ETERNITY AND A DAY [SubITA]

Titolo originale: Μια αιωνιότητα και μια μέρα – Mia eoniotita kai mia mera
Nazionalità: Francia, Grecia, Italia
Anno: 1998
Genere: Drammatico
Durata: 129 min.
Regia: Theo Angelopoulos

Alexandros (Bruno Ganz), vecchio poeta e scrittore, è costretto a lasciare la casa al mare della sua infanzia per un ricovero probabilmente definitivo in ospedale. Una vecchia lettera della moglie defunta, Anna (Isabelle Renauld), e l’incontro casuale con un bambino clandestino (Achilleas Skevis) porteranno Alexandros a compiere un viaggio interiore tra passato e presente.

La poetica del maestro greco si rivela per frammenti di vita, per immagini di un passato remoto, come se l’intera visione rimandasse ad una vita che in fin dei conti non è più tale se non nell’immaginazione di chi la osserva. Ogni singola scena, ogni inquadratura, ogni aspetto nei film di Angelopoulos sfugge in quanto troppo profondo, troppo poetico, troppo immanente nella sua tacita espressività; racconta senza raccontare, commuove, insegna, il tutto per un individualismo che è il sintomo di un’ vacua ma mai priva di significato e soprattutto per una lecita vocazione rappresentativa che suscita stima in quanto volontà estrinsecante ancora irreprensibilmente umanista.

La storia è incentrata su Alexandros, poeta malato e rimasto ormai solo. Il suo viaggio verso l’ospedale per il ricovero diventa un pretesto per ritornare con la mente e con l’animo ai sentimenti del passato e, insieme ad un bambino clandestino incontrato nel mentre, ripercorrere la sua vita passata con la moglie, i suoi rimpianti ed i suoi affetti.

Impossibile descrivere a parole le opere dell’autore, complice un grado di intensità unico e sconvolgente. Qui ritroviamo una poetica che ridefinisce e riassume alla perfezione l’opera omnia del regista, i suoi fini filosofici e le sue mire umaniste. Attraverso la figura di un uomo avanti con l’età, giunto al termine della sua vita e solo con i suoi ricordi, Angelopoulos tratteggia la sagoma perfetta dell’essere umano di fronte all’esistenza, ed attraverso ciò lo mette di fronte al forzato paragone tra l’ stessa e la propria vita. E da questo confronto ne scaturisce ‘L’eternità e un giorno’. Perché il viaggio di Alexandros, ancora più di quello delle giovani ragazze di ‘Paesaggio nella nebbia’ o del regista di ‘Lo sguardo di Ulisse’, è la summa perfetta di una riconsiderazione esistenziale che mette sul piatto della bilancia il concetto stesso di vita, con tutti i suoi derivati d’esperienza e le sue conclusioni quantomai fugaci. Tutto qui diventa un’unica grande metafora, niente è davvero reale se non le considerazioni che fuoriescono dai frammenti di del protagonista. Il vero viaggio è quello che intraprende lo scrittore con la mente, e le che attraversa durante il tragitto sono solo simboliche, mescolate con i ricordi e letteralmente impossibili da distinguere col presente. La dimensione stessa di realtà si fa da parte per lasciare spazio ad un unico grande momento, dilatato e indecifrabile, dove il pensiero, la vita stessa diventano l’unità di misura di tutto. Diventa perciò impossibile raccapezzarci, ritrovarci in una netta distinzione spazio-temporale, e questa è e sarà una constante nelle pellicole del regista: un unico grande sogno dove la filosofia diventa non tanto quella di una massima di comportamento o di un punto di vista col quale analizzare il mondo quanto una vera e propria messa in discussione della vita stessa con tutto ciò che essa comporta.

Ciò che si denota è altresì però una forma di attaccamento alla vita davvero viscerale. L’uomo Angelopoulos non ritrae affatto il suo universo in maniera negativa o pessimistica ma solo in chiave esistenzialista, senza denunciare ma unicamente riflettendoci sopra. E’ questo un tipo di Cinema che lascia molto spazio alla riflessione, alla contemplazione sovrannaturale senza però condannare un dato aspetto, quanto semmai osservandolo da una posizione superiore, esterna alle circostanze. Alexandros si è addentrato nella propria vita e nelle sue vicissitudine, ma il suo essere sul fare della sua misera lo rende come libero, sciolto dalle catene che lo legavano inscindibilmente ad essa, e capace perciò di considerare oggettivamente ogni aspetto di essa, il che lo rende anche quasi un dio, se di dio si può parlare nelle opere di Angelopoulos.

Unendo tutti questi fattori comprendiamo dunque di trovarci di fronte ad una pellicola che riassume e comprende perfettamente il vero scopo del Cinema, la vera essenza dello stesso. Qui i fatti, le azioni, diventano di fatto inutili; i dialoghi solamente il mezzo di trasmissione (facoltativo) di ciò che osserviamo e capiamo comunque grazie alla forza delle immagini. Qui sono solo le immagini a parlare, a trasmettere la loro idea di vita e di arte, e niente altro. D’altro canto la qualità dell’opera è anche e soprattutto tecnica, visto anche il fattore Camus come vero padre dell’aspetto sceneggiativo. La regia è come sempre in Angelopoulos straordinariamente efficace e funzionale allo scopo contenutistico alla base tramite macrosequenze dilatate fino all’estremo, montaggio quasi inesistente, musiche leggere come echi di un passato ancora presente e riprese ampie e suggestive, tese a riprendere essere e ambiente come fondendoli insieme in un tutt’uno, come se una generale armonia nostalgica regnasse su ogni cosa per ricordare il filo di una vita intera ma al contempo anche per lasciarlo andare.

Guarda anche  PERMANENT VACATION [SubITA] 🇺🇸

Angelopoulos non fornisce risposte, solo analisi speculari dell’uomo: uomo in quanto piccolo, infimo gradino di un unico grande disegno che prosegue dispotico sul tempo e sulle anime come un traghettatore infernale, perché di Inferno si parla. Non di un Inferno malefico e punitivo ma di una purga definitiva sull’uomo, su quel involucro di carne e di ossa che non può che scomparire insignificante in una visione molto più vasta dell’esistenza. Infine l’analisi si sposta infatti sempre sull’assoggettamento dell’uomo alle leggi della natura, a quelle leggi invisibili che regolano l’ come dei padroni assenteisti, permettendo all’uomo Alexandros di cercare un senso alla vita ma mai di trovarlo, e lasciandolo da solo con se stesso.

cinepaxy.wordpress.com

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By Anam

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