PROSPERO’S BOOKS [SubITA]

Titolo originale: Prospero’s Books
Titolo italiano: L’ultima tempesta
Nazionalità: Francia, Giappone, Italia, Paesi Bassi, UK
Anno: 1991
Genere: Drammatico, Fantastico
Durata: 124 min.
Regia: Peter Greenaway

 

“Andare oltre i margini dell’inquadratura e la schiavitù dell’obiettivo. Parafrasando Picasso, filmare ciò che si pensa e non ciò si vede.”
P. Greenaway

Può un solo film contenere la sintesi delle arti visive e artistiche del XX° secolo e la summa della rappresentazione teatrale per eccellenza, in un’orgia visionaria di luci, montaggio, colori, scenografie, costumi ed eleganza manieristica tra le più affascinanti e complesse mai viste dall’occhio umano?
La risposta è SI, se il film risponde al nome di “Prospero’s Book” (in italiano: “L’Ultima Tempesta”) filmone incredibile del 1991 di quel genio iconoclasta e immaginifico di Peter Greenaway, regista//scultore/letterario sempre all’avanguardia che già ci ha dato capolavori eccentrici e affascinanti come “Giochi nell’Acqua”, “Il ventre dell’Architetto”, “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante”, “Lo zoo di Venere” e altri.

In questo film l’eccentrico regista inglese, attinge a piene mani da “La Tempesta” di W. Shakespeare (scritta sembra verso il 1611) e la rielabora soprattutto visivamente mettendo in luce l’aspetto tragico e decadente dell’opera considerata uno dei vertici della produzione teatrale di ogni tempo.
Un film corale, senza veri e propri protagonisti, messo in forma volutamente teatrale con veri e propri quadri in movimento che si intersecano su piani differenti in un vero e proprio viaggio allucinatorio per gli occhi che stentano a seguire le elaboratissime immagini e il loro alternarsi come in un balletto continuo con cambi di scena, coreografie e costumi senza fine.

Un capolavoro visivo senza eguali realizzato grazie a elaboratissimi programmi d’avanguardia sia per le riprese digitali e sia per il montaggio sofisticatissimo al limite dell’umana comprensione. Una vero e proprio caleidoscopio di arte barocca, roccocò e fascino rinascimentale allestito fondendo insieme letteratura (ampie le parti scritte e raccontate), balletto (con coreografie e movimenti quasi angelici e divini al tempo stesso), bel canto e musica (bellissima la colonna sonora di Michael Nyman), illustrazione (raffinatissimi gli interventi illustrati all’interno delle scene), grafica (la composizione dello schermo si frattura e si moltiplica spesso in composizioni alla Mondrian con influssi significativi dell’estetica dei pittori del tardo 600), circo (da restare senza parole i numerosi interventi circensi di giocolieri equilibristi presenti in molte scene) e altro ancora.

Un vero e proprio tripudio alla Total Art nella sua eccezione massima del termine dove gli unici aspetti deboli, se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, stanno proprio nella struttura “filmica” dell’opera, che qui sembra un mero pretesto per un film che ripercorre più la strada di un esercizio stilistico di altissima levatura ma che pochissima presa ha, sulla parte emozionale e prettamente narrativa della vicenda.
Un film quindi eccessivo, ridondante e visionario di una bellezza estetica davvero mozzafiato che è difficile descrivere nella sua complessità ma che ci lascia un po’ sterili e freddi sulla parte narrativa senza mai catturarci davvero il cuore. Forse troppo lungo rispetto alla tecnica usata, questo film ci lascia alla fine un senso di stordimento totale dove gli occhi sono più che soddisfatti mentre il cuore resta troppo a digiuno di qualsiasi emozione profonda.

A nulla varrebbero le ulteriori visioni del film per apprezzare appieno la grandiosa mole di dettagli che passano inosservati tanti sono i livelli di elaborazione dell’immagine. E forse sta solo nel gioco all’eccesso, il gusto per il grottesco carnevalesco e la dimensione puramente estetica, la chiave per apprezzare appieno un film unico nel suo genere che, mai come in questo caso, e contrariamente al 95% dei film oggi circolanti, riesce a PARLARE agli occhi e QUASI NIENTE alla mente.
Un film che nonostante sia uscito nel 1991 (16 anni fa!!!) potrebbe benissimo dà del filo da torcere a molti film odierni che non potrebbero MAI eguagliare questo capolavoro in bellezza di immagini e visionarietà d’insieme.

Guarda anche  MISHIMA: A LIFE IN FOUR CHAPTERS [SubITA]

Consigliato a esteti, grafici, registi, art director, cultori dell’immagine e dandy decadenti con il gusto della bellezza come sublimazione del divino. Da evitare per chi cerca emozioni e una storia tradizionale da seguire e a cui appassionarsi.

Recensione: debaser.it

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By Anam

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