LUZIFER (SubITA)

Titolo originale: Luzifer
Paese di produzione: Austria
Anno: 2021
Durata: Un’oretta emmezza
Genere: Drammatico, Horror
Regia: Peter Brunner

Questo è il primo film che vedo (colpevolmente, aggiungo) di questo regista austriaco e devo ammettere che mi ha stregato.
Prodotto da nientemeno che Ulrich Siedl, Luzifer prende spunto da un fatto di cronaca vero (un tentativo di di un figlio disabile nei confronti della madre) per lasciarci con una montagna di domande e con l’animo sconvolto.
Johannes è un ragazzo con qualche tipo di ritardo cognitivo che non gli permette di essere indipendente, e non c’è bisogno di aver vissuto da vicino una situazione analoga per capire che è fondamentale per una persona con questi problemi essere seguiti in maniera rigorosa… solo che Johannes vive isolato sulle Alpi con Maria, una madre che a sua volta ha un estremo bisogno di solidi appigli: il suo passato di abusi, alcolismo e tossicodipendenza, l’hanno portata a trovare un qualche tipo d’equilibrio nell’isolamento dal mondo e nel fanatismo religioso.
Brunner mette subito in chiaro le cose dalle prime inquadrature: la natura, quando non è ostile, è quantomeno indifferente e le convinzioni religiose della madre sono difficili da padroneggiare per lei ma impossibili da codificare correttamente per il figlio, che non può far altro che assistere e ripetere a memoria i suoi strani rituali… all’inizio la vediamo, nuda, infliggersi delle punizioni da martire con un rampone da scalata, i cui denti paragona alle spine della corona di Gesù.
Salvo Arthur (l’aquila con cui Johannes ha un rapporto viscerale), sono solo due le altre presenze esterne non viste come ingerenze: un uomo che porta del carburante per il generatore ed una donna (guardaboschi/veterinaria) con la quale il ragazzo ha un rapporto “particolare”… parlo di ‘presenze’ volutamente, senza distinguere tra animali e persone, perché il fragile equilibrio viene guastato da quella che diventa inequivocabilmente un’ingerenza maligna ed esplicitata dal regista con dei droni, in uno squarcio tra passato (quale poteva essere l’esistenza della strana coppia, fatta eccezione per i vetusti cellulari in loro possesso) e l’incombere del futuro/progresso. Sulla casa e sul terreno dei due, infatti, deve sorgere un impianto di risalita e gli interessi in ballo sono altissimi: se dapprima il brusco ronzio delle pale del drone pare accompagnare un semplice osservatore, in seguito diventano una vera e propria presenza minacciosa, aumentando anche di numero.
Se in qualche modo fanatismo, debolezze e complessi edipici vari, riuscivano prima in qualche modo ad essere gestiti, l’intervento esterno farà precipitare la situazione verso una situazione di non ritorno e non è un caso che sia l’unica circostanza in cui si vedranno in scena degli uomini, anche se solo per una scena brevissima (e sconvolgente).
Vi assicuro che il film raggiunge vette di inquietudine altissime e vi concorrono vari fattori: i silenzi protratti alternati dalle musiche di Tim Hecker, le lunghe inquadrature del nudo, tatuato e vinto dal di Maria (sempre in bilico tra il corpo di Cristo e la tentazione per Johannes), le riprese con la snorricam a seguire Johannes nella sua frenesia, un’immagine di un corpo straziato in un lago e l’apertura di una caverna, nel fianco della montagna, identificato come l’antro dell’inferno stesso.
Se non vi avessi ancora convinti, vi garantisco che resterete ammaliati dalla bravura dei due protagonisti: Franz Rogowski (Victoria, Undine, Hidden life e Freaks out) è un talento purissimo, mentre Maria viene interpretata da una non professionista… Susanne Jensen è il vero tocco in più: artista e pastore evangelico, mette in scena molti dei suoi traumi (in particolare gli abusi subiti dal padre) e i suoi reali disturbi della personalità, oltre all’evidente coinvolgimento emotivo, sono stati una vera per le riprese (come ammette lo stesso regista). IMPERDIBILE.

Guarda anche  BALLOON CLUB, AFTERWARDS [SubITA]

(Rece di: Catsick Lair)

 

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