WESTWORLD [SubITA] 🇺🇸

Titolo originale: Westworld
Nazionalità: USA
Anno: 1973
Genere: Azione, Fantascienza, Thriller,
Durata: 88 min.
Regia: Michael Crichton

 

Siamo a Delos, luogo di vacanze per i terrestri di un non lontano futuro. Diviso per epoche storiche e popolato di robot debitamente rivestiti, permette ai turisti di “vivere” avventure di ogni genere senza pericoli. Ma a Peter e John qualcosa va storto: i robot iniziano a ribellarsi e il tuffo nel vecchio West si trasforma in un incubo tragico, al quale sembra impossibile trovare una via d’uscita.

“There’s no way to get hurt in here, just enjoy yourself.”

Una delle immagini che sono rimaste più impresse nella memoria collettiva legata al cinema fantastico è quella di Yul Brynner vestito da cow-boy che continua ad avanzare, implacabile, nonostante gli abbiano appena tirato in faccia dell’acido solforico e poi dato fuoco.
È così semplice e potente, questa immagine, da essere ripresa in tanti film successivi a Westworld. Due titoli su tutti: Halloween e Terminator.
Carpenter ha spesso dichiarato che l’ principale per le movenze e la virtuale del suo Michael Myers derivavano dal pistolero robot di Westworld. Possiamo arrivare a dire persino che i vari maniaci mascherati dello slasher discendono tutti da lui. Quanto a Terminator, non devo essere io a spiegarvi quanto e come il film di Cameron, e soprattutto il suo indistruttibile cattivo, siano stati influenzati dall’esordio dietro la macchina da presa dello scrittore Michael Crichton.
Che aveva già scritto e diretto un film per la tv ed era stato autore di diversi della serie Insight. Ma non aveva mai lavorato per un lungometraggio destinato al grande schermo. E non aveva voglia, all’inizio, di farlo con un film di fantascienza, salvo poi rendersi conto che nessun produttore avrebbe finanziato un progetto non sci-fi che portasse il suo nome. Così, nel 1972 finisce di scrivere il soggetto originale di Westworld e lo presenta agli studios. E tutti rifiutano tranne la MGM, che non godeva di ottima fama nella Hollywood degli autori: Altman, Peckinpah, Kubrick, persino Blake Edwards, si erano tutti lamentati di aver ricevuto un trattamento dispotico, spesso con delle vere e proprie imboscate in moviola, dove i produttori si mettevano a rimontare i film senza il permesso dei registi.
Ma Crichton, in ambito cinematografico, è un esordiente e deve abbozzare. Già in pre-produzione, la MGM chiede tutta una serie di modifiche alla sceneggiatura, per risparmiare sul budget già di per sé non proprio faraonico. Ma Crichton riesce a ottenere qualche soldo in più per gli effetti speciali, i primi in assoluto a utilizzare la computer grafica in 2D per le soggettive pixelate del pistolero robot. Roba che, per processare dieci secondi di film ci volevano circa otto ore.

Finite le riprese, Crichton si chiude in moviola con il montatore veterano David Bretherton e tira fuori un pre-montato di oltre due ore, a detta dello stesso regista, “noioso e deprimente”. La MGM non è contenta, Crichton lo è ancora meno. Bisogna rigirare alcune sequenze, tagliarne altre perché non funzionano e portare il prodotto finale verso i canonici 90 minuti.
Non fu una lavorazione facile, quella di Westworld. Ed era comunque un film a rischio, data la sua ibrida: in parte western, in parte fantascienza, in parte addirittura commedia. O forse è meglio usare il termine satira. Eppure, in un momento storico così particolare per il cinema americano, come erano i primi anni ’70, il film divenne il maggiore incasso della MGM per il ’73, ricevette critiche positive e, soprattutto, lasciò un eredità fondamentale per i futuri sviluppi, tecnici e concettuali, del cinema fantastico.
Crichton stesso, anni dopo, avrebbe ripreso il canovaccio base di Westworld, quello del parco di divertimenti fuori e, mettendo i dinosauri al posto dei robot, avrebbe scritto uno dei suoi romanzi più famosi, che a sua volta avrebbe dato vita a una delle saghe di maggiore della storia del cinema.

