PAPER SOLDIER [SubITA]

Titolo originale: Bumažnyj soldat
Nazionalità: Russia
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Durata: 118 min.
Regia: Aleksej Alekseevič German (Aleksey German Jr.)

Paper Soldier si dimostra da subito non la ricostruzione di un evento storico, bensì l’analisi della rivoluzione (apparente) che sconquassò l’URSS a ridosso della morte di Stalin: per un pugno di febbrili anni, l’intellighenzia sovietica si convinse di aver trovato la vera, definitiva, via al socialismo.

Il futuro è passato

È la con la esse maiuscola l’elemento distintivo del cinema del trentaduenne figlio e nipote d’arte Aleksei German Jr.
Nel suo primo lungometraggio, L’ultimo treno, ci si aggirava tra le macerie della Seconda Guerra Mondiale, seguendo un ufficiale nazista disperso tra le linee sovietiche; in Garpastum, invece, assistevamo alle gesta di tre amici, del calcio, costretti a fare i conti con la tragedia della Prima Guerra Mondiale. Ed è sempre una guerra, seppur non ufficialmente “combattuta”, a delineare lo scenario in cui si muove Bumazhnyy soldat/Paper Soldier: la corsa verso la conquista dello che tra gli anni ’50 e ’60 infiammò la Guerra Fredda e che vide da principio primeggiare l’URSS, per poi concludersi con la passeggiata di Neil Armstrong sulla pallida superficie lunare. German si sofferma sulle sei settimane che precedettero il lancio, storico, di Yurij Gagarin a bordo del Vostok 1, ma lascia che l’evento in sé rimanga sullo sfondo, come elemento monolitico e immutabile, per concentrare il proprio sguardo su Daniel Pokrovsky, ufficiale medico presso la prima compagnia sovietica di cosmonauti, e sui laceranti dubbi che ne attraversano l’animo e la mente.

Paper Soldier si dimostra dunque da subito non la ricostruzione di un evento storico, bensì l’analisi della rivoluzione (apparente) che sconquassò l’URSS a ridosso della morte di Stalin: per un pugno di febbrili anni, l’intellighenzia sovietica si convinse di aver trovato la vera, definitiva, via al socialismo. German insinua la sua macchina da presa nelle angosce della borghesia, e ne trae un quadro stupefacente e dalla forte capacità evocativa di un intero universo umano. Il film è suddiviso in una serie di lunghi e articolati piani sequenza, mai superficialmente fini a sé stessi, ma a loro volta indispensabili per donare alla pellicola un’atmosfera instabile, in perenne progressione, uno scenico apparentemente impossibile da delimitare in cui gli attori (tutti straordinari, per quanto meritino una citazione a parte Merab Ninidze e la splendida Anastasya Sheveleva; ipotizzare un riconoscimento ufficiale da parte della Mostra non è eresia, sempre che la Coppa Volpi non serva, come spesso accaduto negli ultimi anni, ad appianare gli animi in sede di discussione) hanno libertà assoluta di muoversi. Paper Soldier diventa in questo modo una sorta di affresco umano corale e accorato – ci si perdonerà il bisticcio linguistico -, in cui la coreografia dei movimenti in scena acquista un valore emotivo sorprendente. Si prendano come esempio la lunga sequenza della festa di laurea di Daniel, con quel paesaggio innevato che accoglie la (illusa) nuova generazione, e il climax del film nel pre-finale (che non vi sveliamo), narrato con una sospensione quasi surreale: quella bicicletta che termina, solitaria, la sua corsa sotto lo sguardo attonito della moglie russa e dell’amante kazaka del dottore è la raffigurazione, astratta ma straordinariamente comunicativa, dell’intera etica visiva portata avanti dal giovane cineasta, così come la grande cura del dettaglio – la mente corre alla macchina in panne sullo sfondo, all’ombrello rotto, ai cani fucilati, all’incendio nella camera iperbarica, alla cannuccia per bere il cognac passata attraverso il buco della serratura eccetera.

Veramente arduo riuscire a scovare dei difetti in una architettura visiva e narrativa così potente, priva di compromessi: l’afflato epico e al contempo estremamente intimo, l’uso continuato e spiazzante del cambio di fuoco, la scelta mai banale delle inquadrature, tutto si risolve in modo ispirato, come se German avesse trovato finalmente la definitiva quadratura del cerchio. Non c’è in Paper Soldier traccia di quelle sporcature che inficiavano la forza di Garpastum, né vi si ritrovano le ingenuità che facevano capolino, ora qui ora là, nel pur interessante esordio. Arrivando a parlare di un universo a lui più vicino, German sembra voler avvicinare il cinema dell’omonimo padre (che fu regista, non è il caso di dimenticarlo, di due film estremamente duri nei confronti dello stalinismo: Sedmoy sputnik/The Seventh Companion e Moy drug Ivan Lapshin/My Friend Ivan Lapshin, quest’ultimo tratto addirittura da un libro del nonno di Aleksei German Jr., Yuri, a sua volta romanziere, poeta e sceneggiatore), in un tentativo di ricomposizione con il passato dell’Unione Sovietica, fotografata in un periodo storico, quello tra la morte di Josef Stalin e l’avvento di Leonid Il’ic Breznev, che difficilmente è stato affrontato dai registi russi. Un mondo a pochi passi dal futuro destinato a crollare pezzo dopo pezzo, come la mente di Daniel, e costretto a giocare il proprio ruolo nell’ombra, come il finale in cui i giovani di belle speranze di una volta sembrano fantasmi del tempo che fu; anche Gagarin, l’eroe che volò nello spazio, non è più altro che una statua di marmo, non si cantano più canzoni, la commedia è definitivamente bandita. Il sogno si è infranto, bruciato prima ancora del decollo.

Guarda anche  OF FREAKS AND MEN [SubITA]

Aleksei German Jr. con Paper Soldier ci regala uno dei più vibranti ritratti umani visti qui al Lido, in una confezione scenica a dir poco sfavillante. E questo è un connubio che sarebbe criminale far passare sotto silenzio.

Recensione: quinlan.it

Come è stato il film ?
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
+1
0
By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

0 Comment

No Comment.

Related Posts

AGRAfilm è ONLINE AGRAfilm è OFFLINE