KILL LIST [SubITA]

Titolo originale: Kill List
Nazionalità:
Anno: 2011
Genere: Drammatico, Esoterico, Horror, Thriller
Durata: 95 min.
Regia: Ben Wheatley

 

Jay è un uomo di mezza età che si trova ad affrontare la crisi economica della famiglia, composta dalla devirilizzante moglie Shel e dal figlioletto Sam. Durante una cena col suo vecchio amico Gal e la nuova fiamma di quest’ultimo, l’inquietante Fiona, viene fuori la vera di Jay: lui e Gal sono killer a pagamento. L’amico offre a Jay un ultimo incarico, con la promessa di una grande retribuzione: tre omicidi. La lista, che prevede un prete, un bibliotecario e un politico, porterà i due in territori molto più oscuri di quanto si possa immaginare.

Kill List è uno dei migliori esempi di iperbole cinematografica mai esistiti. Non sto parlando di un climax ascendente costruito sin dalle sequenze iniziali, piuttosto di una da ritmo ultra-piatto (seppur con qualche sospettosa ambiguità qua e là) che negli ultimi 15 minuti guadagna una tensione talmente elevata da riscattarne la precedente mancanza. Con questo non voglio assolutamente dire che la maggior parte del film sia noiosa o non valida: semplicemente, se si escludesse il finale, sarebbe difficile giudicare Kill List come un thriller mozzafiato capace di tenere il pubblico incollato alla poltrona. Eppure tutta la pazienza richiesta allo spettatore, sacrificio reso meno arduo dalla presenza di un paio di scene violentissime (la tortura del bibliotecario è da antologia), verrà premiata nella maniera più soddisfacente possibile grazie a un finale tinto di horror, inquietante e disturbante come pochi prima di esso. Da notare anche la solida regia dell’inglese Wheatley, molto interessata ai particolari e caratterizzata da frequenti primi piani, e la colonna sonora, perfettamente in linea con l’atmosfera horror-noir che il film vuole costruire.

SPOILER ALERT – Terminata la visione di Kill List, sono molti i dubbi che rimangono insoluti, ecco perché tenterò qui di fornire una spiegazione logica al mistero. I tre omicidi della lista non erano altro che una sorta di percorso iniziatico finalizzato a portare Jay ad essere il nuovo leader/messia della setta. Sono molte le prove a sostegno di questa teoria: Fiona, il cui lavoro guarda caso implica delle “ricerche di persone”, che disegna il simbolo esoterico dietro lo specchio a casa di Jay e Shel; la ferita alla mano del protagonista, inferta dallo stesso uomo che commissiona a lui e Gal gli omicidi, che si trasforma in una sorta di stigmate infetta e impossibile da curare; il fatto che Jay sia l’unico a mangiare il coniglio morto misteriosamente abbandonato davanti alla porta. Inoltre è da notare la valenza allegorica dei tre omicidi: il prete rappresenta la religione, il bibliotecario la cultura, il politico… beh avete capito no? Abbiamo anche l’ultimo omicidio, non compreso nella lista, cioè il gobbo, che si scopre essere la moglie e il figlio di Jay legati tra di loro (quindi la metafora della famiglia). Compiendo queste 4 efferatissime uccisioni, Jay ha involontariamente dimostrato alla setta di essere in grado di rinnegare gli aspetti cardini della società moderna, ognuno dei quali è comunque, secondo il regista, corrotto in se: i tre della lista sono palesemente accoliti della setta (ringraziano prima di essere uccisi da quello che ritengono il loro “messia”), mentre la risata finale della moglie morente lascia intendere che anche la donna abbia subito il lavaggio del cervello da Fiona durante le sue numerose visite. Dopo aver compiuto gli omicidi più efferati e aver rinnegato (uccidendo a sangue) la sua famiglia, Jay abbandona il suo ultimo barlume di umanità raggiungendo un livello di bestialità degno di un nuovo messia satanico. Pertanto viene incoronato come nuovo leader.

Al di là di tutto, Kill List vuole dimostrare che la lotta tra bene e male si è conclusa molto prima che ce ne accorgessimo.O forse non c’è mai stata. Quale forza ha ottenuto il controllo del cosmo e dei destini degli uomini? Nessuno lo sa con certezza. Che sia semplicemente il caso?Di certo non è benevola. Nella società moderna c’è spazio per ogni tipo di violenza, di perversione, di crudeltà. C’è spazio davvero per tutto. Ma non per la speranza. Non più.

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IN CONCLUSIONE – Un thriller/noir/horror caratterizzato da 80, lenti minuti in preparazione degli ultimi 15 che valgono in pieno sia la pazienza dell’attesa, sia la visione dell’intero film. Un’opera cruda e violentissima, disturbante e inquietantissima, impregnata di pessimismo e senza nessuna apertura alla speranza. Finale da urlo (in tutti sensi) e regia davvero ottima.

Recensione: pianetacinemablog.wordpress.com

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By Anam

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