IDA [SubITA]

Titolo originale: Ida
Paese di produzione:
Anno: 2013
Durata: 82 min.
Genere: Drammatico
Regia: Pawel Pawlikowski

Polonia, 1962. Anna, un’orfana allevata dalle suore di un convento, è una novizia. Prima di prendere i voti, però, desidera vedere Wanda, la sua unica parente in vita che le rivela di essere ebrea. Entrambe le donne intraprendono allora un viaggio teso non solo a scoprire la tragica della loro famiglia ma anche chi esse siano veramente e quale sia il loro posto, rimettendo in discussione le loro credenze e la loro religione.

IDA: ISPIRATO A DIVERSE STORIE VERE
Diretto da Pawel Pawlikowski e scritto dal regista in coppia con Rebecca Lenkiewicz, Ida racconta la di una giovane donna alla ricerca della propria identità nella degli anni Sessanta. Incentrato su temi strettamente connessi al concetto di identità, alla famiglia, alla fede, al senso di colpa, al socialismo e alla musica, Ida non è un film storico ma potrebbe essere definito “morale”, nonostante non abbia alcuna lezione da insegnare: si tratta nella fattispecie di una in cui tutti i personaggi hanno le loro ragioni per i gesti commessi. Reduce dalla produzione internazionale The Woman in the Fifth, Pawlikowski trae vago spunto per Ida dalla propria familiare, fatta di misteri e contraddizioni, che lo hanno portato a vivere in una sorta di esilio per gran parte della sua vita. Da tempo, inoltre, il regista coltivava l’ di realizzare un lungometraggio su una suora cattolica che scopre di essere ebrea nella degli anni Sessanta, periodo durante il quale il partito comunista sosteneva le purghe antisemitiche. Ad aiutarlo a definire i contorni della di Ida con l’introduzione del personaggio di Wanda è poi un ricordo legato al master conseguito ad Oxford durante i primi anni Ottanta, quando Pawlikowski conobbe Helena Brus, l’affabile moglie di un geniale professore di di origini polacche rivelatasi qualche anno più tardi essere una spietata collaboratrice del governo stalinista negli anni Venti del Novecento.

GLI ATTORI PRINCIPALI
Dopo aver cercato tra le giovani attrici e studentesse di teatro la protagonista per Ida, Pawel Pawlikowski ha scelto Agata Trzebuchowska, una ragazza che non aveva mai recitato in vita sua e che è stata scoperta in un bar di Varsavia da Malgoska Szumowska. Sapendo che l’amico Pawlikowski era alla ricerca della “sua” protagonista, la Szumowska lo ha contattato mentre questi si trovava a Parigi e gli ha inviato una foto scattata di nascosto con il cellulare alla sconosciuta Trzebuchowska. Colpito dalla bellezza senza tempo della ragazza e dal suo essere una femminista militante (dubitante dell’esistenza di Dio), il regista l’ha subito scelta dopo un primo provino rivelatosi illuminante, andando contro anche a produttori e finanziatori dubbiosi. A interpretare Wanda, la zia di Ida, è invece l’attrice Agata Kulesza, chiamata a sostenere un personaggio molto conflittuale, maniacale e malinconico.
Il ruolo del giovane sassofonista Lis, simbolo di un’intera generazione di musicisti polacchi, è infine portato in scena da Dawid Ogrodnik.

L’IMPORTANZA DELLA MUSICA
Girato in uno sfavillante bianco e nero (frutto della direzione della fotografia di Lukasz Zal), Ida lascia grande spazio alla musica e alle canzoni pop, che sono fondamentali sin dall’inizio della storia. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, la ha assistito a un’ottima stagione di musica jazz con artisti come Komeda, Namyslowski, Stanko e Wroblewski, capaci di esplodere e di farsi apprezzare anche lontano dai confini nazionali. Grazie all’ambientazione nel 1962, Ida rievoca quella stagione musicale e restituisce l’immagine di una Polonia, sicuramente grigia e oppressiva, ma molto più “fresca” e originale rispetto quella contemporanea.

Note
Romanzo di formazione in formato 1.37:1, dramma intimo poetico politico, “Ida” non cerca compromessi tra il rigore stilistico e il materiale umano. Scegliendo una forma, decisa e immobile, che sorpassa e fagocita la sostanza, magmatica e ineffabile, dello scavo psicologico: camera fissa e corpi ai margini di architetture e mascherini, immersi in una bicromia di luminosità abbacinante. “Ida” è film di contrasti esposti. Road movie fieramente austero, dove l’attenzione per la composizione dell’immagine diventa tramite, disarmante ma infine insufficiente, dell’anima.

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By Anam

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