VITALINA VARELA [SubITA] 🇵🇹

Titolo originale: Vitalina Varela
Paese di produzione: Portogallo
Anno: 2019
Durata: 124 min.
Genere: Drammatico
Regia:

Ancora un nome nel titolo, ancora una staffetta tra personaggi di film in film, ancora uno sprofondare in quel golgota che è il quartiere Fontainhas di Lisbona, di cui Pedro Costa è il grande cantore. Ora segue la di Vitalina Varela nell’ultimo film presentato in concorso al 72esimo Locarno Film Festival, dove ha vinto il Pardo d’oro.

La stanza di Vitalina (e Joaquim)

Vitalina Varela, capoverdiana di 55 anni, arriva a Lisbona tre giorni dopo il funerale del marito, emigrato in Portogallo quarant’anni prima, durante i quali è riuscito a tornare a visitare la moglie solo due volte. Vitalina ha atteso il biglietto aereo per oltre 25 anni. [sinossi]

Il di Pedro Costa funziona con un meccanismo che con il linguaggio corrente potremmo definire di spin off, seguendo personaggi introdotti di film in film, all’interno di un continuum narrativo e anche geografico, nel quartiere popolare Fontainhas di Lisbona, slum della città, popolato da immigrati da Capo Verde, tra vecchie e nuove schiavitù. Valentina Tavares Varela, introdotta nel precedente film Cavalo Dinheiro, è una lontana parente di Ventura, trasferitasi a Lisbona da Capo Verde a seguito del decesso del marito, Joaquim de Brito Varela, avvenuto il 23 giugno 2013. Non riuscita ad arrivare in tempo per i funerali, per ritardi burocratici nel rilascio del visto, celebrati il 27, mentre lei è riuscita ad atterrare su suolo portoghese solo il 30. Vitalina Varela scende dalla scalinata dell’aereo a piedi nudi, inquadrati in closeup, accolta dalle persone che le porgono subito le condoglianze. Vitalina è ieratica, fa onore al suo nome che significa “piena di vita”, e alla sua dura da contadina. È fiera nel raccontare che ha aspettato quarant’anni, da quando, nel 1977, suo marito è emigrato, facendo ritorno solo due volte nel loro villaggio natio di Figueira das Naus, nel territorio montuoso di Santiago, una delle isole di Capo Verde. Ancora un film che palpita attorno a un personaggio autentico, come Vanda Duarte, o Ventura, che ancora viene riportato nel titolo, Vitalina Varela, del film di Pedro Costa che ha trionfato al 72 Locarno Film Festival.

L’immagine di un vicolo lungo, stretto, delimitato da muri molto alti, apre il film Vitalina Varela, dove avverrà una processione – uno sfondo che apparirà anche in seguito. Una sensazione di claustrofobia, che se fossero mura di separazione. Da qui un susseguirsi di scalinate, gallerie, tuguri, strade con i canali di scolo, gente che ramazza, persone che cucinano e mangiano collettivamente, persone disposte come in tableau vivant, straniate. E poi i cimiteri con quelle file di lapidi, suddivise semplicemente per anno. La bidonville di Fontainhas è un golgota, spesso colpito da vento e pioggia estremi, popolato di fantasmi, di zombi. E poi la chiesetta, una caverna platonica dove si formano le ombre che rappresentano gli abitanti del bairro, sobria, spoglia, fatta poco più che di un corridoio, con le seggiole che sono l’unica cosa che sembra illuminata. È il luogo di culto frequentato da Vitalina, dove si incontra con Ventura, qui un prete cieco che si staglia nel nero, dal pulpito.

Vitalina Varela, settimo lungometraggio di Pedro Costa, Pardo d’oro a Locarno 2019, è immerso in un buio pittorico, da cui si uscirà solo verso la fine, con le poche scene diurne, dove peraltro diventa percepibile la ratio del formato, di 1,33:1 concepita insiema al sodale direttore della fotografia Leonardo Simões. Vitalina Varela pulsa, come mai nel suo cinema, di un chiaroscuro caravaggesco, che permea le architetture contorte alla Piranesi, di quel quartiere popolare. Come un effetto espressionista ottenuto paradossalmente con luce naturale. Il buio è connaturato al quartiere Fontainhas dove non c’è illuminazione. E i suoi personaggi, dei mangiatori di patate di van Gogh, hanno una notturna in quanto persone umili, con lavori che li costringono a svegliarsi prima dell’alba. Con Vitalina Varela, Pedro Costa ha firmato un nuovo capitolo del suo dolente e rigoroso.

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