MAGIC MAGIC [SubITA]

Titolo originale: Magic Magic
Nazionalità: Chile, USA
Anno: 2013
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 98 min.
Regia: Sebastián Silva

Mentre è in vacanza con l’amica Sarah (Emily Browning) nei pressi di uno spettacolare lago cileno, la giovane americana Alicia (Juno Temple) comincia ad avere inquietanti visioni e non riesce a chiudere occhio. Man mano che le due amiche si addentrano nei boschi del Cile, insieme anche al fidanzato di Sarah, alla sorella di lui e a uno strano amico americano, le visioni di Alicia diventano ancora più oscure e agghiaccianti, costringendola a cercare una risoluzione che peggiorerà ulteriormente la situazione.

Un gioiello.
Film polisemico se ce n’è uno, apparentemente immediato ma in realtà talmente pieno di possibili interpretazioni da renderlo quasi unico.Denso, intensissimo. Mix di realismo, metafora, suggestione ipnotica. Una ragazza americana se ne va in Cile. Succedono tante piccole cose che la mettono a disagio, un disagio talmente forte da sprofondarla in un buco nero di cui non si riesce a vedere la fine.

Questo film fa parte de La Promessa (4/15)

Nel post-lista in cui consigliai ai giovani di oggi 20 film che li avrebbero costretti a pensare almeno un minimo (dato che Babadook non l’aveva capito nessuno) mi ritrovai nei commenti quello di un utente mai letto prima. Mi diceva soltanto “aggiungerei Magic Magic”. Vedete, quando qualcuno mi consiglia un film allo sfinimento io molto difficilmente lo vedrò. Quando invece mi trovo consigli estemporanei e lapidari la curiosità va a mille. Considerando poi che questo utente è comparso là per la prima volta all’improvviso, che questo film non l’avevo mai sentito e che lo stesso utente, pochi mesi dopo, aveva un account scomparso, beh, la curiosità era così forte che misi questo Magic Magic, senza sapere manco di che parlava, tra i film da vedere per forza quest’anno. Beh, straordinario. Raramente mi sono trovato davanti un film così asciutto ma al contempo con così tante chiavi di lettura. Magic Magic è un film intensissimo, denso, psicologicamente claustrofobico.
Alicia accompagna sua cugina Sara a Santiago del Cile. Per lei è la prima volta fuori dagli Stati Uniti. Sara invece laggiù studia ed ha il suo fidanzato, Agustin. Alicia è un pò spaesata e lo diventa ancora di più quando Sara, per un impegno improvviso – lei dice un esame universitario – se ne va, lasciandola sola con Agustin, il suo amico “pazzo” e sessualmente ambiguo Brink e la sorella dello stesso Agustin. Alicia è sempre più a disagio con quei 3. E anche quando torna Sara il disagio aumenta e aumenta. Alicia sembra non essere più la stessa di prima. Film polisemico se ne esiste uno, Magic Magic ha la sua forza nell’atmosfera che crea, nelle interpretazioni dei suoi giovani protagonisti, nello script formidabile (solo apparentemente basico, in realtà pieno di cose dentro da far paura) e, soprattutto in questo suo lasciare adito a mille interpretazioni senza dare alcuna certezza di quale sia, sempre che ci sia, quella giusta. (ora capisco perchè quel benemerito utente lo mise in quella lista)

Alicia all’inizio è sì un pò agitata ma soltanto per il questo suo ritrovarsi in un paese sconosciuto a vivere un’esperienza per lei altrettanto sconosciuta. Poi iniziano ad accadere tante piccole cose. La musica della radio impossibile da cambiare, il cucciolo di cane prima salvato, poi abbandonato, Sara che se ne va via (secondo abbandono), gli amici rimasti con lei che spesso parlano in spagnolo (nemmeno lo spagnolo classico poi, ma quello cileno), Brink che si comporta in modo sempre più strano ed ambiguo, l’omicidio del pappagallo, l’astio della sorella di Augustin, Sara che non ritorna quando doveva, un cane che a far sesso con lei e tante altre piccole cose che mandano Alicia in uno stato di panico (latente perlopiù, a volte manifesto) talmente grande che, tra le altre cose, le impedisce di dormire (particolare forse decisivo). Sara tornerà pochi giorni dopo mai ormai Alicia è sprofondata in un buco nero dal quale non riesce ad emergere. Uno di quei film, quindi, che lavorano di piccoli mattoncini, che costruiscono impalcature psicologiche talmente complesse da non riuscire a vederne la forma. Ma cosa è successo ad Alicia? Impossibile dirlo con certezza. Magic Magic, come ho detto più volte, può avere troppe chiavi di lettura.

