Titolo originale: Il tarlo
Paese di produzione: Italia
Anno: 2018
Durata: 22 min.
Genere: Corto, Documentario, Biografico
Regia: Paolo Buatti
“Il Tarlo” è un insetto che attacca e si nutre della polpa del legno, lo stesso termine nel gergo comune viene usato per indicare un pensiero persistente, un chiodo fisso. La programmazione software, le bocce, il restauro di antichi orologi, gli scacchi e soprattutto il legno sono alcune delle passioni passate e presenti del protagonista di questo ritratto. Apparentemente distanti tra loro, sono interessi legati da quella che lui definisce voglia di “far lavorare il cervello”, in qualsiasi campo la logica e il calcolo sono le sue prerogative. Ancora oggi, alla soglia dei novant’anni, Francesco lavora il legno nel suo laboratorio e da un angolo della stanza si sente il picchiettare del tarlo.
L’ascolano Paolo Buatti, classe 1983 laureatosi in Disegno Industriale e Ambientale, dopo il suo primo documentario dal titolo “Il museo chiude quando l’autore è stanco” sull’arte di Fausto Delle Chiaie, selezionato allo Short Film Corner del Festival di Cannes 2013, torna a cimentarsi nella produzione di un cortometraggio. “Il tarlo”, girato nell’arco di tre anni, dal 2013 al 2015, vede la luce alla fine del 2016, mentre a gennaio 2017 arriva la notizia che sarà inserito nel Catalogue du Court della 70esima edizione del Festival di Cannes perché selezionato tra i cortometraggi fuori concorso dello Short Film Corner, come già accaduto per il documentario d’esordio.
LA TRAMA DEL DOCUMENTARIO – Il tarlo è un insetto che attacca e si nutre della polpa del legno; lo stesso termine, nel gergo comune, viene spesso usato per indicare un pensiero persistente, un chiodo fisso. La programmazione software, le bocce, il restauro di antichi orologi, gli scacchi e soprattutto il legno sono alcune delle passioni passate e presenti del protagonista di questo ritratto: Francesco Diletti, di Ascoli Piceno ma nato a Santa Vittoria in Matenano nel 1927. Dopo un diploma in ragioneria si dedica alla carriera militare fino a raggiungere il grado di sottotenente di complemento. Al termine di questa esperienza fa ritorno al suo paese di origine e trova occupazione come segretario ragioniere economo in un istituto tecnico commerciale. Parallelamente ha sempre coltivato le sue molte passioni come bocce, scacchi, enigmistica, restauro e soprattutto il legno. Apparentemente distanti tra loro, questi interessi sono legati da quella che lui definisce voglia di “far lavorare il cervello”; in qualsiasi campo, la logica e il calcolo, sono le sue prerogative. Per tutta la vita si è dedicato alle sue attività preferite senza risparmio, raggiungendo spesso gli obiettivi che si era prefisso con impegno e dedizione. A testimonianza di ciò è stato anche campione italiano di bocce al volo e, contemporaneamente, nella sua bottega, completava i restauri di complessi orologi e mobili d’epoca. Ancora oggi, alla soglia dei suoi novant’anni, Francesco lavora il legno nel suo laboratorio e da un angolo della stanza si sente il picchiettare del tarlo. Questo è il soggetto del nuovo documentario biografico indipendente ideato e girato da Paolo Buatti.
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