LITTLE OTIK [SubITA] 🇯🇵 🇨🇿 🇬🇧

Titolo originale: Otesánek
Nazionalità: Giappone, Repubblica Ceca, UK
Anno: 2000
Genere: Animazione, Commedia, Drammatico, Fantastico, Grottesco, Horror, Visionario
Durata: 132 min.
Regia: Jan Švankmajer

Coppia in crisi non riesce ad avere figli. I loro vicini di casa cercano di alleviarli lo stress invitandoli nel cottage di campagna. Qui, Karel, il marito, sterra delle radici in un campo, e con un’accetta le plasma dandole un vago aspetto antropomorfo. Porta questo “dono” alla moglie Bozena che improvvisamente vede nel pezzo di legno il figlio tanto desiderato. Si finge così incinta con dei cuscini che simulano il procedere della gravidanza e si reca spesso in campagna per accudire il tronco di legno proprio come se fosse un neonato: tra lo sconforto del marito e i sospetti di Alzbetka, la piccola figlia dei vicini. Giunti al “parto” Bozena e Karel vanno nel cottage dove il pezzo di legno era stato lasciato, e il marito chiude la moglie nell’abitazione per simulare il decorso post-parto. Quando una settimana dopo torna nella villetta, Otik, il pezzo di legno, ha preso vita.
Al ritorno in città Bozena si mostra una madre premurosa nei confronti del figlio che nasconde nella culla dagli sguardi indiscreti dei vicini, mentre Karel è riluttante all’idea di avere in casa quell’essere.
Il piccolo Otik cresce a dismisura e sembra avere una fame incredibile, quando il biberon non gli basta più comincia a mangiare esseri viventi: prima il gatto di casa, poi un postino ed infine un assistente sociale. La situazione diviene insostenibile. Karel, tra le proteste della moglie che vede in Otik il suo amato figlio, decide di chiudere l’essere dentro un baule in e lasciarlo morire lì di fame. Ma Alzbetka, che ha trovato in un libro la fiaba nera dell’Otesanek, si prende cura del mostro portandogli del “cibo”. La favola, però, non ha un lieto fine.

La trama, letta così, potrebbe essere tranquillamente quella di un filmaccio b-movie, invece è il quarto straordinario film di Jan Švankmajer. Straordinario, sì, una di quelle opere che vorresti non finissero mai: per l’intreccio della trama, per la splendida caratterizzazione di ogni singolo personaggio, per la recitazione degli attori, per quell’animazione in stop-motion che è un marchio di fabbrica inconfondibile.
E poi per Alzbetka, forse la vera protagonista del film, e per suo padre, così manesco e ottuso ma anche così buffo; per la materna Bozena che è la parte passionale, e di conseguenza irrazionale, della coppia, compensata da Karel, freddo calcolatore invischiato in una faccenda più grande di lui; per i siparietti spassosissimi con il vecchio maniaco che guarda sotto la gonna di Alzbetka; per piccoli particolari come la che coltiva cavoli la cui rabbia finale è proporzionata alla dedizione che ci ha messo nel seminarli.
E infine al piccolo Otik. Pur essendo un mostro che divora esseri non si può non stare dalla sua parte, anche la piccola Alzbetka lo dice: “Lui è così solo…” Si prova compassione per Otik! Forse sarà perché vagisce come un neonato o perché prima di “fare la pappa” lava i rami in una bacinella come se fossero delle manine, ma almeno una volta durante la visione è impossibile non pensarlo come un vero.

Il si autocita per ben tre volte (e magari anche in molte altre a mia insaputa): con Alzbetka che rischia di finire sotto un auto proprio come il protagonista di Faust (1994), e in seguito con il Dettaglio della sua bocca che racconta la fiaba al pari di Alice (1988). Infine vengono trasmesse in una tv le immagini del corto Meat Love (1989).

Guarda anche  PLAYDURIZM [SubITA]

Manco a dirlo: un film da vedere e rivedere. Švankmajer è un genio.

Recensione: pensieriframmentati.blogspot.it

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By Anam

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