BLACK MOON [SubITA]

Titolo originale: Black Moon
Nazionalità: Francia, Germania
Anno: 1975
Genere: Fantastico, Visionario
Durata: 100 min.
Regia: Louis Malle

Per sfuggire alla guerra, una ragazza si dilegua in una remota fattoria e diventa parte dello strano stile di vita, piuttosto bizzarro e soprannaturale, della famiglia che vi abita.

Un film quasi dimenticato, perché Louis Malle, nella nostra memoria, rimanda soprattutto a Zazie o alla 42ma strada dove c’è Vanya. Tanto dimenticato da una bella sorpresa. Ci riferiamo a Black Moon ossia Luna Nera, girato in inglese con attori di lingua anglosassone come Cathryn Harrison (nipote del grande Rex Harrison), Alexandra Stewart e il “warholiano” Joe Dallesandro, forse per la prima volta non nudo.

Non sorprendono tanto le qualità cinematografiche del film (anche se presenti), quanto la libertà espressiva, che ricorre nel cinema di Malle, e che in Luna Nera diventa continua ricerca formale all’interno di un genere preciso: il fantastico, che viene spogliato degli effetti speciali e invece immerso meravigliosamente nel quotidiano.

La storia, per niente lineare, affronta le avventure di una giovane che, attraversato un campo di battaglia, arriva ad una casa di campagna dove ha una serie di incontri bizzarri con vari personaggi: un unicorno, una vecchia signora che parla con un topo, due giovani – una ragazza e suo fratello – legati da uno strano rapporto, un che suona il pianoforte, un maialino che desina con dei bimbi nudi. Insomma non siamo troppo lontani da una versione aggiornata di Alice nel paese delle meraviglie, in cui l’inconscio e il sogno prendono il sopravvento.

Nella sua Luna Nera Malle non intende comunque offrirci una lettura freudiana della nostra realtà ma piuttosto, attraverso la sua protagonista Lily, un viaggio verso la scoperta del proprio equilibrio e la propria maturità sessuale. Non a caso tutte le donne del film si chiamano Lily e rappresentano (forse) le tre diverse età della stessa persona, dall’adolescenza alla maturità fino alla vecchiaia e di conseguenza alla morte.

Il regista crea un racconto ipnotico, più suggerito che mostrato, in cui le ossessioni di un periodo preciso, come “il caos di una civiltà che non rispetta più i suoi valori e che anzi ne contesta le basi fondamentali” (Malle) – siamo nel 1975 – e quelle personali del regista convivono in armonia, grazie anche alla negazione del tempo, in un testo cinematografico che non ha bisogno di letto o interpretato ma semplicemente “vissuto” e “visto”.

Praticamente muto, a parte le sequenze in cui si parla una lingua incomprensibile, e quella con il liocorno chiacchierone e filosofo, Luna Nera è intriso di umorismo nero di matrice surrealista e di citazioni cinefile, come quando la protagonista perde le mutandine davanti alla vecchia signora esattamente come Gloria Swanson nel capolavoro di Erich von Stroheim Queen Kelly. L’unicorno sembra arrivare dritto dallo psicoanalitico Images di Robert Altman e le maschere anti-gas dall’apocalittico La città verrà distrutta all’alba di George A. Romero di appena due anni prima.

Non bisogna cercare spiegazioni logiche in Luna Nera. Non perché sia privo di senso come hanno scritto molti critici (fu un grave insuccesso per il regista francese), ma perché è generalmentge difficile trovare una logica nei sogni. E la “luna nera” che illumina, attraverso i colori lividi del “bergmaniano” Sven Nykvist, questo puzzle arcano sembra dirci che non è il caso di svegliarsi perché il futuro è oscuro e minaccioso. E così in qualche modo è stato, a ripensarci quasi 40 anni dopo. E questo lasso di tempo fa guadagnare al film anche un’aura vagamente profetica.

Recensione: culturale.com

 

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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