OSSOS [SubITA]

Titolo originale: Ossos
Nazionalità: Portogallo
Anno: 1997
Genere: Drammatico
Durata: 94 min.
Regia: Pedro Costa

Estrela, baraccopoli creaola alla periferia di Lisbona. Un nato solo da pochi giorni sta per scampare a molte morti. Tina, la giovane madre, lo prende tra le braccia e apre il gas. Salvato dal padre, il piccolo dormirà per le strade della città e si nutrirà di latte elemosinato. Per due volte rischierà di venduto, per disperazione, per amore, per niente…

C’è un malessere abissale nei film di Pedro Costa, un disagio arenato nella dialettica del silenzio, nell’immobilismo, nei lineamenti antiestetici dei suoi attori (in parte non professionisti), un fastidio concreto nell’assistere alla rappresentazione di vite alla deriva, e, nel caso di quest’opera, nel quasi omicidio di una appena nata, nuova eppure già alle prese con le vecchie miserie di suo padre che è disposto ad ucciderla imbevendole le labbrine di alcol pur di non farla soffrire, e di sua madre, noncurante, oscillante, aspirante – del gas – suicida.

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Le unghie sono lerce, le ossa solcano la pelle, gli occhi sono vuoti.

Prequel tra virgolette di In Vanda’s Room con il quale condivide sia la protagonista ferina Vanda Duarte che l’ambientazione diroccata di Fontainhas (quartiere capoverdiano di che oggi non esiste più), ma dal quale si discosta per la tecnica di ripresa (qui pellicola, nel 2000 digitale), Ossos (1997) conferma a priori l’intenzione del regista portoghese di insinuarsi con assoluta discrezione nelle pieghe di un inferno tutto smog e detriti, carpendo l’ presente (l’ossimoro è solo apparenza) degli ultimi che ci sono ma è come se non ci fossero.

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È un’elegia scolpita in un reale, è un monolite nero che addolora.
Il di Costa è così: nella sua indifferenza, sconvolgente.

E mi mostrò come era sterile sperare in giorni migliori, quando non si è nati con l’anima adatta a ottenere giorni migliori. Mi mostrò come il sogno non consola, perché la vita duole di più al nostro risveglio. Mi mostrò come il non riposa, perché è abitato da fantasmi, ombre delle cose, orme dei gesti, embrioni morti del desiderio, spoglie del di vivere.
(Fernando Pessoa, Il dell’inquietudine; Mondadori 2010)

Recensione: pensieriframmentati.blogspot.it

By Anam

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