
Titolo originale: Grace
Nazionalità: Canada, USA
Anno: 2009
Genere: Drammatico, Horror, Thriller, Psicologico
Durata: 85 min.
Regia: Paul Solet
Madeline Matheson è incinta di otto mesi ed è determinata a partorire il suo bambino con parto naturale. Una sera ha un terribile incidente d’auto insieme a suo marito che muore nell’impatto. Purtroppo anche la bambina che la donna porta in grembo muore ma lei non vuole liberarsene e continua a tenerla dentro di se per poi partorirla come aveva deciso…
Si tratta di una pellicola che si muove nei territori della psicopatologia, più che dell’orrore e della mostruosità, ma riesce a essere profondamente inquietante e disturbante trasformando la maternità e i suoi aspetti fisiologici in un’ossessione morbosa dai risvolti sanguinolenti. Una visione che turba e che non sceglie strade prevedibili e già percorse, conducendoci lentamente per mano verso un finale tanto logico, quanto sconvolgente.
Il film, diretto e sceneggiato da Paul Solet, è costruito secondo interessanti e anomale tempistiche. Diverse ellissi narrative, dialoghi efficaci, alcuni dettagli visivi, rendono l’incipit veloce introducendoci nel vivo della storia e delle dinamiche psicologiche tra i due poli di una lotta tutta al femminile.
Da una parte Madeline, interpretata in modo ipnotico e disperato da una bellissima e fragile Jordan Ladd, dall’altra la suocera, che distrutta dalla morte del figlio, inconsciamente invidiosa della nuora, sviluppa un’ossessione per la nipote, per la vecchiaia del proprio corpo e l’allattamento, visto come tramite naturale per sentirsi nuovamente donna e madre, fino a decidere di stimolare nuovamente la produzione di latte con i vecchi strumenti già usati in passato.
E come terzo elemento trasversale, un’ostetrica lesbica per cui la natura femminile è un simulacro da proteggere con amore.
Una volta nata Grace, il ritmo rallenta, si entra in una dimensione da incubo in cui segnali come l’infestazioni di mosche od odori disgustosi conducono Madeline a comprendere la verità sulla bambina, definitivamente svelata quando le morderà il capezzolo per succhiarne il sangue.
Madeline scivolerà in un vortice di autodistruzione, sarà disposta a farsi anemizzare quanto ad acquistare chili di carne per spremerne il sangue. Proprio mentre la sua nemesi, che progetta di portarle via la creatura, è in agguato, non sapendo quali azioni sia disposta a compiere una madre per difendere la propria prole, comunque essa sia.
La raffinata regia gioca a elargire indizi non tanto per suggerirci ciò che abbiamo compreso tutti fin dall’inizio, ma per farci vivere nei suoi passaggi fondamentali il decadimento fisico e psicologico di Madeline.
Raramente in un film il parto o l’allattamento sono diventati occasioni per far rabbrividire lo spettatore, per spargere sangue e liquami, riducendoli alla loro animalità, a una dimensione biologica, viscerale e cannibalistica, fatta di violenza, possesso e sacrificio, sporcata dal macabro humour nero della conversione di una vegetariana ad una dimensione nutrizionale primordiale.
Grace non segue la strada banale di It’s Alive, ma è focalizzato sugli effetti della riduzione della donna al suo aspetto materno che diventa monomaniacalità.
Non aspettatevi un diluvio di scene shock, queste sono distribuite e costruite con parsimoniosa tensione, senza mai arrivare alla saturazione, portandoci progressivamente a un livello più alto di follia fino ad arrivare, con un efficace scarto temporale, alla più estrema delle derive.
Se avrete la pazienza di seguire Madeline nella sua caduta nel baratro, la sequenza finale vi rimarrà impressa nella mente a lungo tempo.
Recensione: latelanera.com