KING OF THORN [SubITA] 🇯🇵

Titolo originale: Ibara no O
Paese di produzione: Giappone
Anno: 2009
Durata: 120 min.
Genere: Animazione, Drammatico, Horror
Regia: Kazuyoshi Katayama

Un potente virus denominato Medusa, con potenzialità mortale del cento per cento, i cui effetti finali sono la pietrificazione del corpo, ha annientato la maggior parte della popolazione terrestre. Una multinazionale, la Venus Gate, si offre per la salvezza di centosessanta fortunati, destinati a essere criogenizzati e risvegliati in un futuro dove ci sia una possibile cura al Virus. Si risveglieranno nello stesso luogo, completamente distrutto e avvolto da rovi giganteschi. Inoltre dovranno difendersi da terribili mostri carnivori.

Tratto dal manga di Yuji Iwahara e prodotto dalla Sunrise nel 2009. Un survival horror liberamente ispirato alla favola della Bella addormentata nel bosco.

Non sai stavolta nemmeno come partire. Perché, alla fine, quello che hai visto, pur non essendo originale probabilmente, ti è piaciuto davvero molto come non succedeva da un po’ di tempo. E allora fai così, prima le informazioni di generale. King of Thorn (いばらの王 Ibara no Ō) è un lungometraggio di circa 1 ora e 45 minuti del 2009, trasposizione di un manga di Yuji Iwahara pubblicato dal 2002 al 2005 e raccolto in 6 tankobon.

Ragioni per voler bene a questo lungometraggio? Parecchie davvero.

Inizi con la trama e con la sceneggiatura che riescono a passare nel giro delle circa 2 ore da un thriller classico con vaghi contorni fantasy per arrivare ad una fase centrale di Survival Horror fino a connotare il finale di eteree visioni e riflessioni che davvero nulla hanno da invidiare alle opere di Miyazaki. C’è davvero di tutto, è nelle giuste dosi e non stanca mai mantenendo altissima la concentrazione dello spettatore. La sceneggiatura in particolare si premura di creare qualche mistero – incluso quello relativo al passato dei 7 sopravvissuti ad un certo punto che, un po’ a parole, un po’ con dei flashback, viene sviscerato -, di fornire rapide informazioni nel corso della visione per poi mettere lo spettatore davanti al colpo di scena finale che, anche se non proprio impossibile da dedurre, rimane comunque sufficientemente sorprendente.

Anche il comparto grafico contribuisce a sottolineare sapientemente i temi riportati con l’utilizzo di luci e colorazioni vivaci; l’unico difetto che hai notato – se di difetto si vuole parlare – è una piccola sproporzione nel chara design dei personaggi più muscolosi la cui sembra essere talmente sottile da fare impallidire una vespa; potrebbe tuttavia trattarsi del tratto dell’autore del manga che non hai letto. Anche la CGI, laddove usata – animazioni e qualche fondale – si presenta fluida e appropriata.

Pure il comparto sonoro appare molto ben svolto riuscendo in particolare a convogliare in maniera ancora migliore le sensazioni che già visivamente si possono ottenere: alle musiche epiche che accompagnano la fase iniziale fantasy dell’introduzione dell’Organizzazione – ci torni tra poco – e delle ambientazioni di medioevale, si sostituiscono temi rockeggianti durante l’azione, incalzanti durante i momenti horror, pseudo goticamente religiosi nella scena della Cappella.

Questo il contorno in poche parole: ora arriva il piatto principale. La storia è davvero ricchissima di punti interessanti seppure non propriamente originale.

