CRUMB [SubITA]

Titolo originale: Crumb
Nazionalità: USA
Anno: 1994
Genere: Biografico,
Durata: 119 min.
Regia:

Questa scheda è spoiler-free: nel rispetto del lettore vergine della visione del film verranno isolate, nell’arco della recensione, eventuali rivelazioni critiche di trama (spoiler) su note a piè pagina, oltre a essere suggerito, a fine articolo, un indice della presenza di punti sensibili nell’opera il cui svelamento accidentale possa incidere su una sua corretta fruizione

David Lynch presents Crumb
Così nei titoli di testa viene annunciato il malsano, singolare, drammatico, intrigante di Terry Zwigoff, Crumb, sull’attività e la del famoso fumettista e disegnatore americano Robert Crumb. Nessun reale contributo da parte del regista David Lynch, che non partecipò alla realizzazione del documentario, ma accettò, a scopo promozionale, di lasciare il suo nome come sponsor.

E’ difficile descrivere l’atmosfera che si finisce per respirare durante le due ore di girato di questo insolito documentario, strutturalmente non dissimile da tanti altri ben costruiti, sceneggiati e girati. Il disagio che se ne accusa sembra dare ragione, nonostante il contributo nullo, del nome di Lynch in testa al film, pervaso di dolore e sofferenza per quanto riscattati dal futuro successo del protagonista.

Crumb, prima che pellicola su un importante fumettista, è il sulla malattia dell’intera Crumb, governata da genitori difficili e problematici, rei delle deviazioni dei cinque figli. Crumb tenta e riesce strepitosamente in questo percorso archeologico di ricostruzione del mondo disturbato dal quale Robert emerge, raccontandoci le dolorose origini di una passione fruttuosa che altro non è stata che l’àncora di salvezza di un uomo distrutto da un sistema insano. Il disagio che si avverte nasce proprio da questo, dalla consapevolezza della sotterranea atrocità che giace dietro la grandezza di Robert Crumb, assieme alla constatazione della natura grafica e contenutistica dei suoi lavori, provocatori, pornografici, immorali, grotteschi, buffi, distorti, senza limiti. Anche l’affascinante e fumettistica sagoma di Robert acquista, così, un’altra prospettiva: non è un disegno che si sposa bene con quelli dello stesso Robert, ma lo schizzo sofferto della sua vita, che lo piega, lo deforma ma, fortunatamente, lo consacra.

Non altrettanto fortunati gli altri membri della Crumb, soprattutto il fratello Charles, distrutto sin da piccolo da ossessioni, disturbi, deviazioni, nonostante da adolescente una certa avvenenza sembrasse salvarlo nelle relazioni femminili: una scazzottata che lo vide inerme contro dei bulli è l’innesco di un isolamento che lo accompagnerà per tutta la vita, completamente isolato con la madre, sedato da antidepressivi, mutato nella forma fisica. Anche per Charles àncora di parziale salvezza è il disegno, ma meno fortunato del fratello resta chiuso nel suo mondo dal quale non uscirà mai più – […]1.

E per il minore dei fratelli, Maxon, il background adolescenziale non è meno crudele. Lo raccontano episodi della sua vita quali quelli relativi a molestie sessuali per impulsi incontrollabili, che lo portarono sotto cura farmacologica intensiva per un paio di settimane oltre a varie denunce, ma lo raccontano finanche dettagli minori che dipingono una volta di più un sistema disturbato nel quale nessuno dovrebbe mai crescere. Le scene finali che lo vedono in meditazione su un letto di chiodi sprigionano un dolore che non attengono alla semplice attività ma all’interpretazione delle scelte, delle decisioni, dello stile di vita.

Pur senza l’intervista alle due sorelle, che rifiutarono di partecipare al documentario, si finisce la visione di Crumb senza gioia, senza entusiasmo per il genio di un artista, completamente vinti e soggiogati dalla comprensione della sofferenza dietro i disegni, dal senso di morte e di sconfitta. E il successo diventa poca cosa, poco compensativa della tragedia, tutto viene ridimensionato in un panorama desolante in cui il destino crudele sembra vincere senza riscatto.

Guarda anche  THE MACHINE [SubITA]

Recensione: statoquotidiano.it

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By Anam

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