COMPRAME UN REVOLVER [SubITA]

Titolo originale: Cómprame un revolver
Paese di produzione: Messico
Anno: 2018
Durata: 84 min.
Genere: Drammatico, Thriller
Regia: Julio Hernández Cordón

In un mondo invaso dalla violenza, una ragazza indossa una maschera di Hulk e una catena attorno alla vita per nascondere il proprio sesso. Il suo intento è aiutare il padre tossicodipendente a prendersi di un campo di baseball abbandonato in cui gli si ritrovano a giocare.

Huckleberry Finn nel paese di Mad Max. È così che il regista Julio Hernàndez Cordòn riassume il suo film, Còmprame un revòlver, a la Quinzaine des Réalisateurs a Cannes 2018.

Ma non si limita a questo. In Mexico, in una parte del deserto in una data indeterminata i narcotrafficanti controllano tutto e dominano il territorio. Le sono disperse, o meglio sono costrette a prostituirsi o finiscono uccise.

Un uomo vive miserevolmente in un camping-car con sua figlia, Huck, che cerca di proteggere affinchè non finisca rapita per estorsione, cosa frequente per i bambini, motivo per cui la piccola, una ragazzina sui dieci anni, indossa una catena alla caviglia e nasconde il suo genere, aiutandosi indossando una maschera di Hulk.

Suo padre è un drogato, di crack, tormentato, che si prende di un campo da baseball abbandonato dove giocano gli spacciatori. È anche un musicista di spigola e viene invitato a suonare al party di uno dei signori della droga nel deserto. Non può rifiutare e deve anche portare con sé la figlia. Ma mentre la banda suona e la musica avvolge i presenti scatenati in balli e divertiti, inizia una sparatoria.

Huck (Matilde Hernandez Guinea) sopravvive alla notte e il giorno seguente quello che avrà attorno sarà morte e caos, ma è da lì che inizia un percorso verso la sua libertà, insieme ai suoi tre piccoli amici, uno dei quali è stato mutilato, da uno dei signori della droga, e cerca ancora disperatamente la parte del suo braccio mancante.

Minimalista, girato in low budget e con l’80 per cento degli attori non professionisti, Còmprame un revòlver diffonde un sentimento permanente di paura e di malessere simile a quello che provano i suoi protagonisti.

Ma questo rende ancora più pregnante il legame di questo padre verso sua figlia, tema centrale del film, insieme a quello dell’indipendenza possibile anche in un ambiente in cui la morte e il cinismo la fanno da padrone.

Come far a crescere un bambino dentro un territorio violento e pericoloso dove non esiste alcuna regola se non la legge del più forte? La risposta il regista la ritrova nella forza dei bambini, nella capacità di essere solidali. Una storia così potrebbe essere reale in certe zone del Messico d’oggi.

Il film è interessante e gode della delicata interpretazione dei suoi attori – bambini, novelli Huckleberry Finn, in particolare di quella della sua protagonista Matilde, credibile e profonda.

sugarpulp.it


Di nuovo grazie a HorrorEstremo per avermi smazzato questo film eccezionale.
Il cinema messicano ormai è una sicurezza.
Dopo il recente “Pierdete entre los Muertos”, e dopo che TetroVideo – Horror Film Distribution mi ha regalato l’intensa visione di “Flash 4 Blood”, un’esperienza cinematografica esplosiva, tra il sublime ed il triviale, che ha colpito duro e lasciato il segno, la terra del mexcal torna a strapazzarmi le pupille con questo film girato senza denari e con attori non professionisti, ambientato in un estraniante non-luogo disperso nel deserto messicano (un desolato campo da baseball frequentato dai boss dei cartelli e custodito da un tossico disperato e schiavizzato). Il filo d’arianna di questa vicenda micidiale è seminato da alcuni bambini, tra cui la figlia del custode, costretti a mimetizzarsi in un mondo di violenza, soprusi disumani e corruzione. Più o meno il mondo che stiamo minuziosamente costruendo per le future. Gustiamoci le ultime pummarole acide e gli ultimi tacos al crack, spaparanzati sulle macerie della nostra penosa ignoranza.

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