PICNIC [SubITA] 🇯🇵

Titolo originale: Pikunikku
Nazionalità: Giappone
Anno: 1996
Genere: Drammatico, Fantastico
Durata: 68 min.
Regia: Shunji Iwai

Tre internati presso un manicomio (due uomini e una donna) decidono di fuggire intraprendendo un viaggio in attesa di una non ben precisata fine del mondo. La loro fuga si perpetra in maniera piuttosto singolare: decidono infatti di camminare sopra i muretti della città di Tokyo, senza dover mai toccare il suolo. Durante questa insensata fuga, i tre improvvisati viaggiatori dovranno fare i conti con i fantasmi del loro passato.

Un istituto di igiene mentale che non è altro che un inferno bianco in cui cercare di affogare le proprie ossessioni.  La non consapevolezza di essere diversi ma accanto a questa c’è la sicurezza di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Coco,Tsumuji e Satoru stanno aspettando la fine del mondo, un’apocalisse forse agognata perchè nel loro presente non c’è molto da rallegrarsi.

Sono pazzi?

Sicuramente hanno un pregresso che li accompagna nolenti anche nel presente. Coco, giovanissima, non riesce a superare il trauma di una sorella morta, Tsumuji quello di un professore ucciso che torna puntualmente nella sua mente a sconvolgerlo sempre di più. Anche Satoru ha i suoi problemi ma è guidato dall’altro. Coco, Tsumuji e Satoru decidono di fuggire dal manicomio e lo fanno percorrendo i muri di cinta.

Iwai con questo particolare accentua il distacco dalla realtà dei tre, il loro vivere sospesi nell’aria ha il sapore di una dimensione metafisica in cui perdersi e poi cercare di ritrovarsi. Non è un caso che quando uno di loro tocca terra è destinato a morire. E’ come se non avesse più aria da respirare, non può vivere. E anche gli input forniti dai loro incontri( tipo la lettura di un Vangelo fornito loro da un sacerdote) non fanno altro che aumentare la loro sensazione che l’ Apocalisse si stia avvicinando a grandi passi verso questo mondo.

Un tema difficile quello del disagio mentale che qui viene affrontato senza pregiudizi e con una sorta di affetto verso questi tre freaks malinconici: loro  hanno un sogno da coltivare nella loro mente che non percepisce più lo scarto tra la realtà e il sogno.

Diventa un gioco entusiasmante quello di esplorare il mondo dalla loro prospettiva privilegiata ma anche pericoloso perchè sono assolutamente inconsci dei pericoli a cui vanno incontro.

Iwai descrive la loro follia in maniera scenograficamente molto efficace: c’è una spettacolare sequenza in cui sul tetto del manicomio sventolano lenzuola bianche, si sente chiaramente il rumore che fanno quando sono mosse dal vento. Ebbene questa sequenza è il perfetto, laconico ritratto di un luogo al di fuori dal tempo che dovrebbe essere asettico ma in realtà appare sciupato dal tempo che è passato.

Coco con le sue piume di corvo applicate sul suo vestito sembra un angelo caduto dal cielo, è stata abbandonata dai suoi genitori che, nonostante vedano come è maltrattata prima di entrare nell’Istituto, continuano a inchinarsi rispettosamente di fronte alla masnada di infermieri come a giustificare i loro modi rudi.

Coco fa coppia con Tsumuji camminando sui muri e arrivando a un bellissimo faro rosso in cui aspettare assieme la fine del mondo, magari guardando il sole che sta tramontando all’orizzonte in un tripudio di calore e colore.

Da qui in poi uno dei finali più tellurici, lancinanti  e improvvisi che abbia mai visto. La poesia che può essere insita nel in un semplice frame.

Recensione: filmtv.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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