DAYS OF ECLIPSE (SubITA)

Titolo originale: Dni zatmeniya
Nazionalità: Russia
Anno: 1988
Genere: Drammatico, Fantascienza, Visionario
Durata: 139 min.
Regia: Aleksandr Sokurov

Dmitri Malyanov, giovane medico e ricercatore, viene mandato in una remota cittadina dell’Asia centrale per studiare il rapporto tra religione, salute e credenze popolari. Il luogo in cui arriva è un deserto mentale e fisico: una distesa di sabbia, caldo e volti enigmatici, dove la realtà sembra sfilacciarsi ai margini. Le persone che incontra parlano in modo frammentario, i fenomeni inspiegabili si accumulano, la sua salute mentale vacilla. Un incarico scientifico diventa un percorso dentro l’invisibile, dove l’eclissi non è solo un fenomeno celeste, ma un’ombra che si posa sull’anima e sulle certezze dell’uomo.

Days of Eclipse è un’opera che non cammina: galleggia. Sokurov la plasma come un monolite ipnotico, un oggetto che non vuole essere interpretato ma contemplato, come si fa con un rito misterioso di cui non si afferrano i gesti ma si percepisce la forza. Niente in questo film è “narrativo” in senso tradizionale: ogni scena è uno stato emotivo, un nodo di percezioni, un frammento di realtà filtrato da un occhio che non distingue più tra il dentro e il fuori.

Malyanov, perso nel deserto, sembra sprofondare dentro un mondo che respira con lentezza cosmica. I colori pallidi, quasi anemici, le inquadrature deformate, le lenti che offuscano la percezione, tutto vibra di un’energia stanca, come se l’universo stesse trattenendo il fiato. Sokurov filma il presente come fosse un ricordo sbiadito, un eco lontano di un’esperienza che non appartiene più al tempo umano. Il risultato è un cinema che toglie terreno sotto i piedi, che ti fa sentire come se stessi assistendo a un’esperienza che accade dietro una lastra di vetro opaco.

Guarda anche  HEAVY METAL (SubITA)

Il deserto non è un luogo geografico ma una condizione esistenziale. Ogni incontro è più un presagio che un dialogo, ogni personaggio un simbolo su due gambe: bambini inquietanti che appaiono e scompaiono, donne che sembrano uscite da visioni febbrili, uomini che parlano come se sapessero più di quanto dovrebbero. La città stessa è un organismo malato, con la luce che batte come febbre sui muri screpolati, con i corridoi che sembrano viscere, con le stanze dove il silenzio pesa come sabbia bagnata.

Sokurov non costruisce tensione: costruisce febbre. La telecamera sfiora i volti come una mano tremante, cattura il sudore, la fatica, il torpore mentale del protagonista. Ogni scena è un sogno che non riesce a svegliarsi. Il ritmo lento, vischioso, invita lo spettatore non a seguire, ma a lasciarsi inglobare. Si ha la sensazione che qualcosa – una forza invisibile, un’intelligenza muta – stia osservando Malyanov da dietro gli angoli, ostacolando la sua ricerca non con minacce, ma con distorsioni, interferenze, deviazioni dell’anima.

E poi c’è il tema centrale: la conoscenza che implode. La scienza che non basta. La religione che non consola. L’uomo che cerca risposte e trova solo miraggi. L’eclissi non è astronomia: è interdizione, velatura, perdita di luce interiore. Sokurov lo mostra senza mai dirlo, lasciando che lo spettatore precipiti lentamente nella stessa vertigine del protagonista.

Days of Eclipse non è un film da capire: è un corpo estraneo da ospitare per un po’. Un oggetto rituale che puzza di polvere, sudore e metafisica. Qualcosa che ti rimane addosso, come il calore di un deserto che non hai mai visitato ma che senti ancora sulla pelle. Un cinema che non rassicura, non intrattiene, non alleggerisce: scava.

Guarda anche  CRYSTAL FAIRY & THE MAGICAL CACTUS (SubENG)

 

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

1 Comment

  • Sono quei film enigmatici che ti lasciano perplesso, lasciano spazio alle interpretazioni, grande Sokurov

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Related Posts