
Titolo originale: Without Name
Paese di produzione: Irlanda
Anno: 2016
Durata: 93 min.
Genere: Drammatico, Horror, Thriller, Esoterico
Regia: Lorcan Finnegan
“Without Name” – L’Oblio della Foresta e dell’Uomo
“La natura non dimentica. L’uomo, invece, crede di poterlo fare.”
Without Name di Lorcan Finnegan (2016). Questa pellicola, avvolta in un’atmosfera onirica e alienante, esplora il confine tra percezione e realtà, tra l’essere umano e la natura primordiale, tra il linguaggio e l’indicibile. Un viaggio che ricorda Annihilation di Jeff VanderMeer o i racconti di Algernon Blackwood, ma che si radica profondamente nel folklore celtico e nelle inquietudini esistenziali dell’uomo moderno.
Eric (Alan McKenna), un geometra specializzato in rilievi territoriali, viene incaricato di esaminare un’area boschiva isolata per conto di un cliente anonimo. Il luogo è avvolto da un’aura densa e silenziosa, abitato da presenze invisibili e da una vegetazione che sembra pulsare di vita propria. Mentre Eric si addentra nel fitto degli alberi, la sua sanità mentale comincia a sgretolarsi. Segni misteriosi, strane scritture e apparizioni ambigue minano la sua percezione della realtà. Il bosco diventa un labirinto, una prigione vivente, un’entità senziente che lo osserva e lo trasforma.
L’Uomo contro la Natura: Un’Ossessione Primordiale
Se c’è un messaggio che Without Name lascia scolpito nella mente dello spettatore, è che la natura non è un semplice sfondo per le vicende umane: è un personaggio, un’entità, un’energia antica e insondabile. Finnegan ci spinge a interrogarci sulla percezione che abbiamo del mondo naturale, su quanto esso sia realmente separato da noi o, al contrario, quanto sia una parte di noi che abbiamo dimenticato.
Il protagonista si avvicina al bosco con il tipico sguardo scientifico e funzionale: per lui la terra è un insieme di coordinate, numeri, mappe. Ma il bosco lo rifiuta, lo assorbe, lo frammenta. E in questo, Without Name è quasi un film lovecraftiano: il contatto con una realtà più vasta e incomprensibile porta all’annientamento dell’individuo.
La Lingua Perduta della Terra
Un aspetto fondamentale del film è il ruolo del linguaggio. L’anonimità del luogo—che non ha nome—riflette la perdita della capacità umana di comunicare con la natura. Gli esseri umani hanno dimenticato il codice segreto del mondo selvaggio, sostituendolo con misurazioni e schemi artificiali. Ma la foresta, impassibile e millenaria, possiede ancora un linguaggio proprio, un linguaggio che Eric è costretto ad ascoltare, anche se questo significa sacrificare la propria ragione.
Visioni Lisergiche e Orrore Subliminale
Finnegan dirige il film con una lente ipnotica: lunghe inquadrature delle chiome degli alberi che sembrano respirare, giochi di luce psichedelici, suoni appena percepibili che rendono il bosco un’entità viva. L’esperienza di Eric si fa sempre più allucinatoria, ricordando le visioni sciamaniche o gli stati alterati di coscienza descritti da Castaneda. Non c’è un nemico tangibile, nessun mostro da combattere: l’orrore è nel disfacimento della realtà stessa.
La colonna sonora e il sound design giocano un ruolo fondamentale, immergendo lo spettatore in un’atmosfera rarefatta, dove il vento tra gli alberi diventa un sussurro minaccioso e il fruscio delle foglie nasconde presenze invisibili.
Conclusione: Un Ritorno all’Ignoto
“Without Name” non è un horror tradizionale. Non cerca jump scare o spiegazioni razionali. È un’esperienza immersiva, un horror atmosferico che si insinua nella mente dello spettatore, lasciandolo con un senso di smarrimento e inquietudine.
Finnegan non offre risposte: lascia che sia la foresta a parlare, che il mistero rimanga tale. Perché, dopotutto, ci sono luoghi che non devono essere capiti, ma solo vissuti.
Anam