LA VALLE DEL PECCATO (SubITA)

Titolo originale: Vale Abraão
Paese di produzione: Portogallo, Francia, Svizzera
Anno: 1993
Durata: 187 min.
Genere: Drammatico
Regia: Manoel de Oliveira

La valle del Douro, in Portogallo. Qui vive Ema, che ha sposato, senza amore, un medico. È leggermente claudicante, ma fin da bambina ha scoperto il suo enorme potere di seduzione sugli uomini. Ora, con due figlie, una ricca proprietà, una bella casa, la larga agiatezza, molti amici intelletuali, cerca, come la Emma Bovary di Gustave Flaubert, un amante, poi un altro, poi un altro ancora. Ema, disillusa sognatrice, si lascia cadere nel fiume. L’ultra ottuagenario De Oliveira, con ironia mista a comprensione, compone il ritratto affascinante di una “peccatrice” e dell’ambiente (naturale e umano) in cui essa vive.

La valle del peccato (in originale Vale Abraão) è un capolavoro filmico di oltre tre ore del 1993, girato dal recentemente scomparso Manoel de Oliveira, portoghese purosangue, cantore di Lisbona e del Portogallo tutto.

Il film è tratto da un romanzo, precedente di due anni, della scrittrice portoghese Augustina Bessa-Luis, ma è – in sostanza – una rilettura in chiave lusitana del romanzo Madame Bovary di Gustave Flaubert.

La claudicante Ema (interpretata da una straordinaria e bellissima Leonor Silveira) vive nella valle del Douro; qui ha sposato un medico del quale non è minimamente innamorata. Di conseguenza esercita il suo su una serie di individui che ergerà a suoi amanti di letto e non. Nell’edizione italiana la voce narrante è quella bellissima di Aroldo Tieri che, a inizio film, con il fermo immagine che riprende la valle, a connotare “fiabescamente” il tutto, ci dice appunto che “nella valle di Abramo avvengono cose che…”, una sorta di “Once upon a time…” in salsa borghesemente e pruriginosamente portoghese.

Un film ostico, i profani lo definirebbero “lento”, anche se poi mai ho ben compreso cosa questa parola significhi, appioppata a un film! A mio modesto parere non esiste la lentezza filmica, è un modo “ignorante” (in senso latino, quindi non offensivo) per classificare una pellicola con un certo grado di difficoltà. Certo, De Oliveira sarà “lento” in confronto a un film di Michael Mann che però, a sua volta, sarà lento in confronto ad altro… e così via. Eppure soggetti che, dalla sera alla mattina, si ergono a critici di cinema, continuano a usare smodatamente questo termine… contenti loro! Eppure queste tre ore di lentezza (sic!) scorrono meravigliosamente e poeticamente, poggiate in larga parte su silenzi eloquenti e cerebralmente creativi; la spiritualità si respira come fosse aria, ma si taglia anche come fosse solida.

È un cinema di parola (silente) quello di De Oliveira (il suo Un film parlato è del 2003), una parola che avvolge chi lo visiona, un sussurro costante e intimo, un’intermittenza del cuore alla maniera proustiana. La memoria, il tempo, la vita, le passioni, la vecchiaia, tasselli di un mosaico generoso e realisticamente puro, i sussulti dell’anima che stemperano la stessa fisiognomica dei soggetti.

Ema e il zoppicare nella vita e (per) la vita è Emma Bovary ed è Manoel de Oliveira… nell’aranceto edenico dell’esistenza.

peerformer.com

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

1 Comment
Salvatore 01/06/2023
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Potreste per cortesia ricaricare questo film di Manoel de Oliveira? 

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