HWAYI: A MONSTER BOY [SubITA]

Titolo originale: Hwa-i: Gwi-mul-eul Sam-kin A-i
Nazionalità: Corea del Sud
Anno: 2013
Genere: Azione, Thriller
Durata: 126 min.
Regia: Jang Joon-hwan

Hwayi è un ragazzo che vive in un villaggio di campagna e che è stato allevato da cinque padri, tutti noti criminali soprannominati i “mostri diurni” dalla polizia. Un giorno, i padri ricevono l’incarico di uccidere un uomo di nome Lim e sua moglie. Quasi tutto il gruppo avverte qualcosa di strano nel compito ma il leader Suk-tae è irremovibile nel voler portare a termine il lavoro, portandosi dietro anche Hwayi. Dopo aver commesso il suo primo omicidio, Hwayi si rende conto che il ragazzo che ha visto in foto in della coppia gli sembra stranamente familiare.

Ci sono voluti quasi dieci anni per vedere la seconda opera del regista di Save the green planet, film che ha impressionato per la capacità di miscelare i generi, usare i punti di svolta, ed emozionare. Questa volta Joon-Hwang Yang tratta il crime, genere che ha portato il cinema sud coreano sotto i riflettori anche del grande pubblico, o meglio del pubblico cinefilo.

Diciamo subito che i dieci anni di iatus non hanno assolutamente anchilosato la verve cinematografica del regista, che anzi ha subito un notevole step qualitativo soprattutto nell’uso dell’ambientazione scenica, con carrellate e uso di campi lunghi veramente emozionanti e di grande qualità d’impatto, diciamo anche che Joon-Hwan Yang ha mantenuto la sua weltanshauung, quella di trattare i personaggi non sotto una visione manichea, bensì in quella scala di grigi che li rende vividi e empatici, ma soprattutto garantisce alle vicende narrate una certa indecifrabilità.

Quello che viene meno, però, è una certa inconsistenza nel trattare il genere crime, troppo presto viene svelato il retroscena, troppi passaggi sono inutilmente arzigogolati, sebbene il regista poi li concluda spesso con una scena cruenta e che sa sorprendere. Joon-Hwan Yang è troppo concentrato a far sì che ogni elemento della sceneggiatura si incastri e risulti funzionali da perdere la visione dell’insieme, viene meno anche la capacità di dare colore alle storyline secondarie, sei protagonisti praticamente sono troppi, a molti è difficile dare consistenza alle loro azioni.

In conclusione però l’opera riesce ad intrattenere, perché come detto Joon-Hwan Yang non cade né nel buonismo, né nella prevedibilità di quello narrato

Il film inizia in res con una gang chiamata Day Breaker che tenta di incassare i del rapimento di un bambino, il tutto finisce male, ma giunti al punto di dover eliminare il ragazzino, i cinque uomini decidono di allevarlo. Anni dopo, la gang continua a imperversare per la Sud Corea con ferocia, e grazie ad una doppia copertura, una all’interno della polizia, e l’altra dovuta al di giardinaggio gli viene garantita una certa di movimento.

L’anima del film si trova nella rappresentazione del mostro virtuale che accompagna il ragazzino, ora adolescente, cresciuto sotto l’ala protettiva di questi spietati cinque killer, che rappresenta la parte oscura dell’uomo, quel male che continuamente gli viene messo di fronte agli occhi, e che abbracciandolo lo farebbe divenire come i suoi cinque padri.

Tra questi il peggiore, o meglio quello più simile al nostro protagonista, è Seok-Tae interpretato dall’attore feticcio del cinema noir sud coreano il grande Yun-seok Kim già visto in The Chaser, The Yellow Sea e The Thieves, che a suo tempo si amalgamò con il mostro per trasformarsi in uno spietato criminale , ed è contro di esso che il nostro dovrà confrontarsi.

Recensione: adestdellacinepresa.tumblr.com

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By Anam

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