ON BODY AND SOUL [SubITA]

Titolo originale: Testről és lélekről
Paese di produzione: Ungheria
Anno: 2017
Durata: 116 min.
Genere: Drammatico
Regia: Ildikó Enyedi

Animale. Maschio. Femmina. Corpo. Anima. Cinque parole e un film che le mette insieme. La risultante: una commedia. Una commedia che è, letteralmente, la costruzione di un amore pezzo dopo pezzo. L’ungherese Ildikó Enyedi – autrice anni fa di un’altra splendida storia d’amore, Tamás és Juli – ha scritto il suo film come una spirale concentrica, partendo da lontano e accostando dimensioni oniriche e rappresentazioni realistiche e rivelando un po’ alla volta il senso palese del racconto. e anima, vincitore lo scorso febbraio dell’Orso d’oro alla Berlinale, è fatto di sogni e di segni; è ovviamente un film psicanalitico, non troppo concentrato, però, sui meccanismi simbolici che mette in scena. È un film che ha l’intelligenza di trasformare il mondo che racconta nell’effetto finale, esplicito eppure mai banale, della convergenza di molteplici azioni e reazioni.

Centro del film è un mattatoio: ai piani superiori dell’edificio, i dirigenti osservano gli operai; ai piani inferiori, gli operai macellano mucche dallo sguardo vacuo. Tutti si guardano, si studiano e desiderano, nessuno si tocca. Insieme, dirigenti e operai, si incontrano nella mensa aziendale. Due personaggi, il direttore finanziario e la nuova responsabile della qualità, lui cinquantenne con un braccio paralizzato, lei trentenne apatica e vagamente autistica, si conoscono durante un pranzo dopo essersi osservati a distanza. La storia d’amore racconta dal film è ovviamente la loro, ma prima di arrivarci, immersi in un’atmosfera grigiastra da mediocrità esistenziale che un po’ alla volta si apre a un umorismo e una dolcezza inattesi, bisogna assistere al progressivo e complesso avvicinamento dei due soggetti amorosi, come se ogni passaggio fosse la tappa di un processo onirico.

Lui e lei si incontrano prima di tutto nei sogni che fanno quotidianamente e, almeno inizialmente, a insaputa l’uno dell’altro: sono due cervi, una maschio e una femmina, che si annusano e si toccano, bevono nell’acqua dei ruscelli e cercano cibo in una innevata. A farli incontrare veramente, oltre lo sguardo e la vicinanza fisica, è altrettanto ovviamente una sorta di terzo incomodo da commedia hollywoodiana, l’altro che fa da terzo vertice di una relazione che ha il terrore del numero due, del confronto, e dunque dell’amore vero. Tocca perciò a una psicologia avvenente e sessualmente disinibita, chiamata a fare perizie sugli impiegati del mattatoio, scoprire il mistero dei sogni in comune dei due futuri innamorati e dare il via alla relazione amorosa. E mentre i due si avvicinano fra mille tentennamenti, il resto dei personaggi del film, e con loro gli animali, gli oggetti, la musica e gli ambienti che ne fanno parte (con la macchina da presa che sta quasi sempre dietro vetri, porte e finestre per inquadrare e ingabbiare le figure) partecipano a una sinfonia di segni pronti a ripresentarsi e a scambiarsi di senso.

«Il linguaggio è una pelle», diceva Roland Barthes, «io sfrego il mio linguaggio contro l’altro». e anima sta racchiuso in una frase come questa, racconta l’amore parlando soprattutto di corpi (corpi di animali squartati, corpi di altri animali che si amano toccandosi, corpi di uomini e di donne che non sanno toccarsi ma un po’ alla volta imparano a farlo…). Nel corso del corteggiamento amoroso a distanza fra i due protagonisti, le azioni ritornano, tutto diventa numero, ripetizione, oggetto mummificato. Le frasi dette sono memorizzate e trasformate in ricordo vuoto, al limite del patologico; il sangue fa prima orrore, poi diventa il segno di un che comincia finalmente a battere; un braccio insensibile è un oggetto ingombrante che non è da ostacolo durante il sesso. Oltre la vacuità del reale, per fortuna, c’è l’incontro di due anime, non solo una combinazione di presenze.

«È come se avessi delle parole a mo’ di dita, o delle dita sulla punta delle mie parole», scrive ancora Barthes, e la regia e la scrittura di Enyedi, in questo film intelligentissimo e buffo, in linea con una certa tendenza del cinema da festival (Corpi, Vi presento Toni Erdmann, Il cittadino illustre) che sta rivitalizzando la commedia a partire da una rappresentazione surreale della malattia fisica e mentale, ha la grazia di un discorso amoroso in punta di parola, complesso, ragionato, sottilmente doloroso, ma per una volta in stato di grazia sognante e indulgente verso il genere umano.

Guarda anche  FEHERLOFIA [SubITA]

(cineforum)

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