INU-OH (SubENG)

Titolo originale: Inu-oh
Paese di produzione: Giappone,
Anno: 2021
Durata: 98 min.
Genere: Animazione, Drammatico, Fantastico
Regia:

Presentato al Far East Film Festival 2022, dopo l’anteprima a Orizzonti di Venezia 2021, Inu-Oh è un anime di Masaaki Yuasa, che riscrive la storia delle origini del teatro noh, nel Giappone dell’era Muromachi, in chiave di opera rock. Sullo sfondo il tema della libertà artistica, l’esaltazione per ogni forma espressiva genuina, non riconosciuta.

monogatari
Giappone, era Muromachi. Inu-Oh è un giovane si deve coprire ogni centimetro di corpo, e il volto con una maschera, a causa delle deformità fisiche che ha dalla nascita. Un giorno Inu-Oh e Tomona, un suonatore di biwa cieco, si incontrano, e il primo chiede al secondo di scrivere una canzone sulla sua vita. Tomona suona una delicata canzone e Inu-Oh balla come non avrebbe mai pensato di saper fare. Inu-Oh e Tomona diventano partner musicali e amici inseparabili. Canzone dopo canzone guadagnano notorietà e diventano dei divi. A ogni concerto Inu-Oh si trasforma in un uomo di ineguagliabile bellezza. [sinossi]

Motokiyo Zeami (1363 circa – 1443 circa) è considerato, insieme al padre, Kan’ami Kiyotsugu, il fondatore del teatro noh, quell’antica forma di rappresentazione giapponese estremamente stilizzata e ispirata alla zen, tradizionalmente appannaggio di un pubblico aristocratico. Un teatro che si è mantenuto sostanzialmente inalterato fino ai nostri giorni. Grande impulso all’arte di Zeami fu dato dallo shogun Ashikaga Yoshimitsu che ufficializzò lo stile artistico del teatrante, proibendo tutte le altre coeve forme di rappresentazione di cui non è rimasta traccia. Su questa indeterminatezza storica si basa Inu-Oh, anime di Masaaki Yuasa, presentato in anteprima a Orizzonti di Venezia 2021 e, come ‘Best of the best’, fuori concorso al Far East Film festival 2022. Il regista ha adattato un romanzo di Hideo Furukawa, autore con un forte spirito classicista che ha più volte riscritto i classici antichi della letteratura nipponica in lingua moderna. La fusione tra il romanzo storico e l’animazione porta a Inu-Oh.

Sappiamo che è esistito davvero Inu-Oh ma non è rimasta traccia della sua arte che è stata come cancellata dalla storia. Il immaginifico di mira proprio a riempire quel vuoto immaginando gli spettacoli dell’artista come delle grandi adunate di concerti rock, con i musicisti sul palco che suonano la biwa come fosse una moderna chitarra elettrica e con le folle in spazi all’aperto che ballano al traino della musica degli artisti. Scene che si trasfigurano in una cosmica, che si contrappone agli ieratici canti buddisti sui giardini zen. Inu-Oh diventa così un inno alla libertà espressiva, all’anticonformismo artistico, alla cultura underground, alla creatività come pulsione umana innata che non può e non deve riconosciuta dall’alto e incanalata in schemi prefissati. L’arte di Inu-Oh e Tomona è quella dei reietti dalla società, la loro rivincita. E il protagonista, un nuovo Elephant Man, pesantemente deforme dalla nascita tanto da coprirsi tutto il corpo, può trasfigurarsi proprio grazie al potere dell’arte. Masaaki Yuasa, con il materiale storico, ricrea un musical moderno, lasciando nella narrazione lunghissime scene musicali, diluendola con i ritmi dei concerti.

L’operazione di Yuasa, che pure si deve identificare nel protagonista, non è però liquidabile con la contrapposizione schematica tra Zeami e Inu-Oh. L’animatore riprende e distilla le forme classiche narrative nipponiche, fatte da narratori e cantastorie, restituendo un nuovo gusto alla tradizionale forma del monogatari, il racconto epico giapponese. Inu-Oh diventa così una storia di cantastorie. Evidente già dalla prima scena della raffigurazione della battaglia di Dan-no-ura, del 1185 che sancì la sconfitta del clan Taira, che rielabora i canoni delle illustrazioni su paravento e recupera elementi iconici come i granchi heikegani che la tradizione vuole portino sul dorso i volti dei guerrieri sconfitti. Da confrontare con la rappresentazione, più rigorosa e sempre in chiave di monogatari, della stessa battaglia fatta in Kaidan di Masaki Kobayashi, nel terzo episodio, dove peraltro a suonare la biwa è un musicista cieco. Uno dei concerti di Inu-oh e Tomona si svolge in un greto di un torrente, un vuoto a suo modo come quello della scena noh, dove lo spazio tra il pubblico ripropone la classica aperta dei palcoscenici giapponesi. Ci sono poi delle scene del film realizzate con lo stile della pittura a inchiostro. E infine c’è il grande ruolo delle maschere, come quella magica dagli occhi brillanti che equivalgono a quelle del teatro noh. Elementi che elabora anche con il linguaggio del cinema come in quella vertiginosa e lunga carrellata sui ponteggi di legno.

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By Anam

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