THE UGLY STEPSISTER (SubITA)

Titolo originale: Den stygge stesøsteren
Nazionalità: Norvegia, Polonia, Svezia, Danimarca
Anno: 2025
Genere: Commedia, Drammatico, Horror, Psicologico, Satirico, 
Durata: 105 minuti
Regia: Emilie Blichfeldt

In un regno fiabesco dove la bellezza è una moneta di scambio crudele, Elvira, una giovane donna comune e trascurata, lotta per emergere dall’ombra della sua affascinante sorellastra Agnes. Spinta dalla madre ambiziosa, Rebekka, Elvira intraprende un percorso di trasformazione fisica estremo per conquistare l’attenzione del Principe Julian. Tra interventi chirurgici rudimentali e pratiche dietetiche pericolose, Elvira si sottopone a procedure dolorose come la rottura del naso con un martello e l’inserimento di un verme solitario per perdere peso.

La favola, si sa, è lo strumento educativo del potere. E tra le pieghe morbide delle gonne di Cenerentola, tra il tintinnio di scarpe di cristallo e promesse di ascese sociali tramite lo sguardo maschile, si nasconde sempre un coltello. Emilie Blichfeldt prende quel coltello e lo gira lentamente nella carne delle narrazioni canoniche. The Ugly Stepsister non è una rivincita. È un esorcismo.

Chi è la sorellastra? Quella brutta? Quella cattiva? O solo quella che, non essendo stata scelta, è diventata il contenitore delle ombre della fiaba? Blichfeldt riscrive il codice genetico del mito europeo con un linguaggio visivo che alterna l’estetica del videoclip art-house ai sussurri neri del teatro espressionista. La protagonista è un volto spezzato e ricomposto, un’identità liquida che implode sotto gli standard del desiderabile.

Ma questa volta la storia non si piega al lieto fine. Non c’è principe, non c’è danza, non c’è redenzione. C’è solo una lunga discesa nelle radici sporche del femminile non accettato: isterico, sgraziato, scomodo. La protagonista – magistrale corpo simbolico che racchiude generazioni di esclusione – diventa l’archetipo di tutte le donne non raccontate, non rappresentate, non desiderate. Ma vive. E il suo vivere è già un atto di sabotaggio.

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Il montaggio alterna soggettive disturbate a flash visivi, quasi a voler sabotare ogni tentativo dello spettatore di “mettere ordine”. Perché qui l’ordine è il nemico. L’ordine delle fiabe, l’ordine delle famiglie, l’ordine delle aspettative. Ogni scena è un altare e un rogo. Ogni dialogo è una richiesta d’amore lanciata in un pozzo senza eco. Si sentono echi di Angela Carter, ma anche di Maya Deren e delle streghe che ridevano mentre bruciavano.

Blichfeldt non redime. The Ugly Stepsister non vuole la nostra empatia. Vuole che ci riconosciamo nel suo orrore. Che ci chiediamo perché, per secoli, abbiamo accettato una narrazione in cui le donne devono essere belle, gentili, silenziose. E che fine fanno tutte le altre? Le imperfette? Le non scelte? Le arrabbiate?

In questo film, non solo ci mostrano la loro fine. Ce la fanno vivere.

E alla fine, non ci resta che guardare nello specchio, sperando che non sia lo stesso di Grimilde. E forse, per la prima volta, scoprire che essere “brutti” è solo un’altra forma di verità non raccontata.

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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