HEY GOOD LOOKIN’ (SubENG)

Titolo originale: Hey Good Lookin’
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 1982
Durata: 76 min
Genere: Animazione, Grottesco, Noir, Satirico
Regia: Ralph Bakshi

In una New York distorta, incandescente e crepata di desiderio e disillusione, due ragazzi italoamericani degli anni ’50 – il vanitoso Vinny e lo sfigato e sognatore Crazy Shapiro – navigano il caos delle strade, tra bande, sesso, risse e sogni irrealizzabili. Il tutto narrato come un lungo flashback allucinato, in bilico tra nostalgia e incubo. Un cartone animato che ha ingoiato la realtà e l’ha rigurgitata sotto acido.

Hey Good Lookin’ è una cicatrice sulla faccia del sogno americano.
Un cartone animato che odora di asfalto caldo, lattine schiacciate e sigarette spente in fretta perché stanno arrivando guai.
Ralph Bakshi, eterno anarchico dell’animazione, dirige con un coltello tra i denti e una risata beffarda in tasca, sputando su Disney e sfregiando Hanna-Barbera con l’inchiostro del peccato originale.

Questo film è l’ombra sporca dell’adolescenza: una fantasia rotta che puzza di benzina, ormoni e paranoia.
Non c’è nulla di rassicurante in questo coming-of-age: è una messa nera narrata da un reduce che ha confuso la nostalgia con la maledizione.
Bakshi prende i suoi ricordi da ragazzo di Brooklyn – risse da marciapiede, gang di strada, codici d’onore ridicoli e miti maschili tossici – e li infila in un frullatore psichedelico, creando un’animazione sporca, pulsante, volutamente incoerente. E dannatamente viva.

La New York di Hey Good Lookin’ è una giungla post-industriale, dove i muri grondano testosterone, le donne sono figure mitiche da venerare o temere, e ogni angolo è un potenziale campo di battaglia esistenziale.
Il film è ambientato negli anni ‘50, ma non ha nulla del vintage patinato che ci ha abituato Hollywood: qui l’epoca è uno spettro, una trappola, una nostalgia distorta da una mente satura di traumi.

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Crazy Shapiro è il vero cuore spirituale del film. È l’alter ego ferito di Bakshi, lo spettatore intrappolato in un loop di umiliazioni, sogni frustrati e desideri troppo grandi per le strade che li ospitano. Vinny, invece, è l’idolo del quartiere, il bulletto elegante, l’effimero vincente destinato al vuoto. Insieme formano una strana dualità gnostica: il corpo e lo spirito, l’apparenza e l’interiorità, il mito e la rovina.

Ma Bakshi non si limita a raccontare. Dipinge, taglia, incolla.
Hey Good Lookin’ è un collage deforme, con personaggi disegnati a mano che si muovono su sfondi fotografici reali, creando un senso costante di straniamento, come se guardassimo i nostri ricordi da dietro uno specchio rotto.
L’animazione non è levigata, è aggressiva, nervosa, punk. E per questo più vera di mille film in live action.

C’è anche una dimensione esoterica, sepolta sotto le risate e i pugni: l’intero film è un rito di passaggio fallito, una cerimonia gnostica abortita, dove l’Anima (Crazy) non riesce a liberarsi dalla Materia (Vinny) e resta imprigionata in un mondo che non evolve. È un limbo urbano dove il tempo gira in tondo e il futuro è solo una barzelletta.

Il film è stato rigettato per anni, censurato, tagliato, ignorato. Ma questo lo rende ancora più prezioso. Perché, come ogni testo proibito, contiene verità troppo scomode per essere distribuite in DVD.
Eppure, oggi più che mai, Hey Good Lookin’ parla a noi: generazione spaesata, ipnotizzata dai miti, incapace di crescere ma anche di morire davvero.

Non è solo un film. È il fantasma disegnato a mano del fallimento americano.
Una poesia suburbana scritta con la vernice spray sotto un cavalcavia.

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By Anam

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