FEMALE TROUBLE [SubITA]

Titolo originale: Female Trouble
Nazionalità: USA
Anno: 1974
Genere: Commedia, Thriller
Durata: 89 min.
Regia: John Waters

All’ennesimo rifiuto dei genitori, l’obesa Dawn Davenport scappa di casa e da studentessa amorevole si trasforma in impazzita assassina, dopo essere stata violentata ed essere rimasta incinta. La attenderà un inevitabile incontro ravvicinato con la sedia elettrica.

È noto come John Waters sia da sempre appassionato di crimine, passione che sviluppa sia seguendo i processi nelle del tribunale, sia commettendo piccoli furtarelli. Ci si doveva aspettare che il caro della spazzatura si potesse appassionare ad uno dei processi più controversi degli anni ’70: l’omicidio di Sharon Tate (moglie di Roman Polanski) commesso da Charles Manson. Waters incontrò in carcere il luogotenente dell’assassino e si appassionò così tanto alla sua da trarne spunto per il suo prossimo film. Reduce del di “Fenicotteri rosa”, Waters doveva e voleva stupire nuovamente il suo pubblico ma era impossibile mostrare qualcosa di ancora più schifoso di un grasso transessuale che mangiava vera merda di cane. Decise allora che il del crimine doveva essere il soggetto del suo prossimo film, nella naturale declinazione watersiana (dopo sporco è bello) di crimine è bello. Arriva così nelle sale “Female trouble”, epopea di Dawn Davenport (Divine), ragazza scappata dai genitori il giorno di Natale (buttando addosso alla madre l’albero impallinato) e datasi alla malavita per poter tirare a campare. Tra furtarelli e numerose vendite del suo enorme corpo, Dawn sarà anche violentata da un ubriacone violento e lurido (sempre lo stesso Divine nei panni dello sciatto Earl). Finita in uno strano giro dove la diventa una vera e propria forma d’arte e lei ne è la musa ispiratrice, sarà infine rinchiusa in galera e condannata alla pena di morte.

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Come sempre l’esile trama è solo il pretesto per aprire a Waters le porte di un surreal-porno-kitsch dove far vivere i suoi personaggi contenitori di ogni tipo d’eccesso. Qui la vita diventa quasi un percorso artistico coronato naturalmente dalla condanna a vista come il massimo riconoscimento di una vita concessa totalmente al crimine (una sorta di Oscar alla carriera). Costellato come sempre da scene al limite dell’accettabile (e spesso questo limite Waters lo supera con la sua straordinaria ironia), “Female trouble” contiene addirittura la prima (e sinora ultima) scena di auto-violenza sessuale. Divine nei panni di Dawn verrà infatti violentata da Divine nei panni del lercio Earl, in una delle scene più pazze del cinema di Waters. Straordinaria la canzone che apre la pellicola, scritta dallo stesso Waters e cantata dalla splendida Divine.

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Recensione: pellicolascaduta.it

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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