Quando si parla di film seminali, è proprio a opere come Westworld che ci si riferisce. Non devono essere per forza dei capolavori e, anzi, spesso accade che i loro emuli siano più riusciti. Ma le idee contenute in questi film sono talmente forti da germogliare, da lasciare segni così profondi che basta un fotogramma solo per risvegliare in noi tutta una serie di suggestioni entrate a far parte del nostro immaginario collettivo. Suggestioni che ci sembrano ormai quasi innate.
Ed ecco il pistolero Yul Brynner, vestito di nero come ne I Magnifici Sette, che proprio non vuole morire.

Ma sono comunque tanti i semi gettati da Westworld per il cinema del futuro: le macchine costruite da altre macchine, l’idea di una tecnologia avanzatissima usata soltanto come fonte di guadagno e divertimento, con i suoi principali utenti (i clienti del parco) che ne ignorano del tutto i meccanismi, eppure ne usufruiscono, senza porsi nessuna domanda e, forse per la prima volta al cinema, il concetto di guasto come virus che, dai computer, va a infettare l’intero sistema preposto al funzionamento del parco.

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In fondo, cos’è Westworld? Un non-luogo dove chi è abbastanza ricco da permettersi una vacanza costosissima, può sfogare i suoi istinti più bassi in un ambiente controllato. Non è mai stato particolarmente ottimista sulla umana, Crichton. E la cosa diventa evidente in Westworld: piccoli uomini che si divertono a uccidere, con la sicurezza di non poter essere colpiti a loro volta, che cercano la compagnia di splendide donne (sintetiche, ovviamente) e si atteggiano a survivalisti della domenica. Nel mondo di Westworld, ogni cosa è lecita, l’illusione di realtà perfetta in ogni dettaglio, il sangue scorre sul serio. Ma, durante la notte, i dipendenti del parco arrivano sui camion a recuperare i cadaveri e li portano in laboratorio, dove vengono riparati e rimessi in circolazione la mattina dopo, per essere uccisi da capo.
Un tempio del divertimento che, a un certo punto, impazzisce e si trasforma in un incubo.

L’incarnazione perfetta dell’incubo è il pistolero di Brynner, che pare quasi animato da una rudimentale intelligenza vendicativa, dato che si mette a inseguire proprio l’uomo responsabile di averlo ucciso per ben due volte. Un incubo che, col richiamo al grande film di John Sturges, esce dritto dal mito del cinema Hollywoodiano e diventa un’icona del cinema dell’orrore indimenticabile. Perché, nonostante Westworld appartenga ufficialmente alla fantascienza, l’androide interpretato da Brynner possiede le tipiche caratteristiche dello spauracchio infantile, del mostro che, prima o poi, ti prende. È una maschera, una forma del terrore scatenata da forze che, agli occhi degli ignari frequentatori del parco, possono apparire come soprannaturali e magiche.
Ma non solo: anche i tecnici e gli scienziati che lavorano a Westworld ammettono di non sapere con esattezza come funzionino i robot. Cosa pensino. Se pensino. E non è che Crichton ci dia una risposta in merito. Lascia persino il finale aperto, con quello che sembra essere l’unico sopravvissuto dell’intero parco che contempla i resti carbonizzati del pistolero.
Il di Westworld lasciò Crichton stordito. Non riusciva a interpretare le reazioni del pubblico alle proiezioni: la gente rideva nei “punti sbagliati” e si spaventava in momenti non pianificati per creare tensione e paura. Il regista aveva la netta impressione che il film stesso, e non solo il parco, fosse andato fuori controllo.
Frutto di un’ molto particolare tra inesperienza, velleità autoriali, esigenze commerciali, sperimentazioni tecniche impensabili solo fino a qualche anno prima, Westworld si rivelò un’operazione irripetibile. Il suo seguito, Futureworld, fu un fallimento da tutti i punti di vista e lo stesso Crichton, sfiancato, tornò a dirigere un film solo cinque anni dopo.

Recensione: ilgiornodeglizombi.wordpress.com

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By Anam

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