Titolo originale: Frankie Freako
Paese di produzione: Canada
Anno: 2024
Durata: 85 min
Genere: Commedia, Horror, Animazione
Regia: Steven Kostanski
Lo yuppie maniaco del lavoro Conor è in una crisi esistenziale finché una notte non vede un bizzarro annuncio per una hotline per una festa ospitata da uno strano folletto danzante: Frankie Freako.
Si trova sempre una specie di filo rosso a tenere unite le filmografie dei grandi autori, ad esempio Scorsese porta avanti una riflessione sulle radici stesse degli Stati Uniti, oppure potrei citare le solitudini maschili dei protagonisti di Paul Schrader, ma forse sono partito mettendola giù un po’ dura, perché poi dal Canada con furore arriva Steven Kostanski, la cui missione cinematografica in carriera è rendere omaggio a quei titoli che io associo ai miei ricordi d’infanzia, quell’angolo della videoteca popolata dalle VHS dei Gremlins, dei Ghoulies, i Critters a cui aggiungerei la versione Full Moon ovvero Puppet Master o volendo Brainscan e “Terror vision”, insomma Kostanski uno di noi cresciuto negli anni ’80 veri, non quelli al sapore di anni ’80 come li chiama Leo Ortolani.
Ribadisco quello che sostengo ogni volta, dobbiamo salvaguardare questo pianeta perché è l’unico della galassia in cui vivono gli Astron-6, collettivo canadese di artisti di cui Steven Kostanski è la punta di diamante, esperto di effetti speciali (suoi anche quelli di un altro horror canadese molto in voga al momento In a violent nature, anche lui nel programma del ToHorror di quest’anno) è l’uomo che ha fatto tornare in azione Leprechaun, che ha regalato al mondo quel gioiellino di “Manborg” (2011), la sua risposta ai vari robo-uomini che hanno popolato la nostra infanzia di piccoli cinefili. Ma a metterlo sulla carta geografica è stato “The Void”, eppure il suo film che ancora preferisco è il frutto di una notte d’amore tra “Cose dell’altro mondo” con Hulk Hogan, una puntata dei Power Ranger e una a caso di Doctor Who, insomma quell’orgia intitolata PG – Psycho goreman, visto al cinema proprio grazie al ToHorror qualche anno fa.
ToHorror che quest’anno risponde nuovamente presente mettendo su un programma veramente sfizioso pieno di titoli notevoli tra cui Stopmotion e Oddity, ma il primo titolo segnato in rosso tra i “Da vedere” per me è stato proprio “Frankie Freako”, ultima fatica di Kostanski, che firma un’adorabile puttanata troppo di cuore e divertente per non guadagnarsi subito l’amore incondizionato che merita.
La trama ruota intorno a beh, agli anni ’80, quelli che in tutte le popolari serie tv e film che cavalcano il decennio dei jeans a vita alta vengono omessi, ad esempio, uno degli spunti di base del film è Freddie Freaker, un giocattolo della linea L.A. Toys del 1987, reso celebre per i suoi primi Rap al telefono, perché chiamano il numero 1-900-490-FREAK si poteva sentire parlare e cantare il mostriciattolo giallo (grazie Cinzia per il lavoro di ricerca!), infatti questo debito con un’altra era geologica Kostanski lo infila anche tra i dialoghi, quando la moglie del protagonista Kristina (Kristy Wordsworth), ricorda al marito Conor (Conor Sweeney) la settimana di incubi che ha avuto quella volta in cui ha chiamato il numero verde di Freddy Krueger. Insomma, roba d’altri tempi, come il cinema che piace a Kostanski.
Quello che mi ha colpito di “Frankie Freako” è il suo essere un film che, ad esclusione di un paio di comparse in ufficio, è un titolo con essenzialmente tre attori umani circondati da un ragguardevole numero di pupazzi, con questi in netta maggioranza, per altro due terzi del cast arriva dal mattissimo “Father’s Day” (2011), quindi sempre la lobby canadese, perché Conor Sweeney e il suo capo ufficio con codino e documenti compromettenti da far scomparire, di nome Mr. Buechler (Adam Brooks), recitavano entrambi in quel film.
La storia parla di un omino quadrato, con una vita quadrata, il nostro Conor malgrado abbia una grossa stima della sua capacità di sfornare presentazioni su grafici e tabelle molto sexy (see proprio!), in realtà è un tipo banale, la cui idea di colpo di testa consiste nell’ordinare la pizza metà al formaggio e l’altra metà, beh, sempre al formaggio. Malgrado i tentativi, questi si sexy davvero non come i grafici e le tabelle, di sua moglie Kristina di smuoverlo un po’, lui niente, resta un ometto quadrato con una sinistra somiglianza con il meme dell’omino che urla «Oh my Goooooooood!» di “Troll 2” (1990)? Ecco, sembra l’incudine su cui è stato forgiato Conor, occhiali compresi.
