Titolo originale: The Death of Dick Long
Paese di produzione: USA
Anno: 2019
Durata: 100 min.
Genere: Commedia, Drammatico, Fantastico,Thriller
Regia: Daniel Scheinert
Dick è morto la sera precedente. Zeke ed Earl non vogliono però che nessuno scopra come sia accaduto. Peccato che nella piccola cittadina dell’Alabama in cui si trovano le notizie viaggino velocemente.
Gustosa commistione di dramma, commedia grottesca e noir a cura di un regista in ascesa, è senza dubbio un lavoro ben studiato; ispirato a una storia vera (per chi la conosce), è una rappresentazione dei sobborghi dell’Alabama (ma poteva essere un qualunque stato del Sud) che nei tratti satirici funziona benissimo, senza per forza usare troppi stereotipi; il lato morboso della vicenda è affrontato con notevole stile, riuscendo a raccontare una storia assurda con toni mai troppo carichi e un umorismo nero riuscito, anche grazie a un buon cast.
davinotti.com
Con una bella strizzatina d’occhio ai fratelli Choen, La Morte di Cazzone m’ha conquistato senza difficoltà.
Personaggi super cazzoni, come suggerisce il titolo, socialmente esemplificativi della situazione terrena attuale che è l’incapacità totale, se non di usare la testa, di prendersi alcuna responsabilità.
Giusto per appesantire la commedia.
Giusto per appesantire tutto.
È una commedia tragica.
Fa ridere di brutto perché gli attori sono eccezionali.
Soprattutto Andre Hyland che è un grande.
Anche in “Relaxer” è veramente sopra le righe.
Come bofonchia lui non bofonchia nessuno.
Ma non c’è come una commedia per ficcare di nascosto la tragedia fra le chiappe grasse dello spettatore comodo in poltrona. Si sorride tranquilli e pacifici senza accorgersi del ditone che ravana nei buchetti ormai spanati dei nostri popò.
Ma non si parla della tragedia della morte. È la tragedia dello sgattaiolare cronico. Della sindrome di Peter Pan.
Ma non quello dell’isola che non c’è, il fratello pigro che sta a casa con la play. Peter Pants.
La tragedia della totale opacità delle esistenze di periferia.
Ma non la periferia delle città. La periferia della vita sensata.
Nel film tutto fila benissimo. Diverte, avvince, tiene in sospeso.
Tutto è mosso dalla deficienza inerziale dell’umana progenie nostra, che si rivolta su se stessa come un maiale nella sua cacca. Le verità e le colpe non sono confessate, escono da sole come lo sgradito condimento di una scorreggia mentre sei in fila alla posta. Inevitabile. Troppo tardi.
Popcorn, birretta, la doccia la faccio domani.
C’è sempre tempo per perdere tempo.
Come diceva un cantautore che mi manca tanto:
“il giorno della fine non ti servirà l’inglese”.