LA ARANA VAMPIRO [SubITA]

Titolo originale: La araña vampiro
Paese di produzione: Argentina
Anno: 2012
Durata: 90 min.
Genere: Drammatico, Horror, Fantascienza
Regia: Gabriel Medina

 

La critica di questo film non è molto lusinghiera, ma per me, che non sono affatto un critico, il film è da 10 e lode, anche se non è molto bello quantificare l’entusiasmo.
Semplicità e minimalismo lasciano affiorare l’atmosfera e i tanti silenzi del film rimandanoad altrettanti contenuti, a volte chiari, a volte ambigui e appena accennati. La musica poi è molto bella e ben dosata.

L’ “Emergere del Possibile“, più professionalmente, invece dice:

È in fin dei conti un film godibile, La araña vampiro (Argentina, 2012, 97′), si direbbe anche riuscito per certi versi, specie per quanto riguarda l’afflato più minimalista della pellicola, che in effetti non lascia indifferenti; le pecche, però, ci sono e sono pure abbastanza opulente, a partire da una musica extra-diegetica che non può infastidire, perché le inquietudini, che dovrebbero emergere direttamente dall’immagine, sono infine veicolate da essa, oltre che dall’apparato mitico che più che fare da cornice alla pellicola la fonda e la sostiene per tutta la sua durata.

Il mito, come suggerisce il titolo, è quello del ragno vampiro, che si nutre del sangue umano per tramite di insetti che hanno punto esseri umani, e il lungometraggio di Gabriel Medina, fondamentalmente, si limita a intrecciare una storia su questo motivo; si viene così coinvolti nelle vicende di Jerónimo, i cui problemi psichiatrici lo portano, in via del tutto terapeutica, a frequentare la naturalità di una terra battuta dal ragno vampiro, dove viene morso proprio dall’evarcha culicivora, e per il resto La araña vampiro non è che il viaggio che Jerónimo compie con un alcolizzato, profondo conoscitore di quelle zone, alla ricerca di un esemplare della stessa specie per riuscire, infine, a evitare la morte: suggestioni orrorifiche e distensioni più contemplative fanno da refrain a tutto questo, ed è encomiabile il tentativo di Medina di ovviare al film con un’estetica che, a tratti, lascia realmente esterrefatti, ma tutto, alla fin fine, appare nell’esclusiva luce di un tentativo e non in quella di una concretizzazione che avrebbe davvero reso quest’opera qualcosa di incommensurabile, tant’è che, in fondo, Medina non si lascia mai alle spalle i cliché del genere (la fiducia nel diverso, la della paura, cioè il combattere la paura con la paura, etc.), che dunque prendono il sopravvento e fanno pendere l’ago della bilancia più sulla cinematografia di genere che su altre tipologie. Resta comunque un film da vedere, non fosse per il fatto che Medina è qui alla sua seconda prova registica, se si escludono un film a più mani e un cortometraggio, e, insomma, se il suo presente è quello delle possibilità non concretizzare de La araña vampiro, il suo futuro potrebbe davvero essere dei migliori. Qualora riuscisse a concretizzare queste ultime.

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