JERICHOW [SubITA]

Titolo originale: Jerichow
Paese di produzione: Germania
Anno: 2011
Durata: 93 min.
Genere: Drammatico
Regia: Christian Petzold

Niente popo’ (in senso buono, dai…) di meno che il New York Time si lancia in questa recensione, se proprio la vuoi leggere:

“Jerichow”, un film compatto e cupo del regista tedesco Christian Petzold, dimostra che, nel cinema come nell’ingegneria, il triangolo è il principio strutturale più forte ed efficiente. Essenzialmente una variazione di “The Postman Always Rings Twice”, il racconto infinitamente adattabile di James M. Cain sulla lussuria, l’invidia e l’inganno, “Jerichow” dispone i suoi tre personaggi principali in uno schema familiare. C’è un uomo ricco; la sua annoiata, bella, bionda moglie; e un robusto straniero, sfortunato e pronto all’azione. Di cos’altro avete bisogno?

Mr Petzold, i cui film precedenti includono “Yella”, premiato in Germania nel 2007, rispetta i requisiti di genere magro e polposo della storia e non la appesantisce con un’arte consapevole o una metafora. La trama è semplice, con abbastanza peripezie e coincidenze da tenere il pubblico un po’ in bilico in attesa dei terribili sviluppi che sembrano essere in agguato dietro ogni angolo.

Allo stesso tempo, però, certi dettagli, che aleggiano ai margini del dramma, lasciano intendere un intrigante sottotesto. Anche se sono troppo bisognosi, avidi e confusi per essere figure allegoriche, l’uomo ricco, sua moglie e lo straniero recitano comunque una piccola e cupa delle relazioni sociali nella Germania moderna. La città che dà il nome al film è un luogo indefinito dell’ex Germania dell’Est, dove una strada porta ancora il nome di Friedrich Engels e dove il capitalismo ha ancora un’aria un po’ primitiva e semi-criminale.

Certamente Thomas (Benno Fürmann), il robusto straniero, non sta prosperando. Dopo aver seppellito sua madre torna alla sua casa d’infanzia, dove ha intenzione di vivere. Ma uno strozzino prende i soldi che Thomas ha nascosto in una casa sull’albero e lo lascia disteso sul prato privo di sensi.

Thomas, un ex soldato imbronciato che ha servito in Afghanistan prima di essere congedato con disonore, trova lavoro raccogliendo cetrioli prima che il destino lo porti da Ali (Hilmi Sözer), un prospero imprenditore con una catena di snack bar e, naturalmente, una moglie bella e annoiata (Nina Hoss, che ha interpretato il ruolo principale in “Yella”). Il suo nome è Laura, e il signor Petzold ritarda l’accensione dell’inevitabile scintilla tra lei e Thomas in modo che Thomas (e il pubblico) possa conoscere Ali un po’ meglio.

Anche se Ali è, per certi versi, una figura puramente funzionale nella narrazione, sia il pesante e il capro espiatorio, il bersaglio del tradimento e della vendetta, l’ostacolo alla realizzazione romantica della coppia adultera, si rivela anche il personaggio più interessante e complicato. Uomo d’affari acuto, a volte brutale, mostra una strana miscela di astuzia e impotenza, il suo bisogno di controllo indebolito dalla gelosia sessuale, una passione per la vodka e una disarmante tendenza all’autocommiserazione.

Questo a volte si esprime come una dura consapevolezza di sé. “Sono bloccato in un paese che non mi vuole con una donna che ho comprato”, dice a Thomas a un certo punto, esponendo il vuoto e l’ sotto il suo successo. Un immigrato turco che ha trascorso praticamente tutta la sua vita in Germania, è, nonostante la sua ricchezza e la facciata di spavalda sicurezza che gli piace proiettare, un outsider permanente e un potenziale capro espiatorio.

Non che Ali sia una vittima innocente o un’anima buona. È prepotente, vanitoso e a volte violento. Ma l’alleanza che Thomas e Laura, perfetti anche se un po’ malconci esemplari dell’ideale teutonico dalla pelle chiara e muscolosa, formano contro di lui ha un fastidioso sottofondo di rivalsa xenofoba.

Nessuno in “Jerichow” è completamente meritevole di simpatia, il che dà al film una sensazione distaccata e clinica sottolineata dall’abitudine del regista di osservare le emozioni piuttosto che evocarle. Mr Fürmann e Mrs Hoss, anche quando sono presi dal fervore sessuale, mostrano una reticenza che smorza la forza della storia e fa sembrare la loro svolta dall’adulterio verso trasgressioni più serie e criminali più stupida che appassionatamente spericolata. E i capovolgimenti e le rivelazioni che concludono la storia sono un po’ troppo ordinati e intelligenti per risuonare molto dopo i titoli di coda.

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