KID [SubITA]

Titolo originale : Kid
Nazionalità: Belgio, Germania, Olanda
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 90 min.
Regia: Fien Troch

Abbandonati dal padre in tenera età, Kid e il fratello maggiore Billy crescono assieme alla madre una vita fatta di sacrifici nella fattoria di un piccolo paese periferico. Ben presto la situazione economica precipita, e la donna finisce con l’indebitarsi finchè, un tragico giorno, viene assassinata da due creditori proprio di fronte la porta di casa, e allo sguardo allibito dei figli. Affidati temporaneamente a una coppia di zii, per i ragazzi arriverà il momento di riallacciare i difficili rapporti con il padre. Ma per Kid, l’afflizione per il lutto e il persistente ricordo di una promessa, continuano ad opprimerlo fino al compimento di un gesto estremo…

“Mamma, quel posto dove eravamo oggi… Se ci perdiamo di nuovo, ci troviamo lì. Mi aspetterai ancora lì?”

Dramma a sfondo famigliare, dalla regia rigorosa e asettica, sospeso nelle scarniture di una costruzione formale atta a staticizzare corpi e movimenti, e che per tali caratteristiche sembra ammiccare ai lavori degli scandinavi Hellstrom e Wenzel (Burrowing in particolare, complice anche una scelta musicale d’impatto, a metà strada tra sperimentalismo sonoro e canti liturgici). Il terzo lungometraggio della belga Fien Troch (disponibile qui) è un film che indaga silenziosamente sui perturbamenti interiori generati dal distacco (l’abbandono del padre) e dall’assenza; quell’irreversibile perdita del punto di sostegno più fondamentale, che corrisponde alla figura materna. Una mancanza talmente improvvisa e violenta che, all’interno di questo nucleo domestico già destabilizzato, finisce per adombrare l’animo del più sensibile Kid, di un buiore (palesato metaforicamente durante quell’incedere nel bosco, immantinente alla disgrazia) purtroppo inestinguibile, allontanandolo per impulso, e in primo luogo, non solo da quella tragica scena, ma conducendolo gradualmente al di una prospettiva esistenziale che lo angustia, per alienarsi nel tempo fino a costruirsi un proprio spazio personale, invulnerabile ed ermetico, nel quale preservare l’intimo ricordo della madre. E quale miglior ambiente, come rifugio dalla dolorosa realtà, se non quella albereta, immutata testimone delle loro passeggiate, all’interno della quale Kid, perdutosi, veniva infine ritrovato dalla madre con la quale sigillava la futura promessa di potersi riabbracciare in quello stesso luogo (quasi a presagirne l’imminente perdita), al momento di un’altra, eventuale separazione. Ed è proprio quel ricongiungimento svelatoci in chiusura, che a conti fatti accentra e completa l’opera; qualcosa di prevedibile e che istintivamente si attende, come la garanzia di quella toccante promessa sulla quale, in sostanza, poggia il fulcro penetrale dell’opera e senza la quale, al contrario, il gesto estremo ultimato da Kid si sminuirebbe, perderebbe di significato. Di conseguenza, anche il rassicurante spazio boschivo diviene rappresentazione interiore (figurativo del ventre materno, e l’intenso desiderio di una ritrovata unione), avvalorando, di fatto, tutta quella centralità estetica delle inquadrature dalla geometrica, scolpite appositamente per amplificare il senso di vuoto e solitudine che alberga in Kid e, al contempo, decentralizzare totalmente il resto, svuotandolo al contrario di corporeità. Isolando così la vita reale, a favore di quel mondo intrinseco al quale Kid, infine, ha mestamente deciso di abbandonarsi.

Recensione: visionesospesa.blogspot.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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