NIGHTSIREN (SubITA)

Titolo originale: Svetlonoc
Paese di produzione: Slovacchia, Repubblica Ceca
Anno: 2022
Durata: 106 min.
Genere: Drammatico, Horror, Giallo
Regia: Tereza Nvotová

Una donna fa ritorno al suo paese natale, un villaggio di montagna, per fare i conti con un doloroso e misterioso passato. Mentre cerca di dissotterrare una verità che è stata nascosta a lungo, gli altri abitanti del villaggio la guardano con sospetto, accusandola di e di essere un’assassina.

Le streghe sono tornate

Per fortuna che ci sono i festival, perché altrimenti gioiellini come Nightsiren non arriverebbero all’attenzione del pubblico oltre i propri confini nazionali a causa della mancanza di occasioni distributive in mercati come il nostro. Nel caso della pellicola di Tereza Nvotová le opportunità di visibilità sugli schermi italiani sono arrivate grazie al Riviera International Film Festival e a Sognielettrici – Festival dell’immaginario fantastico e di fantascienza che nel 2023 l’hanno ospitata nei rispettivi concorsi dopo le fortunate apparizioni l’anno precedente ai Festival di Locarno e Sitges, laddove tra l’altro ha vinto il Pardo d’Oro della sezione “Cineasti del Presente” e il prestigioso Méliès d’Argent. Ed è proprio nel corso dell’edizione 2023 della giovane kermesse milanese diretta da Stefano Locati che abbiamo avuto la possibilità di recuperare e apprezzare l’opera seconda della cineasta di Trnava.
Dopo il pluripremiato esordio Filthy, la Nvotová ci immerge nelle foreste della Slovacchia tra lupi e tradizioni popolari per raccontare la storia di Šarlota, un’infermiera di trent’anni che torna nel suo villaggio fra le montagne per rivendicare l’eredità materna. Si tratta però di un ritorno “forzato” in un luogo ostile, fra persone che la credevano ormai morta da anni. Ma, mentre prova a scoprire la verità, antiche leggende cominciano a invadere la realtà, portando i suoi compaesani ad accusarla di e omicidio.
Leggendo la sinossi di Nightsiren, chi come noi ha avuto modo di misurarsi con l’opera prima della cineasta slovacca avrà sicuramente notato un filo rosso che unisce questa fatica dietro la macchina da presa con la precedente. Un filo rosso che è rappresentato da una serie di temi cari all’autrice e diventati chiave nel e del suo cinema, che l’hanno riportata a distanza di una manciata di stagioni ad indagare nuovamente l’ femminile e ciò che lo plasma e lo opprime dalla notte dei tempi. Seppur seguendo traiettorie narrative e drammaturgiche agli antipodi, Filthy e Nightsiren dunque condividono il tema centrale dell’emancipazione femminile e, nel caso di quest’ultimo, attraverso un sovvertimento degli stereotipi e dei costumi sociali. Le protagoniste del secondo film nello specifico si fanno portavoce dell’assurdità di preconcetti sulle donne che ancora oggi persistono, sebbene in modo più subdolo. Se nell’opera prima la Nvotová è rimasta ancorata alla realtà e al realismo di un evento terribile che colpisce una diciassettenne sul punto di entrare nella vita adulta, nel successivo cambia decisamente angolazione e modus operando, senza però perdere mai di vista l’obiettivo e il messaggio iniziale. Lo ha fatto celando dietro le sembianze di un film di genere che combina elementi sovrannaturali e atti di violenza ultra realistici, la feroce critica di una società soffocata dalla misoginia, sorretta da antiche credenze e riti patriarcali che banalizzano e alimentano un’aggressività insopportabile. In tal senso si sfocia nel folk horror, tornato in voga nelle ultime stagioni grazie alle recenti produzioni di Robert Eggers e Ari Aster, con Nightsiren che richiama alla mente per ambientazioni e tematiche Midsommar e The VVitch.
Ed è proprio questo sapiente utilizzo e dosaggio dell’elemento fantastico, il modo in cui si entra ed esce da esso e come viene incastonato nel tessuto narrativo sino ad essere trasfigurato e reso metaforico (la donna vista e trattata alla pari di una e allontanata dalla società), il punto di forza di un film che dimostra di avere una potenza di fuoco tanto nei contenuti quanto nella maniera in cui questi vengono veicolati. La regista slovacca dimostra di avere una grande padronanza del mezzo, riversandola sullo schermo con soluzioni visive mature e puntuali, ma anche di impatto e soprattutto funzionali al racconto, ai personaggi e al lavoro davanti la macchina da presa degli interpreti coinvolti, a cominciare da Natália Germáni che nei panni di Šarlota offre una perfomance molto intensa e fisica.

Guarda anche  SIN NOMBRE [SubITA] 🇲🇽 🇺🇸

Francesco Del Grosso

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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