Una misteriosa infezione note come Medusa – od anche Sica, Sindrome da Indurimento Cellulare Acquisito – ha progressivamente contagiato il genere umano con un effetto non proprio piacevolissimo: pietrifica – da cui il nome – le persone con un’incubazione di un paio di giorni ma una decorrenza di sole 12 ore. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ed i vari governi hanno reagito in maniera piuttosto veemente: passati allo stato di allerta S, è stata mobilitata negli States la milizia nazionale, le frontiere sono state bloccate e addirittura si è arrivati a bombardamento per liberarsi degli infetti. Gli effetti su scala globale non si sono fatti attendere anche a livello economico/sociale con calo della borsa del 47% e industrie costrette a chiudere per mancanza di operai. A livello privato un’organizzazione nota come Venus Gate ha fornito la sua possibile soluzione: 160 posti disponibili per bare criogeniche progettate per proteggere i soggetti contenuti fino a che il Medusa fosse sparito grazie ad un computer denominato Alice che costituisce al contempo un’enorme banca dati e riesce a controllarne i sogni. Soltanto che per qualche motivo la cosa non funziona e parte a questo punto la corsa verso la salvezza e la comprensione di quanto è successo dei soli 7 sopravvissuti. Perché il risveglio non è propriamente dolce: castello in rovina, ricoperto di vegetazioni spinose e con qualche animale – probabile mutazione – che sembra tratto da un gioco di ruolo come del resto uno dei protagonisti, un bimbo gamer incallito, non manca di far notare. Inizia così la parte a sfondo Survival Horror con tutti i classici crismi del genere – ci ritorni – essenzialmente incentrata sul tentativo di fuga dei protagonisti che andrà poi a sfociare nella rivelazione finale – ripeti: non imprevedibile ma sicuramente piacevole – e in una serie di profonde riflessioni mentre l’atmosfera diventa rarefatta, eterea e dolcemente inconsistente come il miglior Miyazaki. Non ti va di spoilerare oltre perchè il lungometraggio va visto.

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Parli piuttosto delle notevoli influenze che ti sono balzate agli occhi che, lungi da essere un difetto, delineano una costruzione molto chiara e un’ di base ben precisa.

King of Thorn trae molto ad esempio da Resident Evil per costruire la sua fase Survival Horror. I mostri – in particolare i Demonsaurus, specie di lucertolone scheletriche praticamente ceche ma con udito finissimo, che si calano dai soffitti e sbavano come i Lickers; una pianta a dominare un’intera stanza che assomiglia in tutto e per tutto a quella mutata di RE1 -; le ambientazioni caratterizzate da stretti corridoi e stanze dall’aspetto piuttosto familiare – ad esempio una Safe Room, una con armature medioevali ai lati, un salone con i quadri e pavimentazione a scacchi bianchi e neri o una cantina con botti di vino in bella vista – ; qualche dinamica dell’azione – ad esempio la fase di nuotata subacquea per raggiungere la stanza successiva che porta alla mente RE Revelations – ; persino i protagonisti in una certa qual misura – il classico soldato infiltrato, l’ex scienziato, il senatore -; se si vuole anche un minimo di connotazione politica e di reminder nella trama – tutta la storia della Venus Gate come associazione privata e la sua derivazione dalla visione di un ex scienziato russo, virus, esprimenti -. A questo vanno aggiunte le scene di azione – con tanto di armi tipo Magnum o fucili – e quelle splatter che da sempre connotano un buon horror e che anche in questo caso vengono dosate nella maniera giusta non facendosi mancare teste decapitate e altre amene cose.

Ci hai visto anche un pizzico di Matrix – per la solita della realtà “reale” e di quella “finta” – e pure per la tecnologia che mischia le due realtà che in questo caso è un microchip impiantato tramite puntura ed in grado di ipnotizzare e così controllare il possessore oltre che di materializzarne le immagini mentali.

La rivelazione finale ti ha persino portato alla mente per brevi tratti Higurashi; infatti anche qui un meteorite cade 8 anni prima presso un villaggio lasciando solo una sopravvissuta che poi diverrà il motore di tutta la situazione; persino Final Fantasy – The Spirits Within c’entra se si vuole prendere in considerazione il fatto che Cripty, l’aliena arrivata, vorrebbe far progredire la razza umana dandole il potere di materializzare la propria immaginazione irrazionale e agendo come una sorta di entità aliena fantasma.

Nulla di realmente originale ma apprezzabili i vari riferimenti e la maniera in cui sono stati legati tra loro in una trama convincente ed una sceneggiatura confacente: come dire, impara l’arte e mettila da parte. Meglio se assieme ad un pistolone.

http://domkanekinew.blogspot.com/

 

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By Anam

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