I AM A GHOST [SubITA]

Titolo originale: I Am a Ghost
Paese di produzione:
Anno: 2012
Durata: 76 min.
Genere: Drammatico, Horror, Thriller
Regia: H.P. Mendoza

Con I Am a Ghost il regista statunitense H.P. Mendoza racconta la progressiva presa di coscienza di un fantasma sulla propria esistenza. Al Fantafestival di Roma.

Loop
Emily è un fantasma. Si aggira per la sua abitazione e tutti giorni segue sempre la stessa routine: si sveglia, si prepara la colazione, va al negozio, spolvera e lava il pavimento. A volte, però, sente dei rumori strani e una voce femminile provenire dal soffitto. Si tratta della voce di Sylvia, una che è stata ingaggiata per mettersi in contatto con lei. Emily prova a resistere ai richiami di Sylvia dal momento che risponderle significherebbe affrontare il modo in cui è morta. [sinossi]

Un rumoroso sbadiglio al risveglio, con correlato tentativo di stiracchiare le ossa, una colazione abbondante con uova cotte al tegame, una spesa di latte, formaggio e fiori, le pulizie domestiche. Perché la vita di Emily si ripete senza sosta, sempre con gli stessi movimenti, impossibilitata a modificare anche solo un frammento della propria quotidianità? Perché nel bel mezzo del pasto solleva il coltello a mezz’aria, lo sguardo vitreo e perso nel vuoto? E di chi è la voce maschile che irrompe nel buio mentre la ragazza è occupata a spolverare il mobile posto ai piedi della scala a chiocciola che conduce in soffitta?
Come spesso accade, la risposta più semplice è quella da rintracciare nel sovrannaturale: Emily è un fantasma, e come tale è condannata a rivivere eternamente squarci della sua vita umana, senza neanche rendersi conto del loop infinito in cui è stata ingabbiata dal tempo. A cercare di ridestarla da questo stato di inconscia reiterazione di gesti e situazioni è la voce di Sylvia, una convocata dai nuovi proprietari della villa in cui viveva Emily per tentare di convincerla ad abbandonare la dimora che da anni sta infestando.

È tutto qui, a ben vedere, I Am a Ghost, ammaliante opera seconda del californiano H.P. Mendoza prodotta a costi assai ridotti nel 2012 e approdata in questi giorni in Italia per partecipare al Fantafestival, lo storico evento capitolino dedicato al cinema dell’orrore e del fantastico.
Un film che ha rischiato di spiazzare l’affezionato pubblico del festival, spesso abituato a una messa in scena più convenzionale dell’horror, o comunque tesa in direzione di un approccio popolare, diretto, privo di fronzoli. Prima di costruire attorno a sé una trama, pur esile – il film ruota attorno alla presa di coscienza di Emily e al suo tentativo di scoprire cosa si annida ancora nel suo subconscio – I Am a Ghost gioca con lo spettatore, materializzando sullo schermo nulla di più di un’infinita ripetizione schematica delle azioni dell’ectoplasma: come se stesse flirtando con alcuni codici visivi della videoarte, Mendoza monta in successione le stesse inquadrature, irretendo minuto dopo minuto la propria platea e asservendola a un ritmo mai sincopato, eppure in grado di far traspirare un orrore nascosto, pronto a esplodere nella sua carnale (si fa per dire) ossessione solo nell’ultima parte del film, in cui deflagra tutto il non detto/non visto accumulatosi fino a quel momento.

Divertendosi a manipolare una normalità solo apparente, Mendoza firma un appassionato breve saggio sulla paura, sulla solitudine, sull’orrore di vivere (e di essere morti), in questo coadiuvato dall’eccellente performance di Anna Ishida, in grado di reggere da sola la scena manifestando di volta in volta candore, terrore, angoscia, sempre sovrastata da un’ombra oscura che la minaccia, ma che nasce e muore in lei. Senza ricorrere a trucchi elaborati o ai soliti effetti sonori che stanno invadendo sempre di più il cinema horror contemporaneo, I Am a Ghost riesce a ritagliarsi uno spazio personale nel panorama che lo circonda, mettendo in mostra le qualità di un regista tuttofare (Mendoza è un vero e proprio self made man, visto che si occupa in prima persona di ogni singolo aspetto della produzione, fino a scrivere di proprio pugno – e in alcuni casi a rielaborare – le canzoni che tanta parte hanno nel tessuto narrativo dell’opera) che non sembra lasciarsi affascinare dall’ovvio ma cerca piuttosto una propria via al genere, centrando con una sorprendente facilità il bersaglio. Ghost-story spiazzante e ben calibrata, I Am a Ghost è una delle sorprese più piacevoli dell’anno per quanto concerne l’horror e il fantastico, e segnala H.P. Mendoza come uno dei giovani da seguire con attenzione nel mondo del cinema di genere. Dopotutto, con quelle iniziali…

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