MANJI [SubITA]

Titolo originale: Manji
Paese di produzione:
Anno: 1964
Durata: 91 min.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale
Regia: Yasuzô Masumura

Sonoko, una annoiata casalinga che si avvicina alla mezza età, incontra a una scuola privata d’ la giovane Mitsuko. Sonoko realizza un suo ritratto e – quando la invita a casa sua – la passione tra le due finisce per divampare.  Incapace di analizzare razionalmente cosa le stia succedendo, Sonoko diventa ogni giorno che passa sempre più ossessionata dalla sua nuova amante.

Sceneggiato da Kaneto Shindo, è il primo adattamento cinematografico di un celebre di Junichiro Tanizaki, “La buddista” del 1928 (“Manji”, il titolo originale, è il nome con cui i giapponesi designano la svastica, simbolo che con i suoi quattro bracci si riferisce ai quattro amanti interconnessi nel racconto), portato poi al cinema numerose altre volte (è alla base, fra gli altri, di “Interno berlinese” di Liliana Cavani). Fedele alla trama originale, la pellicola ne conserva tutti gli elementi principali: la morbosità psicologica, la struttura labirintica, l’ossessione per la bellezza che porta all'(auto)distruzione, la natura letteraria (l’intera vicenda è narrata da Sonoko a un misterioso ascoltatore, un uomo che resta muto e che potrebbe essere uno scrittore, un agente di polizia, o un rappresentante degli spettatori stessi). Non mancano infatti inganni, manipolazioni, sospetti e tentativi di suicidio. Peccato solo che il film possa oggi risultare un po’ datato, per via di un’evoluzione dei rapporti fra i personaggi che, se funziona in astratto sulla pagina scritta, risulta più inverosimile nel di una rappresentazione cinematografica che sfiora l’exploitation (ma che non supera mai il confine del cattivo gusto, mantenendo anzi una certa raffinatezza nella composizione). Ayako Wakao era la musa del regista, protagonista in una ventina dei suoi film.

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By Anam

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