Titolo originale: Rebellious Flower
Nazionalità: India
Anno: 2016
Genere: Biografico, Spirituale
Durata: 110 min.
Regia: Krishan Hooda
La storia della vita del guru indiano Osho Rajneesh e del suo pensiero spirituale fondato sulla necessità di vivere la propria vita liberamente e in armonia.
“Fiore ribelle”: un viaggio di ricerca al di là del mito e della fede
In uscita nelle sale italiane il 15 marzo 2018 il primo film sulla vita di Osho
Un uomo che ha saputo cambiare e il cui cambiamento ha ispirato moltissime persone. Arriva nei cinema italiani la vita di Osho, raccontata per la prima volta sul grande schermo. “Fiore Ribelle”, questo il titolo del lungometraggio, è infatti il primo film dedicato al percorso umano e alla visione di Osho, rivivendo un viaggio di ricerca unico al di là del mito e della fede. Osho è stato un professore di filosofia che abbandonò la carriera accademica per girare il mondo come maestro spirituale, invitando l’uomo a vivere pienamente e in armonia tutte le dimensioni della vita. Fautore di una ribellione fondata sul senso critico e sul rifiuto di assumere qualsiasi norma di vita o valore sociale solo perché comunemente accettati, è stato un forte oppositore di ogni tipo di potere. Un film che dunque intende risvegliare il lato “ribelle”, nascosto in ognuno di noi, che dovremmo far sbocciare come un “fiore”.
Diretto dal regista indiano Krishan Hooda, il biopic uscirà il 15 marzo ed è distribuito dalla Mescalito Film, società fondata nel 2011 con l’intento di promuovere cinema di qualità e di rilevanza culturale. Diversi i film che nel corso di questi anni ha distribuito e fatto conoscere al pubblico italiano. L’ultimo in ordine cronologico è proprio “Fiore Ribelle”, che dopo due anni dal suo debutto arriva finalmente anche in Italia. Interpretato da Prince Shah, Shashank Singh, Shaneel Sinha, il biopic è rigorosamente in lingua originale con i sottotitoli.
«La scelta di non doppiarlo – spiega Francesco Notarangelo responsabile della distribuzione della Mescalito Film – rispetta linee editoriali ben precise, come ad esempio tenere i film in lingua originale. Riteniamo che il doppiaggio non renda il giusto valore all’interpretazione di un qualsiasi attore e ci piacerebbe riuscire a rendere il cinema uno strumento per imparare o esercitare anche una nuova lingua. Sappiamo che evitando il doppiaggio rischiamo di perdere una fetta di pubblico o determinate vendite televisive, però ci piacerebbe come avviene nel resto d’Europa, che i film fossero trasmessi tutti in lingua originale, quindi prima abituiamo il cosiddetto pubblico d’essai, prima il passaggio sarà semplice, immediato ed “indolore”».
«La scelta del film – continua – si è invece basata sul fatto che un’importante figura spirituale come Osho non può essere assolutamente snobbata, presa in giro sui social o non considerata. Ci sono centinaia di persone che adorano il Maestro e distribuire un film del genere come evento vuole essere una carezza affettuosa a tutte quelle persone che amano e che non smettono di farlo. Come ha detto Osho a proposito dei suoi sannyasin-amici : “Non sono mendicanti, ma imperatori. Danno e restano semplicemente ad osservare che succede”».
Recensione: ilmanifesto.it
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