TODAS LA LUNA [SubITA]

Titolo originale: Ilargi Guztiak
Paese di produzione: Spagna, Francia
Anno: 2020
Durata: 102 min.
Genere: Drammatico, Fantastico,
Regia: Igor Legarreta

Durante le ultime fasi della guerra carlista, una ragazzina viene salvata da un da una misteriosa donna che vive nelle profondità di un bosco. Gravemente ferita e sul punto quasi di morire, la piccola crede di vedere nella signora un angelo venuto a prelevarla per portarla in Paradiso. Scopre invece che quella strana figura le ha donato la eterna in cambio della sua compagnia. Rimanendo bloccata nell’infanzia, conterà innumerevoli lune fino a quando non conoscerà Candido, un uomo umile che la accoglierà come se fosse sua figlia e con cui tenterà di recuperare la vita che le è stata strappata.

Igor Legarreta racconta una storia triste, vampiresca e oscura, in cui una ragazza vittima delle mancanze degli adulti rimane per sempre ancorata all’infanzia.
Nel 2017, Igor Legarreta esordì alla regia di un lungometraggio con Cuando dejes de quererme [+], una coproduzione ispano-argentina che mostrava un dramma familiare con conflitti politici, un certo umorismo e un po’ di romanticismo sullo sfondo. Ora presenta Ilargi Guztiak. Todas las lunas [+], un titolo apparentemente molto lontano da quello precedente ma con il quale ha qualche punto in comune. Perché stiamo parlando di un film che si iscrive nel genere mitologico-fantastico, ma che non cerca lo spavento e il terrore facile, bensì la riflessione e persino l’esistenzialismo affrontando temi importanti come l’immortalità, la fede e, come in quel primo film, le complesse tra genitori e figli.

In particolar modo, il cineasta basco sottolinea con questo racconto terribile quel lato oscuro egoistico dell’amore, quando si pensa erroneamente che la persona amata sia proprietà privata: qui si manifesta in un soffocante rapporto madre-figlio, quando alla prole non è concesso di spiccare il volo, oppure quando si cerca nei un rimedio alla solitudine e al vuoto. In questo film, durante tempi difficili dei secoli passati, una strega (interpretata da Itziar Ituño) cerca di colmare le sue carenze trattenendo una ragazza ferita che trova nella foresta (l’esordiente Haizea Carneros), alla quale non specifica la postilla del contratto che le propone di firmare: in questo caso lo condanna all’immortalità.

Per raccontare una storia così sinistra, Legarreta ha usato un naturalismo magico, anche se suona contraddittorio, perché come il fotografo ceco Jan Saudek, che il regista aveva in mente nella sua messa in scena, ha mescolato una certa crudezza e verismo con un uso speciale del colore: un’atmosfera ombrosa, ma non monocromatica o un falso bianco e nero, anche se l’azione comincia nel XIX secolo, con una parte iniziale bluastra legata alla notte, una parte centrale dai toni caldi e giallastri, per terminare in una terza dove il rosso è dominante.

Inoltre, il film emana un’aura religiosa quando parla di immortalità, di quella capacità di trascendere la morte, contrastando l’idea che la morte faccia parte della vita. Affronta anche il modo in cui la fede promette, come rimedio alla paura di scomparire, una nell’aldilà. Così, i vampiri in questo film evitano la e il dolore, ma finiscono per essere condannati a un’eterna solitudine, lontana dalla gioia; mentre il personaggio di Cándido (Josean Bengoetxea) ha bisogno di sentirsi vivo amando di nuovo… ma in modo generoso.

cineuropa.org

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By Anam

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