DRONNINGEN [SubITA]

Titolo originale: Dronningen
Paese di produzione: Danimarca
Anno: 2019
Durata: 127 min.
Genere: Drammatico
Regia: May el-Toukhy

Una donna seduce il figliastro adolescente mettendo a rischio la propria carriera e la sua famiglia. Inanellando decisioni fatali che porteranno a un epilogo che non era palesemente costruito nella sua mente.

Il film ha una sceneggiatura concisa, ma con un crescente negli avvenimenti che incominciano a svelarsi all’improvviso. Appare prima lo spaccato di una quotidianità un po’ annoiata, poi improvvisamente la protagonista si ammanta di un’assurda imprevedibile azione che sgorga senza nessun freno inibitore inimmaginabile. Allora salta evidente la forza, la bellezza e la cruda capacità dell’attrice, Trine Dyrholm, di smascherare il suo vuoto, il suo corpo che vuole riempire e soddisfare un desiderio neanche enunciato apertamente a se stessa.

La protagonista capisce la possibile reazione dell’adolescente che prima è meravigliato da un inaspettato e poi lusingato si concede. Cadrà la sua perduta che inciampa rovinosamente nella manipolazione dell’adulto. Gli altri personaggi sembrano inizialmente delle pedine che si aggirano nella casa senza sapere cosa sta realmente succedendo.

Le figlie più piccole rimangono degli spettatori ciechi in cui la sceneggiatura le preserva dal rimanere spaventate o immischiate in qualcosa troppo pesante da poter sostenere. Il marito, invece appare un uomo ingenuamente buono, però ancorato al suo non riuscire a trovare un adeguato comportamento con il figlio, che ha già subito l’abbandono della madre con il divorzio dal padre, e poi subirà la peggiore azione che un genitore può compiere nei confronti di un figlio, non credergli e punirlo per una colpa che non ha commesso, “la menzogna”.

La non è protetta, quando è enunciata da un adolescente, mentre la bugia pronunciata da un adulto, se manipola l’informazione, viene posta su un piedistallo, con priorità acquisita, e sembrerebbe che nessun istinto animale riesca a svela la giusta verità.

Il tema del film è forte, nudo, sporco e intenso, e si mescola con la natura circostante la casa, cercando di agire come pacificatrice con il genere umano. La regista pone questi intermezzi di paesaggi o scorci di bosco, come una boccata di aria pulita che si oppone alla tragedia che lo spettatore a suo malgrado vede nuda dalla pelle alle viscere.

Quello che lo spettatore riesce a manifestare alla fine del film è il completo silenzio che prelude un giudizio negativo, invece è l’espressione di quell’attonito vuoto che con maestria l’attrice Trine Dyrholm sa costruire mirabilmente. Lei diventa un vaso vuoto scavato del tutto e lasciando quel vuoto ricoperto solo da una maschera di una criminale che annichilisce in un pianto disperato dove l’ombra del peccato non l’abbandonerà mai più.

paolaricci.com

 

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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