GRASS LABYRINTH [SubITA] 🇯🇵

Titolo originale: Kusa-meikyû
Nazionalità: Giappone
Anno: 1979
Genere: Fantastico, Sentimentale
Durata: 40 min.
Regia: Shûji Terayama

Se vogliamo fare i nomi dei maggiori esponenti del surrealismo cinematografico giapponese, è praticamente obbligatorio cominciare da quello di Shuji Terayama, sceneggiatore e regista (oltre che scrittore) originario di Aomori la cui arte raggiunse il culmine negli anni ’60. Fra i suoi ultimi lavori è da menzionare “Grass labyrinth”, un mediometraggio del 1983 (anno in cui il regista morì) che racconta del giovane Akira, alla ricerca della sua vera madre e delle parole di una canzone dimenticata.

La sua storia dai risvolti edipici si districa attraverso cinquanta minuti estremamente allucinati, che si dividono fra sperimentalismo e rimandi allo stile di Luis Bunuel, Man Ray e – al di là del cinema – Sebastian Matta e Renè Ichè. La trama non è esattamente di facile comprensione, data la sua poca linearità e la grande visionarietà delle scene (d’altronde di surrealismo stiamo parlando!), ma proprio per quest’impianto delirante dato alla narrazione e alla messa in scena il film di Terayama colpisce lo spettatore in maniera assolutamente significativa.

Inoltre le scenografie di Isao Yamada e la buona fotografia di Tatsuo Suzuki arricchiscono ulteriormente l’aspetto visivo della pellicola, fatto di forme naturali ed artificiali che si mescolano fra di loro e di colori tendenti a toni caldi (soprattutto giallo) sapientemente dosati dalla mano del regista. Non mancano poi inserimenti erotici al limite della follia che richiamano parte delle tematiche care a Terayama: il sesso e, in minor misura, il potere (inteso – come ovvio – non in modo strettamente politico).

Nel cast, che conta pochissimi interpreti, sono da ricordare i nomi di Takeshi Wakamatsu e Keiko Niitaka (che avevano già lavorato insieme a Terayama due anni prima, in “Les fruits de la passion”, con protagonisti Isabelle Illiers e Klaus Kinski). “Grass labyrinth” è inoltre il film di esordio attoriale per il regista Juzo Itami (“Tampopo”, “A taxing woman”).

Recensione: pellicolascaduta.it

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By Anam

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