Metaforicamente Alicia potrebbe rappresentare una purezza d’animo sporcata dal cinismo e dalla cattiveria altrui. Il cucciolo, il pappagallo, il carattere sopra le righe degli altri potrebbero aver lentamente divelto e travolto il carattere buono e mite della ragazza. Come se tutte quelle piccole cose avessero creato in lei un disagio talmente forte ,e vissuto in circostanze talmente particolari (lei migliaia di km lontana da casa e circondata da persone che non conosce), che in qualche modo hanno mandato tutto in corto circuito, lei così piccola, sola e indifesa. Quando ti senti sola, “minacciata” e non a posto con chi ti sta vicino e col luogo dove stai, ogni piccola cosa può avere effetti devastanti per la psiche. In questo senso anche l’impermeabile indossato sempre da Alicia (senza che piova mai o stia per piovere mai) l’ho visto come simbolo di protezione verso una minaccia che non si riesce ad inquadrare. Ci deve essere per forza anche una lettura sessuale. Già una delle prime scene, quella di lei che fa la doccia in posizione quasi fetale (tipica nell’immaginario comune a quella, ad esempio, del post stupro) dimostra una certa chiusura di Alicia in tal senso. Ma poi i riferimenti saranno sempre più forti. Il probabile aborto di Sara, il comportamento a metà tra il maschile invadente e il femmineo di Brink, il ballo liberatorio e sensuale di Alicia sotto (?) ipnosi, la scena di notte con lo stesso Brink, è possibile che Magic Magic racconti di un traumatico ed improvviso “risveglio” sessuale di una ragazza o vergine o dal passato contraddistinto da abusi.

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Ma possiamo andare avanti. Ho parlato di ipnosi. Sono arrivato alla fine del film quasi convinto di un’altra possibile lettura. Ovvero quella che tutto il film, o gran parte di esso, siano soltanto uno stato di trance di Alicia, magari dopo la visione del video che le mostra Agustin sul pc (e, attenzione, nei titoli di coda queste trame ipnotiche ritornano, devono essere importanti). In tal senso la sua disperazione di “non riesco a dormire!” l’ho vista al contrario, come una specie di “non riesco a svegliarmi!” dalla trance. E così si spiegherebbero anche tutte le scene al confine tra il vero e il falso (ha davvero telefonato all’amica in collina? ha davvero molestato Brink quella notte?) , il reale e l’onirico (quella che illumina la stanza e le guarisce la mano), di cui Magic Magic potrebbe esser pieno. Attenzione, anche in una lettura più reale, ovvero quella per cui Alicia stia vivendo gli effetti devastanti della privazione del sonno, è giustificabile questo suo trovarsi in un mondo di mezzo tra sogno e realtà. Juno Temple è magnifica, ma lo sono tutti. Michal Cera (scusate la battuta, ma se la scena del fuoco vedeva lui come protagonista erano cazzi) è straordinario nell’interpretare questo personaggio così odioso, a volte cinico, a volte checca isterica, sempre troppo sopra le righe, minaccioso. Ma un altro aspetto che ho trovato interessantissimo in questo film è anche questa diversa percezione che abbiamo di quei ragazzi. Per metà film ci sembrano una minaccia (ci identifichiamo con Alicia), insopportabili, ambigui, forse persino cattivi. Poi quando la ragazza impazzirà li vedremo sotto un altro punto di vista, innocui, preoccupati, sinceramente vicini a lei.

Ci sono scene da pelle d’oca, come quella sulle rocce quando Alicia non riesce a tuffarsi (altra metafora? di cosa? di disagio? sessuale? ) o come quella in cui poi riuscirà a farlo di notte. A tal proposito un’altra possibile lettura del film potrebbe essere quella di una ragazza che si sente “diversa” dagli altri, sbagliata, spenta, inadeguata. E questo suo tuffo prima non riuscito e poi invece sì potrebbe rappresentare un voler dire “Ecco, vedete? sono come voi”. La stessa Sara per non farla saltare le dice (molto intensa come cosa) “Ci dispiace, scusa! torniamo al sole della California!”, come se la “prova” alla quale era sottoposta Alicia non valesse più. Tra l’altro nella stessa scena la pecora “innocente” buttata a mare dal cane è un’altra chiara metafora. Ma come dimenticare la sequenza, sopracitata, del ballo, quella, secondo me straordinaria, quasi horror, del disperato viaggio in macchina per salvare la ragazza. Si sentono nuovamente gli abbai di cuccioli di cane, riparte la stessa iniziale musica della radio, una scena degna del miglior Lynch, un concentrato impressionante, tra sogno e realtà, di tutto quello che avevamo visto e vissuto finora (del resto anche l’interpretazione dell’incubo può essere una delle tante). Apnea. E da apnea è anche il pazzo, inquietante e doloroso finale. Magia o realtà? o morte? Un’alga andata di traverso o qualcosa di trascendentale che possiede la ragazza? Troppe cose, troppe letture, troppe suggestioni. Lettore misterioso, che tu sia benedetto

Recensione: ilbuioinsala.blogspot.it

 

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By Anam

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