O LUCKY MAN ! [SubITA] 🇬🇧

Titolo originale: O Lucky Man!
Paese di produzione: UK
Anno: 1973
Durata: 178 min.
Genere: Commedia, Drammatico, Grottesco, Fantastico
Regia:

Mick Travis è un giovane arrivista che cerca di fare i soldi come piazzista di caffé. Subisce un’incredibile quantità di traversie, tra scienziati pazzi, gruppi rock e ingegneri nucleri, ma queste non riescono a intaccare il suo robusto e irragionevole ottimismo.

Grottesco percorso di formazione di un Candido voltairiano, seconda tappa dell’ideale trilogia di Mick Travis, iniziata con Se… e chiusa anni dopo con Britannia Hospital. Malcolm McDowell (autore del soggetto) e l’arrabbiato sparano a zero sui punti cardinali (vedi i cartelli intercalati) del sistema capitalistico, con una satira sociale brechtiana in cui l’umorismo nero dileggia acremente una realtà patologica, fra interpreti impegnati in più ruoli (diverse facce della stessa medaglia), impiegati servili, poliziotti e scienziati spudorati, con il paraocchi, controspionaggio e militarismo paranoici, borghesia perversa, spregiudicati imprenditori conniventi con politica, guerre e del Terzo Mondo. Ancor più sciagurata è la gommosa malleabilità di Mick Travis: non reagisce, subisce e sogna l’integrazione con un atteggiamento ingenuamente spavaldo e confidente nel dio denaro, vittima e artefice della propria condizione tragica. Se la madre di tanti mali è l’ipocrisia moralista, Anderson non risparmia i sacri (l’affamato, in chiesa, non può cibarsi dei doni fatti a Dio; una Madonna allatta Mick Travis che, per due volte, ha accettato la mela del peccato) e il buonismo (i barboni di Arancia Meccanica si vendicano del Travis diventato retto). Il racconto è circolare: l’ultima tappa del cammino di quest’uomo “fortunato” (rigettato dal Sistema, colpevole di non saper “giocare”) è lo star-system, lo stesso Anderson lo scrittura come protagonista del film. Solo nella rappresentazione si può ridere…per forza (recitando) e il (finto) film muto che Anderson mostra in apertura testimonia l’eternità della sofferenza del misero. Qualche accostamento allegorico semplicistico e la messinscena teatrale (poco immaginifica) appesantiscono una visione di lunga durata (183’), sollazzata però dalle belle canzoni di Alan Price.

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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