RADIO FREE ALBEMUTH (SubITA)

Titolo originale: Radio Free Albemuth
Paese di produzione: USA
Anno: 2010
Durata: 111 min.
Genere: Fantascienza
Regia: John Alan Simon

In una versione alternativa degli Stati Uniti governata da un regime totalitario mascherato da democrazia, Nicholas Brady, impiegato di una casa discografica, comincia a ricevere trasmissioni da un’intelligenza aliena chiamata VALIS (Vast Active Living Intelligence System). Spinto da queste visioni, si ritrova al centro di una rete clandestina che cerca di risvegliare le coscienze e rovesciare il regime. A scrivere la storia, come testimone e complice, è il suo migliore amico: uno scrittore chiamato… Philip K. Dick.

C’è una frequenza segreta che attraversa l’universo.
Non si sintonizza con antenne, ma con ferite.
E Radio Free Albemuth parla proprio di questo: della verità che arriva quando il mondo mente troppo forte per essere ignorato.

Tratto dall’omonimo romanzo postumo (e semi-autobiografico) di Philip K. Dick, questo film è l’anello mancante tra le sue visioni mistiche e la paranoia politica. È un frammento di realtà alternativa che vibra sulla soglia tra profezia e allucinazione, tra lo spirituale e il complottista. E sì, anche tra la fede e la follia.

John Alan Simon affronta un’impresa pericolosa: adattare Dick senza sterilizzarlo, senza semplificare. E ci riesce a metà, ma in quella metà ci sono lampi di fuoco.
Perché Radio Free Albemuth non vuole essere intrattenimento. Vuole essere una sveglia cosmica.
Il film rifiuta il ritmo da blockbuster: è denso, dialogico, contemplativo, a volte grezzo nei mezzi, ma sincero nel messaggio. Non ti prende per mano, ti lancia in un universo dove Dio è un satellite e il Messia potrebbe essere un impiegato di Berkeley che ascolta i Beatles al contrario.

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VALIS – l’intelligenza vivente extraterrestre – non è solo una trovata narrativa. È un riflesso della fede gnostica di Dick, di quel suo delirio lucido in cui la realtà è un’illusione architettata da poteri oscuri, e l’unico modo per uscirne è svegliarsi… ma non dal sogno, bensì dalla veglia.
Il film non fa sconti. Parla di manipolazione mentale, di un’America che somiglia sempre più a un culto totalitario, di un popolo imbambolato da musica vuota e bandiere ipnotiche.
Sembra girato ieri. O domani.

Shea Whigham nel ruolo di Dick stesso è straniante e necessario.
Perché qui, il protagonista non è l’eroe. È il testimone.
Un profeta riluttante che guarda il disvelamento con lo sguardo ferito di chi ha visto troppo.
Il vero protagonista è il messaggio.
Quella frequenza invisibile che passa attraverso visioni, canzoni, sogni e trasmissioni radio pirata.

La pellicola è imperfetta, sì. Ma anche le visioni lo sono.
E come ogni vera rivelazione, Radio Free Albemuth non ti lascia comodo.
Ti mette in discussione. Ti chiede da che parte sei.
Con chi riceve il segnale?
O con chi lo distorce?

Non è un film per chi cerca azione. È un film per chi cerca risposte.
O meglio: per chi ha capito che le risposte non bastano più, e vuole mettersi in ascolto.

In un’epoca dove il rumore di fondo è diventato la nuova religione, questa piccola opera fantascientifica ci ricorda che la salvezza potrebbe arrivare proprio da dove meno te l’aspetti: da un pensiero, da una frequenza, da una voce interiore che sussurra:
“La realtà è un inganno. E tu sei il glitch.”

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