FREE FIRE [SubITA]

Titolo originale: Free Fire
Nazionalità: UK
Anno: 2016
Genere: Azione, Noir, Grottesco
Durata: 90 min.
Regia: Ben Wheatley

Dispiace che la distribuzione italiana si sia quasi dimenticata di un film come Free Fire, salvo poi recuperarlo a più di un anno di distanza dalla sua presentazione a festival americani e nazionali (fu in concorso a Torino nel 2016).

Esperimento, più che riuscito, di mescolanza fra generi – c’è il gangster, la comedy, perfino qualche nota squisitamente tarantiniana – il sesto lungometraggio dell’inglese Ben Wheatley (Kill List, High Rise) risveglia in chi guarda il divertimento e la consapevolezza che un certo tipo di cinema “sperimentale” è possibile anche fra le righe del racconto classico, in una struttura semplice che non esclude grandi personaggi e risvolti morali interessanti.

Tutto, in Free Fire, accade in una sola location: recuperata una teatrale unità di spazio e tempo, il regista rinchiude i suoi nove protagonisti dentro l’inferno ideale (o ideologico?) di un vecchio magazzino dove quelli si ritrovano per finalizzare uno scambio di armi; due le fazioni – una americana, l’altra irlandese, come nella migliore tradizione di genere – innumerevoli i desideri nascosti delle nove teste da far saltare e un obiettivo comune: agguantare la valigetta contenente centinaia e centinaia di dollari. Finché qualcosa andrà storto, e gli equilibri si sfalderanno completamente. Chi sopravviverà in questo feroce, ma anche spassoso e imprevedibile al massacro?

Sviluppo della tensione e movimento interno ai percorsi mentali

Dopo un’abbondante mezz’ora di studio, il film finalmente esplode. Uno strano heist movie da camera che, di fatto, un colpo da maestro non lo realizzerà mai. E se l’incidente di percorso che scatena la carneficina potrà sembrare una pura banalità, sono invece lo sviluppo della tensione e il movimento interno ai percorsi mentali dei nove la vera gemma di Free Fire e il motivo per cui entusiasti durante la visione.

Fa piacere leggere il sostegno produttivo di un colosso americano come , che nel progetto di Wheatley avrà intravisto qualcosa di fresco, ma dal fascino vintage, disegnato nei completi anni Settanta indossati con stile da tutti i personaggi.

Ciò che resta, ed è una certezza assoluta al termine del film, è la gioia di aver assistito ad uno spettacolo di genuina bontà, divertito della sua stessa spiazzante credibilità ma verosimile quando affronta – anche in maniera sgangherata – le complesse sfumature dell’animo umano, i desideri, gli istinti primordiali e lo spirito di sopravvivenza in situazioni ostili. E l’epilogo, e qui ci fermiamo, è ancora più inaspettato e formidabile di quanto avremmo immaginato.

Recensione: cinefilos.it

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By andrea lo
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