L’unica debolezza dell’Yuppie oltre al suo programma preferito sull’antiquariato, sono quelle pubblicità con i numeri a cui telefonare, l’equivalente di quelle che da noi passavano in seconda serata sulle tv private (me lo ha detto mio cuGGGino! Cit.), solo che invece di signorine poco vestite che promettevano titoli di pezzi dei Village People, qui compare Frankie Freako, un mostrino con gli occhiali da tamarro e le sneakers con il velcro (puri anni ’80!) che ti promette di fare festa come se fosse l’anno 1986 o giù di lì.
Rimasto solo per il fine settimana Conor telefona, ma la sua notte da leoni non prevede tigri in bagno e tatuaggi sulla faccia, ma tre mostrini di gomma in stile Boglins comandati appunto dal party-boy originale, il trangugiatore di lattine “Fart” di nome Frankie Freako e i suoi due compari, la sexy (più o meno) cowgirl Dottie Dunko e il migliore, il mostrino che crea di tutto e si esprime solo con poche variazioni sulla mia frase di culto della settimana, l’obbiettivo infatti sarà rispondere ad una domanda di senso compiuto dicendo: «SHABADOO»
“Frankie Freako” è un omaggio di cuore e ‘de panza a tutti quei film con i genitori fuori e gli adolescenti soli a casa, anche se qui l’adolescente è un noioso Yuppie uscito da “Troll 2” talmente quadrato che azzoppa un po’ anche il ritmo del primo atto del film, perché parliamoci chiaramente, rispetto a quella meraviglia di PG – Psycho Goreman manca ogni forma di possibile lettura di secondo livello, quello che abbiamo davanti è “solo” una divertente commedia piena di mostri e salti spazio temporali (che ridanno ritmo al film) realizzata grazie alle trovate citazionistiche e visive, e a tutto il talento di Steven Kostanski di creare mostri e mostriciattoli che ti vorresti adottare, anche solo per fare festa insieme.
Se da un certo punto di vista risulta un passo indietro rispetto a “PG”, questo “Frankie Freako” getta nel suo frullatore tutta quell’iconografia con cui noi bimbi degli anni ’80 siamo cresciuti, la musichina dello spot televisivo con il numero a cui chiamare composta dai Blitz//Berlino, ricorda fin troppo apertamente quella del balletto di Omicidio a luci rosse, ma le strizzate d’occhio usata per puro amore e non per far venire la congiuntivite al pubblico tirano dentro tutti, Robocop, Terminator e anche Indy, insomma Steven Kostanski è stato il primo a divertirsi e noi insieme a lui.
Il film fa un salto di qualità quando fa precipitare questa banda sul pianeta di origine dei mostrini, popolato da dittatori in odore di gangster e con un aspetto generale che mi ha ricordato moltissimo “Manborg”, ma le trovate brillanti con cui Kostanski prende amorevolmente per il culo anche il formato di tutti quei film, spesso visti sulla televisione di casa, con cui siamo cresciuti è notevole: lo “spiegone” raccontato come se fosse una pubblicità alla tv (mentre il protagonista è appeso per il collo, vabbè dettagli), oppure tutte le inquadrature con doppia messa a fuoco e lo stesso finale, di cui non vi dirò nulla, ma sembra la parodia della classica scena finale prima della sigla della metà dei telefilm della nostra infanzia, con il sorrisone del protagonista e la faccia corrucciata di un altro componente del cast, un tipo di soluzione narrativa talmente radicata nelle nostre teste di spettatori che a Kostanski basta evocarla per rifarsi immediatamente a tutto quell’immaginario.
Mi piace pensare che nella sua missione di riportare in auge versioni aggiornate, ma orgogliosamente analogiche di tutta quella bellissima rumenta con cui siamo cresciuti, tra film e telefilm per la tv e l’angolo oscuro e polveroso della videoteca dove andavi a noleggiare un’altra volta Critters, Kostanski abbia una specie di suo universo narrativo nella testa, una galassia di mostri e mostrini di gomma, in cui Frankie Freako, PG e Manborg si ritrovano al bar per bere una Fart pronti a ridare giustizia ai ricordi di chi negli anni ’80 è cresciuto per davvero, insomma una grande festa stile 1986 o giù di lì, con sorpresa per altro, perché sono entrato in sala al ToHorror aspettandomi un film di Halloween e dentro ci ho trovato anche un film di Natale, il modo perfetto per mettere d’accordo il marasma di addobbi in circolazione… SHABADOO!
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