NINJABABY [SubITA]

Titolo originale: Ninjababy
Paese di produzione: Norvegia
Anno: 2021
Durata: 1038 min.
Genere: Commedia, Drammatico, Visionario
Regia: Yngvild Sve Flikke

La ventitreenne Rakel si accorge fin troppo tardi di essere incinta di sei mesi in conseguenza di una notte non proprio romantica. La sua vita in quel momento cambia improvvisamente: mentre il fidanzato, che non è il padre del bambino, non ha problemi con il fatto che diventi madre, lei non si sente per nulla pronta. Poiché l’aborto non è più una delle opzioni su cui puntare, Rakel decide che darà in adozione la creatura una volta nata. Il resto della gravidanza sarà però segnata dalla presenza di Ninjababy, un personaggio animato che, uscito dal suo taccuino, le renderà la vita un vero inferno ricordandole costantemente quanto lei sia una persona cattiva.

Delizioso e spumeggiante, Ninjababy è una commedia agrodolce capace di ribaltare gli stereotipi sui ruoli “naturalmente” congeniali ai generi, di mettere in discussione convenzioni sulla e ataviche tare sulla sessualità con tenace leggiadria e il sorriso sulle labbra. Secondo lungometraggio della regista norvegese Yngvild Sve Flikke, presentato alla Berlinale 2021 nella sezione Generation 14plus, il film esce in Italia grazie alla meritoria Tucker Film che ha ben individuato un lavoro interessante, divertente e per nulla banale: in altri tempi si sarebbe detto che il film poteva aspirare a diventare un caso anche al botteghino, in questi chissà…

Incorniciato da una filigrana indie da inizio millennio – è tratto da un fumetto norvegese del 2011, Fallteknikk di Inga H Sætreda – il film si apre non a caso come una graphic novel presentandoci subito un personaggio femminile fantastico, Rakel (l’espressiva e irresistibile Kristine Kujath Thorp), ventenne bella, buffa, vestita orrendamente, sboccata, disordinata e incasinata, che disegna benissimo e che infatti punteggia con la sua immaginazione il film di disegni e motivi grafici nei momenti più emotivi. Rakel è così incasinata che non si rende conto neppure di essere incinta: è la sua coinquilina a suggerirle che forse l’olfatto ipersviluppato, il mettere su chili e il fatto che non abbia il ciclo da mesi possa dipendere non tanto dalla pillola anticoncezionale che assume da un po’ ma da una gravidanza. Rakel, che ha una sana e promiscua attività sessuale, non crede proprio sia possibile anche perché di recente non ha avuto troppi incontri: però, certo meglio fare un test. Che chiaramente risulta positivo. Il padre, secondo Rakel, dovrebbe essere Mos (Nader Khademi) un tizio goffo ma carino e che “odora di burro”, che Rakel e la sua coinquilina hanno testé visto essendo l’insegnante di aikido di cui le due ragazze hanno fatto una lezione di prova (“…ma io con quello ci ho scopato!” dice Rakel all’amica vedendo Mos). A seguito della scoperta, il dubbio neppure si pone: sarà aborto perché col cavolo che Rakel vuol diventare madre. Fatto è che, quando arriva in ospedale per la visita e per interrompere la gravidanza, la dottoressa dà alla nostra eroina una notizia inaspettata: non è incinta di poche settimane ma di sei mesi e mezzo. La sua pancia è cresciuta poco, ma può succedere e il bambino è del tutto formato: di abortire non se ne parla proprio e neppure che Mos (che è stato informato della gravidanza) sia il padre. Cosa fare, non volendo assolutamente un figlio e dopo aver individuato in un tizio che Rakel ha soprannominato ironicamente “Minchia Santa” il suo fecondatore? Un bel guaio. Ma fin qui (e per tutta la prima parte del film) Ninjababy ha fatto ridere lo spettatore con i collegamenti mentali della protagonista, una che beve forte e non disdegna droghe e che si chiede quanto possa essere sballato anche il feto, o con dialoghi di grande naturalezza e lievità che invece affrontano problematiche enormi. Perché sono le femmine a doversi occupare di dove va a finire lo sperma di un amante occasionale? Perché la gravidanza è tutta un affare di donne? E anche la contraccezione: ma non potrebbero, questi qua, farsi una vasectomia da giovani e rimettersi a posto il pene quando desiderano figli? Gettate le premesse per un film che, con folgorante brillantezza, costringe a ripensare parecchie “verità”, Ninjababy conquista nella prima metà la e la simpatia di chi lo guarda per affrontare nella seconda parte le questioni meno afferenti alla commedia ossia che ne sarà del bambino e chi gli farà da genitore. Si darà in adozione? O Rakel (che immagina il suo esserino come un feto-ninja nel fumetto mentale che sta elaborando) vorrà alla fine fare la mamma? Nella seconda parte si articola anche la traccia rom-com, per quanto bislacca: Mos piace tantissimo a Rakel e a lui piace tantissimo lei. Ma che ne dice Minchia Santa che è pur sempre il padre del nascituro? Rakel è “La persona peggiore del mondo” (per citare il titolo di un film che, in maniera molto diversa, ritrae un convincente personaggio femminile alle prese con la crescita e anche con la gravidanza) se l’obiettivo della donna è essere una madre felice e soddisfatta. Invece è un personaggio credibilissimo, una ventenne piena di vita che ciondola molto senza costrutto ma ha in realtà le idee chiare su quel che desidera.

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La struttura del film è estremamente efficace, classica nei suoi tre atti, gettando inizialmente le basi di una commedia incentrata su una ragazza poco convenzionale e circondandola di personaggi e situazioni spassose (come la scena in cui Rakel finge di essere un’altra per prendere parte a una riunione di genitori in attesa di adottare), facendo poi seguire un classico momento ponte in cui Rakel inizia a elaborare la realtà ineluttabile che ha di fronte, per sviluppare poi i suoi rapporti sentimentali e farle trarre la sua decisione. Senza tirarsi indietro di fronte a momenti drammatici, di incertezza e dubbio o di vera e propria sofferenza, mischiati a scene da commedia degli equivoci. Così il film riesce a reggere l’ultimo atto che racconta le scelte e la risoluzione della vicenda: un’impresa non facile visto che Ninjababy non cade nell’ovvio, nella retorica, nelle conclusioni più scontate, ma propone un modo differente di vivere le situazioni, scoprendo assetti che sono lì, di fronte a noi, ma che culturalmente non siamo pronti ad individuare come possibili. È poi molto interessante che la scena finale non sciolga tutti i emotivi, pur mostrando senza lasciare dubbi come è andata a finire la faccenda: un finale definito ma aperto allo stesso tempo in cui si afferma il diritto di una donna di decidere chi essere. Tra canzoni pop, un’immersione in un mondo di nerd e il continuo richiamo al graphic novel, Ninjababy riesce a indicare una strada che forse nessuno aveva mai trovato prima nei film che parlano di gravidanze precoci e indesiderate (di cui uno dei più famosi resta senza dubbio Juno di Jason Reitman) e lo fa senza impartire lezioni assolute ma semplicemente vagliando le possibilità della vita che sono sfaccettate e ampie. O almeno sembrano esserlo in Norvegia. Perché, in effetti, pensando a questo film e al sopracitato La persona peggiore del mondo di Joachim Trier viene anche da pensare a quanta strada debbano fare altre cinematografie (e altre società, di cui le cinematografie sono uno specchio ovviamente) per mostrare femminilità forti e non conformi in relazione a un maschile che le accompagna ed è capace di ridefinirsi, di amare, di cambiare.

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By Anam

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