RIVER (SubITA)

Titolo originale: Ribâ, nagarenaide yo
Paese di produzione: Giappone
Anno: 2023
Durata: 86 min.
Genere: Commedia, Fantascienza
Regia: Junta Yamaguchi

Mikoto lavora come cameriera in un tradizionale hotel termale di Kyoto. Un giorno, a fine turno, viene richiamata al lavoro dal proprietario mentre si trova vicino al fiume Kibune, situato dietro l’hotel. Tuttavia, due minuti dopo stata convocata, per qualche misteriosa ragione si ritrova di nuovo di fronte al fiume. Il tempo sembra ripetersi ogni due minuti, una situazione condivisa anche dai suoi colleghi e dai clienti dell’hotel. Dopo ogni ripristino, il tempo torna indietro riportandoli alle loro posizioni originali, anche se con i loro ricordi intatti. Alcuni desiderano ardentemente sfuggire al ciclo, mentre altri preferirebbero rimanere, ma tutti sono alle prese con le proprie difficoltà. Mentre Mikoto osserva lo sforzo collettivo per trovare una soluzione, un inquietante senso di isolamento la avvolge.

Dopo Beyond the Infinite Two Minutes (2020), Yamaguchi Junta torna a utilizzare un paradosso temporale per costruire la storia, ma questa volta lo fa in un modo più convincente rispetto al suo lavoro precedente. In River l’espediente del loop temporale, oltre al piacere del risolvimento della trama, è infatti usato anche per esplorare tematiche esistenziali. 

Nella prefettura di Kyoto circondato dai boschi sorge il vecchio ryokan Fujiya, una sorta di albergo tradizionale giapponese. Un giorno, una ragazza che lì lavora, Mikoto, si prende una breve pausa davanti al fiume Kibune che scorre sul retro dell’edificio. Quando viene richiamata al lavoro, si accorge però di ritrovarsi improvvisamente di nuovo davanti al fiume nella stessa situazione di alcuni istanti prima. Mikoto e le altre persone all’interno dell’albergo, sia i turisti che i membri dello staff, cominciano a capire di intrappolati in un loop temporale di due minuti. 

Le storie incentrate sul viaggio nel tempo o sui paradossi temporali hanno in molte occasioni attirato l’attenzione del cinema giapponese. Spesse volte adattamenti di manga, romanzi o pièce teatrali, non si tratta tanto di lavori di fantascienza classica, ma piuttosto in narrazioni che partendo dall’espediente del salto nel tempo esplorano temi esistenziali o sociali, il più delle volte approfondendo il senso del destino in cui sono intrappolati i protagonisti. Forse il lavoro più conosciuto che affronta queste tematiche è Toki o kakeru shōjo (1965-66), romanzo di Tsutsui Yasutaka adattato più volte per il grande schermo. Da ricordare almeno il live action di Ōbayashi Nobuhiko del 1983 e il lungometraggio d’animazione che fece conoscere il nome di Hosoda Mamoru al grande pubblico nel 2006. Negli ultimissimi anni questa tendenza è continuata con lavori quali Summer Time Machine Blues (2005), It’s a Summer Film (2020), Mondays: see you “this” week (2022) o Beyond the Infinite Two Minutes, diretto da Yamaguchi Junta. Quest’ultimo in particolare esplora l’effetto Droste declinato nel tempo, in un’opera divertente, a basso costo ma molto ingegnosa e che in qualche modo cerca di ricalcare le orme del celebre successo Zombie contro zombie – One Cut of the Dead (2018) di Ueda Shin’ichirō. 

Yamaguchi continua ad esplorare le possibilità narrative offerte dai paradossi temporali in River, film uscito nelle sale dell’arcipelago quest’estate. Qui ogni persona che si trova nell’albergo, dopo lo shock e l’incredulità iniziale, usa il loop di due minuti in cui è intrappolata, per aprirsi agli altri e riflettere sulla propria vita, sia quella passata che quella che verrà. Ogni qual volta il tempo torna indietro infatti, tutti conservano la memoria di quel che è successo nei due minuti precedenti, ciò che cambia è che si ritrovano nella stessa posizione fisica e temporale di prima. L’arresto dello scorrere lineare del tempo offre la possibilità per molti di essi di fermarsi e considerare con occhio più distaccato le relazioni personali in cui si trovano o le scelte professionali che li attendono. É questo il caso, per esempio, di uno scrittore, su cui pesa la data di consegna di un libro e che sfrutta l’anomalia temporale per sviluppare il proprio scritto. Oppure la sottotrama in cui due vecchi amici si incontrano dopo molto tempo e che usano il tempo bloccato per dirsi la riguardo ad eventi passati mai risolti. Ma la protagonista della storia è Mikoto, interpretata dalla talentuosa Fujitani Riko, che a prima vista sembra la causa del loop temporale, ragazza che è in crisi a causa di una relazione sentimentale con uno dei membri dello staff. Se River funziona, al di là del ben congegnato meccanismo che fa evolvere la storia fino a un inaspettato finale, è anche grazie all’interpretazione di Fujitani, brava nel dettare il tono a metà fra il leggero e il serio a tutto il lungometraggio. A creare l’originalità del lavoro contribuiscono in modo determinante anche le ambientazioni, il vecchio ryokan immerso nel bosco con alcune scene che ci mostrano dei paesaggi innevati mozzafiato, è una ventata d’aria fresca in un genere, quella dei film brillanti e indipendenti, che spesso vede le storie ambientate in conglomerati urbani o suburbani, privi di una certa specificità. 

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