
Cercando qua e là ho trovato una trama di un film che mi pareva proprio quello che stavo cercando: “una banda criminale gestisce un’arena per il combattimento dei polli”.

La mia breve storiella ha quindi un lieto fine: cercando qualcosa che confermasse le mie idee su qualcosa di disgustoso, mi sono imbattuto in una cosa nuova e stupenda: questo film di Claire Denis, secco e minimale come piace a me, con due personaggi strepitosi, Dah e Jocelyn, gli addestratori dei galli.

Ma tornando alle mie perplessità iniziali, è indubbio che, probabilmente per puro caso, la frase iniziale di “S’en fout la Mort” si avvicini molto alla situazione psicologica che l’inerzia, e soprattutto gli infiniti spazi virtuali che la invitano a nozze, ci infila nel cranio:

“Ogni essere umano, di qualunque razza, paese,
credo o ideologia, è capace di qualsiasi cosa”.

Detto questo, torno al mio principale passatempo.

Come è il film ?
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